Tempo di bilanci? Non proprio. Il GP di Abu Dhabi verrà di certo affrontato da diverse scuderie con lo sguardo puntato verso il 2020, ma non mancano i protagonisti ancora alla caccia di un buon risultato finale. Tra lotte serratissime a centro gruppo, rimonte annunciate ma improbabili e ed ambienti ancora scoppiettanti, SENZAF1ATO ha selezionato 10 ragioni per le quali non perdersi l’ultimo fine settimana di gara in F1.
MISTERI MEDIORIENTALI
È dalla stagione 2009 (quella del miracolo BrawnGP) che il mondiale di F1 fa tappa ad Abu Dhabi. Ed ogni anno, immancabilmente, ci si chiede come Hermann Tilke sia riuscito nell’impresa di disegnare una pista tanto anonima (per una descrizione più specifica rimandiamo al commento post-GP di Kimi Raikkonen nel 2012). Un solo (insignificante) cambio di pendenza – pur avendo avuto un’intera isola artificiale edificabile a disposizione -, una serie infinita di curve a 90°, in particolare nel terzo settore, vie di fuga in puro, completo e noiosissimo asfalto. Non fosse per il DRS, che permette qualche sorpasso nei due lunghissimi rettifili che compongono il secondo settore, per il correre al tramonto ed il contorno oggettivamente affascinante (hotel super lussuosi, yacht da mille e una notte, il parco tematico Ferrari), l’appuntamento negli Emirati avrebbe veramente pochissimo da dire. In realtà, grazie alla provvidenziale collocazione a fine stagione, qualche corsa interessante è avvenuta nel tempo anche a Yas Marina. In fondo si sa, a fine stagione i punti hanno un peso specifico differente. Ricordiamo allora l’edizione 2010, quella del mondiale perso da Alonso e la Ferrari imbottigliati dietro a Petrov, la grande rimonta di Vettel nel 2012, da ultimo (a quasi metà corsa) a terzo, ed infine l’ultimo appuntamento del campionato 2016, dove Hamilton tentò inutilmente di far perdere le staffe al quasi iridato Rosberg.
LORO DUE
Sì sì, proprio loro due. Quelli del contatto. Perché diciamocelo, chiunque seguirà il weekend, non solo dall’Italia, penserà almeno una volta all'eventualità di trovarsi di fronte ad un nuovo capitolo della rivalità Vettel-Leclerc. Naturale, inevitabile, scontato, dopo quanto accaduto ad Interlagos. Infatti la FIA ha convocato entrambi alla conferenza stampa di giovedì pomeriggio, della quale non è difficile immaginare le domande. Alle quali seguiranno, molto probabilmente, smentite riguardo le tensioni interne e proclami di pace triti e ritriti. Se aspettarsi scintille dalle parole dei due è utopistico (per quanto invece auspicabile, dal punto di vista della franchezza), dalla pista qualche sorpresa potrebbe sempre giungere. Solo Leclerc ha ancora aspirazioni di classifica (il terzo posto di Verstappen è ad 11 punti), ma quanto pensiamo interessi davvero ai due – ed alla Scuderia – è la vittoria di tappa, oltre che la superiorità in qualifica sul compagno. Senza dimenticare quella tripla chicane, dopo il secondo rettilineo, spesso teatro di tentativi di sorpasso quanto meno accessi: ultimamente la specialità della casa.
PISTA DA SFATARE
Quasi fosse un tabù al limite della maledizione (vedi la sciagurata scelta strategica nel 2010), la Ferrari a Yas Marina non ha mai vinto. In realtà, non ci è mai andata neanche vicino, alla vittoria. Pista molto tecnica, il tracciato circondato dall’azzurrino (delle vie di figa d’asfalto…) sorride generalmente alle vetture dotate della migliore agilità e del maggior carico aerodinamico. I primi due settori non creano infatti troppe differenze tra le monoposto, a meno di non eccellere nei due rettifili (qualità principale della SF90). Differente, invece, l’ultimo settore: lunghissimo, formato praticamente da un susseguirsi interminabile di curve secce a 90°, pesa infinitamente nelle sorti del tempo sul giro e del ritmo in gara. Le coperture vi arrivano affaticate, ed avere un retrotreno che non scivola è essenziale sia nel giro secco che nel mantenere un buon passo per l'intera corsa. Sembrerebbe perciò non essere neanche questo l’anno buono per la rossa. A meno di colpi di scena: la vettura di Maranello ha dimostrato a Singapore e Sochi di non disdegnare le piste con una sola tipologia di curve, mentre va maggiormente in difficoltà quando queste variano molto durante il giro. Inoltre, viste le difficoltà nei sorpassi, i tecnici potrebbero tornare a scaricare leggermente di più le ali, per puntare ad eccellere in qualifica, anche grazie alla potentissima e legale (fino a prova contraria) Power Unit rossa, per provare poi a contenere gli avversari in gara.
