Dopo il trionfo Ferrari nel Gran Premio del Bahrein, il Circus della Formula Uno si sposta a Gedda, per la seconda corsa di una stagione infinita. Il tracciato saudita offrirà a squadre e piloti una sfida tecnica fin qui mai affrontata con le monoposto dotate di canali Venturi: cambieranno le gerarchie o assisteremo al secondo capitolo del duello tra il Cavallino Rampante e il Toro Rosso?
Per chi fosse nuovo, o per chi volesse rinfrescare la memoria, ricordiamo lo schema che vi aspetta: la pista introduce ai segreti del tracciato; il programma ricorda quando si corre – e quale categoria corre – durante il weekend; su di giri racconta chi arriva favorito; insabbiati, invece, chi deve riscattarsi dopo una corsa o un momento difficile; in scia si concentra sui pretendenti, stiano essi puntando ad un podio, una vittoria o qualche punto; a ruote fumanti illumina il duello da seguire e, infine, i sussurri del paddock la controversia da tenere d’occhio nel ‘pacato’ mondo dei GP. Buona lettura!
LA PISTA
Sono passati poco più di tre mesi dal primo Gran Premio d’Arabia Saudita della storia, un lasso di tempo alquanto inusuale tra un’edizione e l’altra di una corsa. In realtà l’eccezione fu proprio lo scorso anno, con la gara saudita che manterrà la collocazione primaverile da qui in avanti.
Il tracciato cittadino di Gedda è un impianto velocissimo, caratterizzato da una serie di esse medio-veloci nel primo settore e lunghi rettifili intervallati da chicane secche negli altri due. Le uniche, vere staccate si trovano alla prima e all’ultima curva, teatro, un anno fa, del botto di Verstappen durante l’ultimo giro delle qualifiche.
Le vetture 2022 saranno quindi chiamate ad una sfida finora mai affrontata. Montati i pacchetti da basso carico aerodinamico, i piloti dovranno gestire monoposto sulla carta meno stabili e chiamate a raggiungere velocità altissime, il che potrebbe esacerbare gli ormai celeberrimi problemi di saltellamento.
Le chiavi per risultare competitivi saranno tre: una Power Unit potente ed efficiente nel comparto ibrido, un pacchetto aerodinamico che garantisca stabilità nonostante un’ala posteriore scarica e un telaio che, senza rimbalzare superati i 250 km/h, infonda fiducia nei piloti permettendogli di sfiorare i muretti.
IL PROGRAMMA
La Formula Uno verrà affiancata a Gedda dalla Formula 2.
Di seguito trovate gli orari delle sessioni di libere, qualifiche e gara (ora italiana, in diretta su SKY SPORT F1); TV8 trasmetterà in chiaro le qualifiche di F1 alle 21 di sabato e la corsa alle 21.30 di domenica.
SU DI GIRI
L’ultima volta che la Ferrari si presentò ad un Gran Premio da vincitrice della corsa precedente fu in Russia nel 2019. Sono passati quasi 900 giorni da quel fine settimana e il Cavallino Rampante torna finalmente a vestire i panni del favorito d’obbligo. Nessuno può sapere, ad oggi, quanto bene riuscirà a comportarsi la F1-75 tra i muretti di Gedda; di certo, però, assieme alle Red Bull le monoposto di Maranello dovrebbero mantenere un netto vantaggio competitivo sul resto della concorrenza.
Considerando la virtuale immunità al saltellamento fin qui dimostrata dalla RB18, le Rosse dovranno riuscire a minimizzare il più possibile il problema, guadagnando la stabilità necessaria a difendersi nel guidato – con una tipologia di curve dove, comunque, la Ferrari in Bahrein ha eccelso -; trovare gli ultimi decimi sarà compito del motore emiliano e dei piloti, con Leclerc che in qualifica la scorsa stagione si esaltò fino a raggiungere un quarto posto del tutto inatteso, tallonando poi in gara Perez fino alla prima bandiera rossa.
INSABBIATI
In Bahrein, prima dell’entrata in pista della vettura di servizio, Lewis Hamilton pagava un distacco di 55 secondi dal leader della corsa. Qualcosa che, fino allo scorso anno, accadeva alla Ferrari, non certo alla Mercedes.
