Sei gare in otto settimane: il Gran Premio degli Stati Uniti apre un vero e proprio tour de force per i protagonisti del mondiale di Formula Uno. Partendo da un nuovo duello nella lotta all’iride, passando per la sfida McLaren-Ferrari e arrivando a chi sogna una giornata di gloria dalla coda del gruppo, il fine settimana di Austin si preannuncia ricchissimo di spunti d’interesse. Pronti a scoprirli assieme a Giù la Visiera?
Per chi fosse nuovo, o per chi volesse rinfrescare la memoria, ricordiamo lo schema che vi aspetta: la pista introduce ai segreti del tracciato; il programma ricorda quando si corre – e quale categoria corre – durante il weekend; su di giri racconta chi arriva favorito; insabbiati, invece, chi deve riscattarsi dopo una corsa o un momento difficile; in scia si concentra sui pretendenti, stiano essi puntando ad un podio, una vittoria o qualche punto; a ruote fumanti illumina il duello da seguire e, infine, i sussurri del paddock la controversia da tenere d’occhio nel ‘pacato’ mondo dei GP. Buona lettura!
LA PISTA
Gli oltre cinquemila metri del Circuito delle Americhe vengono considerati da piloti e addetti ai lavori tra i più riusciti dell’era moderna.
L’impianto texano, sorto nel 2012 alla periferia di Austin, fu concepito sin dai suoi albori come la nuova casa della Formula Uno negli Stati Uniti. Il disegno di Hermann Tilke prende spunto da diverse sezioni iconiche dei tracciati europei. Il primo settore si apre con un tornantino sinistrorso affrontato dopo una salita ripidissima, ispirata alla prima curva di Zeltweg; i piloti affrontano poi una lunghissima sequenza di pieghe veloci che ricordano le curve Maggots-Backetts-Chapel di Silverstone, con in più l’aggiunta di numerosi cambi di pendenza e una velocità media leggermente inferiore. Il secondo settore alterna invece due fortissime frenate ad altrettanti lunghi rettifili, premiando potenza del motore e velocità sul dritto. Il terzo, al contrario, è molto lento e tortuoso nella porzione iniziale, dove prende chiaramente ispirazione dal Motodrom di Hockenheim, per poi ricalcare la curva 8 di Istanbul (girando però a destra) e chiudersi con due curve in contropendenza decisamente complicate, tanto nel disegno quanto nella gestione delle temperature degli pneumatici.
Un tracciato tanto completo non può che imporre a monoposto e ingegneri una delle sfide tecniche più varie della stagione. Le vetture devono infatti mostrare un ampio spettro di qualità: dalla potenza pura fino all’efficienza aerodinamica, passando per la gestione meccanica dei cambi di direzione a bassa ed alta velocità, fino alla stabilità nei tornanti e in trazione. In sostanza, Austin è una sorta di esame di maturità per i progetti delle varie scuderie, ormai giunti alle ultime corse della propria storia.
Alla sfida tecnica imposta dal tracciato si è aggiunta negli anni la presenza di sconnessioni nell’asfalto sempre più marcate, come dimostrato recentemente dalla gara del Motomondiale. La terra texana di natura argillosa, trasportata in loco per creare i saliscendi, tende infatti a muoversi con il terreno sottostante e a soffrire enormemente le forti piogge invernali e gli sbalzi di temperatura. Gli smottamenti che ne conseguono impongono un rebus tecnico nella definizione degli assetti sospensivi - meno rigidi dell’ideale -, sollecitano il fisico dei piloti e tendono a modificare le traiettorie ideali.
I bump texani saranno protagonisti anche in questo fine settimana?
IL PROGRAMMA
La Formula Uno ad Austin verrà affiancata dalla W Series e dalla F4 americana.
Per quanto riguarda la serie dedicata a giovani pilote, la doppia corsa texana rappresenterà l’appuntamento finale della stagione, con una classifica che vede in testa a pari punti Jamie Chawick e Alice Powell.
Di seguito gli orari delle sessioni visibili in Italia (DAZN trasmette qualifiche e gare della W Series). SKYSPORTF1 possiede la diretta integrale di tutta l’attività della F1, mentre TV8 trasmetterà in differita le qualifiche (sabato notte alla 1.00) e la gara (domenica alle 23.00).
SU DI GIRI
In una stagione normale dell’era turbo-ibrida avremmo tranquillamente potuto accontentarci della statistica per individuare i favoritissimi del Gran Premio degli Stati Uniti. La Mercedes ha infatti conquistato cinque delle otto edizioni della corsa disputate ad Austin, mentre Lewis Hamilton detiene il record di vittorie tra i piloti.