ASTINENZE DA CAMPIONI
Vincere aiuta a vincere, i più grandi hanno sempre fame di podi, bla, bla, bla. Tutti luoghi comuni che non dicono molto, oltre ad infastidire chi subisce il dominio argentato da più di un lustro. A meno che non riescano a spiegare come in Mercedes verrà affrontato il weekend mediorientale. Per una scuderia che ha letteralmente dominato il campionato 2019, vincendo diverse corse anche nella seconda parte della stagione, quando Ferrari e Red Bull sono riuscite ad avvicinarsi nuovamente nelle prestazioni (sempre che gli uomini di Wolff non abbiano tirato – e di molto – i remi in barca), perdere un Gran Premio come accaduto in Brasile può paradossalmente rivelarsi un’onta da cancellare al più presto. Un invito a mostrare, per l’ennesima volta, le immense possibilità di una monoposto tra le meglio riuscite nella storia delle corse. Abu Dhabi, con la sua moltitudine di curve lente, potrebbe aiutare a superare lo svantaggio, almeno per Hamilton, di un terzo motore stagionale ormai giunto a fine chilometraggio, essendo stato introdotto a Spa. Bottas, al contrario, monterà sicuramente un nuovo motore endotermico dopo la rottura di Interlagos, pagando così almeno 10 posizioni di penalità in griglia (potrebbero aumentare dovesse sostituire ulteriori componenti della Power Unit). La rimonta non sarà semplice, ma darà la possibilità di capire quanto potenziale della freccia d’argento sia rimasto nascosto durante le ultime corse. Inoltre, un’ottima velocità di Valtteri potrebbe avvalorare un’idea per la prossima stagione formata da 22 corse: programmare il campionato sull’utilizzo di quattro Power Unit, pagando penalità in una pista prescelta, guadagnando così il vantaggio di propulsori molto più freschi della concorrenza a fine stagione. Qualcuno seguirà questa strada?
MANTENERSI IN FORMA
Non può che essere questo, in vista di Abu Dhabi, il proposito per Red Bull. La RB15 vista in Brasile era al limite della perfezione: velocissima in gara, in cima alle classifiche anche in qualifica, dovesse confermarsi su questi livelli negli Emirati permetterebbe a Verstappen di candidarsi come serio pretendente alla vittoria. Non ci sarà l’aria leggermente rarefatta ad aiutare la scuderia di Milton Keynes, ma ciò, più che uno svantaggio, può trasformarsi in un’opportunità di conferma, per guardare con ancora più ottimismo al 2020. Intanto dal Giappone è arrivata l’ufficialità della presenza di Honda come motorista anche nel 2021, sempre congiuntamente alla famiglia Red Bull. L’unione, viste le brillanti prospettive, non poteva che continuare: rimane solo da comprendere quanto deciderà il board Mercedes. Dubitiamo possano venire sacrificati gli ingenti investimenti degli ultimi anni, il che rende probabile almeno la permanenza della casa di Stoccarda come fornitore di Power Unit.
CLAMOROSI RIBALTONI – PARTE 1
Agli albori della stagione 2018 Franz Tost dichiarò come massimo obbiettivo, per la Toro Rosso, la conquista del quinto posto in classifica costruttori. Tale risultato non arrivò, e la stagione fu molto, molto complessa. Quasi due anni dopo, ciò potrebbe invece clamorosamente accadere. Grazie al secondo posto di Gasly in Brasile, che in realtà potrebbe bastare – assieme al podio di Kvyat in Germania – a rendere storico il campionato per i faentini, i piani sono cambiati: dalla lotta senza quartiere con Racing Point per il sesto posto, il sogno è diventato quello di soffiare all’ultima corsa il quinto alla Renault. L’impresa è molto complessa, sono infatti 8 i punti che separano le due scuderie. Quanto però è inconfutabile, dopo la corsa verdeoro, è l’assoluta imprevedibilità della lotta a centro gruppo: basterebbero infatti un 7° ed un 9° piazzamento in gara, con Ricciardo ed Hülkenberg fuori dai punti, per rendere realtà il ribaltone. La monoposto è in forma, i piloti grintosi, il motore Honda potente e relativamente più fresco dell’unità transalpina. La sfida sarà senza esclusione di colpi, anche perché dubitiamo fortemente che un fallimento del genere sarebbe ben accetto dalle parti di Parigi, dove hanno, non scordiamolo, un asso nella manica non indifferente: si chiama Daniel e non guida per niente male.
CLAMOROSI RIBALTONI – PARTE 2
Aumentiamo la difficoltà. Da 8 saliamo a 10 punti da recuperare in una sola corsa, quasi il 20% di quanto conquistato in tutta la stagione. Questa è la montagna da scalare che si presenta davanti agli uomini Alfa Romeo prima del fine settimana a Yas Marina. Certo, pensando che la casa di Arese è tornata dal Brasile con un punteggio cresciuto di 22 lunghezze, ci si rende conto di come nulla sia impossibile. Al contempo, è importante ricordare come le corse pazze, in F1, non siano esattamente all’ordine del giorno. Inoltre, conquistare così tanti punti in più rispetto a Racing Point, per afferrare in extremis un clamoroso settimo posto tra i costruttori, significherebbe sostanzialmente svettare a centro gruppo. Come dare allora fiducia a Raikkonen e Giovinazzi? Anzitutto, la loro Alfa-Sauber monta un motore Ferrari, il migliore sulla piazza. In seconda battuta, le novità aerodinamiche introdotte ad Interlagos sembrano aver sbloccato una parte importante del potenziale della C38. Infine, condurre una bella gara, magari preceduta da un ingresso in Q3 ed indipendentemente dalla classifica finale del Costruttori, permetterebbe agli uomini Alfa di affrontare l’inverno con ben altro spirito rispetto a quanto prometteva l’ultima parte di stagione. Il che non è poco.