Gli ingegneri di Brackley sono convinti che la filosofia zero pance darà i propri frutti non appena il saltellamento abbandonerà la W13. Non c’è ragione di dubitare di un reparto tecnico divenuto ormai leggendario. Allo stesso tempo, però, viene da porsi qualche domanda: senza scomodare la Ferrari, perché Alpine e Alpha Tauri sono riuscite a risolvere almeno in parte il problema in pochi giorni, grazie a nuovi fondi tagliati nei bordi esterni, e gli uomini di Brackley no? È solo una coincidenza che le quattro vetture più deludenti del fine settimana bahreinita siano state le quattro motorizzate Mercedes, e che tutte presentino pance inesistenti o molto strette ed alte (come l’Aston Martin)? Anche una volta risolti i saltellamenti, la strada intrapresa si rivelerà quella giusta?
Gedda fornirà qualche risposta in più; intanto, anche in Arabia Saudita, Hamilton e Russell saranno chiamati molto probabilmente a limitare i danni, con il rischio che una pista tanto veloce si accanisca proprio sui punti deboli del pacchetto W13.
IN SCIA
Dopo il primo pit-stop di domenica scorsa, in molti avrebbero scommesso su una vittoria di Max Verstappen. Dal duello perso con Leclerc in poi, al contrario, la prima domenica stagionale si è trasformata in un semi-incubo per la Red Bull e il campione del mondo.
Nonostante le prestazioni della RB18 abbiano impressionato, con la squadra anglo-austriaca convinta che avrebbe vinto la corsa partendo dalla pole position (noi non ne siamo tanto sicuri), la doppia rottura nel finale, della quale ancora non si comprende bene la causa, ha inevitabilmente fatto suonare qualche sirena d’allarme. Il progetto di Adrian Newey sembra valido ma alquanto acerbo, soprattutto in relazione alla necessità di limare i 10 kg in eccesso rispetto alla Ferrari.
Pagare lo scotto in affidabilità potrebbe costare moltissimo in prospettiva, e nonostante Verstappen sia tra i favoriti alla vittoria in Arabia Saudita, prima di tutto a Gedda servirà incamerare punti. In attesa che lo sviluppo renda la RB18 imprendibile per gli avversari.
A RUOTE FUMANTI
McLaren e Aston Martin sbarcano a Gedda impegnate nel peggiore dei duelli immaginabili: emergere dall’orribile sorpresa bahreinita ritrovando le posizioni attese ad inizio stagione, o almeno un passo rispettabile.
In molti, compreso chi scrive, si aspettavano una MCL36 a livello di Ferrari, Red Bull e Mercedes. Il disastro di Al Sakhir, invece, ha portato le vetture papaya indietro nel tempo alla sciagurata parentesi Honda di qualche anno fa. Cos’è successo? Le nuove prese dei freni, chiamate a correggere il disastro progettuale emerso nei test, possono davvero aver rovinato un intero concetto aerodinamico o il Bahrein ha solo esaltato i punti deboli del pacchetto? Un concetto vettura molto simile al 2021 potrebbe non bastare nella nuova era?
Gedda darà qualche risposta in più a questo mistero tecnico. Risposte che, al contrario, difficilmente arriveranno per Aston Martin: sembra che il team di Silverstone punti ad un grosso aggiornamento estivo, con le corse da qui alla bella stagione dedicate solamente a difendersi quanto più possibile. Il rischio, a meno di un grande salto prestazionale grazie a modifiche di set-up, è che tra un saltellamento e l’altro le monoposto verdi occupino ancora una volta, e mestamente, le ultime file.
I SUSSURRI DEL PADDOCK
Nel paddock saudita, dove difficilmente i vertici di Liberty Media si interrogheranno sull’anacronismo del correre in un contesto tanto controverso per diversi motivi, alcuni dei quali tragicamente attuali, sarà alquanto interessante ascoltare le voci riguardanti la Haas.
McLaren e Alpine hanno iniziato a sussurrare lamentale in Bahrein, e non c’è dubbio che una prestazione brillante della VF-22 possa riaccendere un dibattito ultimamente sopito. Il rapporto tra la scuderia statunitense e la Ferrari si è ancor più rinsaldato grazie al Budget Cap, con numerosi ingegneri di Maranello passati agli uffici – sempre in Emilia – della squadra biancorossa. Quando il Cavallino vola, vola anche la sua cuginetta, attirandosi le ire di team ben più blasonati che non riescono a tenerne il passo.
Saranno richieste indagini su un rapporto tanto stretto, per quanto fino a prova contraria perfettamente legale? Riusciranno le scuderie inglesi ad accettare che anche in Italia si crei un polo ingegneristico dove, al bar o al ristorante, le chiacchiere permettano la circolazione di idee, una dinamica che sin dagli anni ’60 pervade i pub dei dintorni di Londra?
Più avanti si schiereranno Magnussen e Schumacher in griglia, più ne sapremo.
Comments