La stagione 2021, però, ha ormai insegnato a non fidarsi di pronostici e dati storici. Serve quindi affidarsi alle caratteristiche della pista, che sorridono alla W12 soprattutto nei primi due tratti, e ad un andamento tecnico inquietante per la Red Bull, altrimenti discretamente competitiva nelle passate edizioni della corsa di Austin. Da Silverstone le Frecce d’Argento hanno infatti esteso il proprio vantaggio prestazionale su tutte e nove le scuderie avversarie; al contrario, la RB16B si è mantenuta alla stessa distanza, il che certifica il netto passo avanti di Wolff & Co.
Una pista completa come quella di Austin diventerà allora un banco di prova fondamentale per entrambe le vetture e le aspirazioni dei contendenti al titolo.
Il forte caldo previsto sorriderà a Max o un dominio-Mercedes in stile Istanbul cambierà una volta per tutte le sorti del campionato?
INSABBIATI
Chi giunge ad Austin con le pive nel sacco è sicuramente la McLaren.
In Turchia Ricciardo è nuovamente rimasto vittima dei fantasmi che lo hanno perseguitato per l’intera stagione, faticando enormemente nel gestire il sottosterzo su una pista che, a causa delle condizioni dell'asfalto, favoriva l’insorgere di una dinamica del veicolo a lui avversa. Norris invece, come suo solito nel 2021, ha salvato il bilancio del fine settimana pur rimanendo lontano dalle prestazioni Ferrari.
La pista texana diventa così uno snodo fondamentale della stagione papaya: in un range di curve incredibilmente ampio, la MCL35M soffrirà ancora o ritroverà l’equilibrio perduto, necessario alla difesa del terzo posto tra i costruttori?
IN SCIA
Non c’è dubbio che la Ferrari giunga negli Stati Uniti in preda ad un entusiasmo non del tutto giustificato ma alquanto palpabile.
In Turchia Leclerc è stato un contendente credibile alla vittoria mentre in Russia tanto Sainz quanto il monegasco hanno ben figurato. Gran parte del merito va al nuovo sistema ibrido e al conseguente miglioramento nel bilanciamento dei pesi; non va scordato, però, come i due ultimi GP siano stati anomali sotto diversi aspetti.
Un fine settimana asciutto sarebbe auspicabile per comprendere i veri progressi della SF21, su una pista mediamente amica (molto se i 30°C previsti arriveranno davvero, come accaduto a Silverstone) oltre che alquanto probante per i consumi energetici.
Obiettivi e aspettative, però, andranno tarati sulla media stagionale nelle corse ‘lineari’, ossia una forbice di distacco a fine gara compresa tra i 40 e i 60 secondi; ridurla di un 40% sarebbe già un successo enorme, oltre che un gran risultato nella lotta contro McLaren.
A RUOTE FUMANTI
Tolti gli otto piloti delle quattro squadre migliori, si può scovare una lotta estremamente di nicchia ma alquanto interessante: la sfida per il nono posto in classifica piloti tra Pierre Gasly e Fernando Alonso.
Nulla che rimanga negli annali, per carità, ma si tratta comunque di un attestato alla vittoria tra i ‘terrestri’. Il pilota Alpha Tauri è salito sul podio a Baku, mentre Fernando è rimasto a bocca asciutta a differenza del compagno di squadra o, ad esempio, di Sebastian Vettel.
Chi la spunterà tra i due, certificando una consistenza fuori dal comune e un’abilità nel raccogliere punti che meriterebbe vetture ben più veloci?
I SUSSURRI DEL PADDOCK
Nel paddock a stelle e strisce circoleranno voci… a stelle e strisce.
La prima riguarda un possibile Gran Premio di Las Vegas: sostituirebbe Austin o diverrebbe, seguendo i desideri di Liberty Media, la terza corsa negli Stati Uniti? Con tutta probabilità, poi, si tratterrebbe dell’ennesimo tracciato cittadino; ambientazione a parte, da un punto di vista sportivo l’accoppiata Vegas-Miami ricalcherebbe la doppietta Detroit-Dallas degli anni ’80, un auspicio tutt’altro che esaltante.
Ben più concreta è invece la pista che porta all’acquisizione delle quote di maggioranza del team Sauber da parte di Andretti Autosport, l’impero dell’automobilismo sportivo statunitense creato da Micheal Andretti, figlio di Mario. Le voci vogliono la trattiva in dirittura d’arrivo, il che obbliga a porsi qualche domanda: che ne sarà della sponsorizzazione Alfa Romeo? La squadra cambierà subito nome? Colton Herta, al di là di problemi di Superlicenza facilmente risolvibili, sarebbe davvero l’indiziato numero uno al sedile accanto a Bottas?
Ai posteri (di Austin) l’ardua sentenza.
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