SFIDE TRA I PILOTI
A parte sconvolgenti sorprese, difficilmente preventivabili vista la storia di Abu Dhabi, sono tre le sfide interessanti ancora in corso nella classifica Piloti. Leclerc e Verstappen si giocano il terzo posto, con l’olandese in vantaggio di 11 punti. Perez (46 punti), Norris (45 punti) e Raikkonen (43 punti) combattono invece per l’ultima posizione tra i primi dieci. Vista la velocità della monoposto a disposizione, Norris potrebbe risultare il favorito, in particolare dovesse riuscire a completare un fine settimana pulito. Perez e Raikkonen possono invece far valere una notevole quantità di esperienza, fattore potenzialmente decisivo nell’ultimo appuntamento stagionale. Il confronto più interessante è senza dubbio però quello tra Gasly (95 punti), Sainz (95 punti) ed Albon (84 punti) per il sesto posto in classifica. I due piloti della famiglia Red Bull hanno sicuramente potuto godere, a fasi alterne in stagione, di una vettura nettamente superiore. Albon, quindi, parte con un buon vantaggio nella ricerca del quarto posto, minimo a lui necessario per l'impresa, favorita al contempo dalla penalità di Bottas. Risulta però molto difficile non parteggiare per Sainz: conquistare un risultato del genere correndo per la McLaren degli ultimi anni avrebbe del clamoroso, e sarebbe la ciliegina sulla torta di una stagione meritevole di una vera e propria consacrazione.
I TEST PIRELLI
Martedì e mercoledì, sempre a Yas Marina, le squadre avranno la possibilità di testare le mescole selezionate dalla Pirelli per la stagione 2020. Sebbene brevemente provate durante le libere di Austin, poco significative però a causa del freddo, saranno questi due giorni il vero banco di prova per le nuove coperture della casa milanese. L’obbiettivo della nuova composizione chimica è principalmente uno: estendere la finestra di utilizzo degli pneumatici, permettendo alle squadre di riuscire a far lavorare più facilmente le gomme. Abbiamo visto quest’anno, con l’aggiornamento di Singapore della SF90, come un corretto utilizzo delle “scarpe” permetta di sbloccare gran parte del potenziale di una monoposto: proprio per questo sarà fondamentale affrontare al meglio i test dei prossimi giorni, che ricordiamo possono essere affrontati con vetture senza alcuna novità rispetto al weekend di gara. La Mercedes lo scorso anno corse furbescamente sensorizzata ad Abu Dhabi: lo faranno anche le altre squadre quest’anno?
LA F2
L’ultimo appuntamento della serie cadetta, dato il campionato già vinto dal costante De Vries, assegnerà solamente il primato nella classifica a squadre, conteso tra DAMS ed UNI-VIRTUOSI. Rimane quindi la possibilità di brillare nella singola tappa mediorientale per i vari Latifi, Ghiotto, Sette Camara ed Aitken, protagonisti ormai veterani del campionato, capaci di ottimi spunti durante la stagione passata ma mai abbastanza costanti da poter realmente sfidare per il titolo il pilota olandese. Diversi tra loro dovranno puntare ad altre categorie nella ricerca ad un posto da professionista, vista la scarsità di sedili disponibili in F1. Il solo Latifi è sicuro, grazie ai fondi familiari, di correre per la Williams il prossimo anno, mentre Ghiotto, ad esempio, ha già firmato con Aston Martin per disputare diverse corse GT3. Abu Dhabi sarà invece l’ultima occasione di mettersi in mostra per i rookie di questa annata: Schumacher, Zhou, Mazepin non hanno mai realmente impressionato, e servono prestazioni di rilievo per far drizzare le antenne giuste nella categoria superiore. Tra gli esordienti mancheranno, ovviamente, Juan Manuel Correa ed Anthoine Hubert. Il primo ha intrapreso da qualche tempo una complessa riabilitazione in seguito all’incidente che il 31 Agosto, a Spa, ha portato via il ragazzo di Lione: ovunque egli sia, ci piace pensarlo in attesa, come noi, di qualche bel sorpasso il prossimo weekend. In fondo si corre per questo, no?
Aggiornamento ore 10.00: nel paddock di Yas Marina, durante la mattinata di giovedì, è giunta la notizia della nascita del terzo figlio (un maschietto) di Hanna Prater e Sebastian Vettel. Conseguentemente, il pilota Ferrari salterà tutte le attività media del giovedì, compresa la conferenza stampa. Auguri, Seb!
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