LA SCUDERIA
Cadere quanto più in basso non si può, almeno per una delle scuderie regine della storia della F1. Passare al setaccio tutte le proprie debolezze, smettendo di concedersi alibi che da tempo minavano qualunque tentativo di risalita. Intraprendere un percorso difficilissimo, con successo, e cominciare ad intravederne i risultati. Trovarsi, infine, davanti ad un 2020 più sfidante che mai. L’epopea della McLaren targata Zak Brown (il manager statunitense si starà godendo qualche grossa rivincita sui tanti detrattori degli scorsi anni) ha qualcosa di profondamente affascinante. Si è naturalmente portati ad avere simpatia verso una scuderia davvero irriconoscibile dopo il tonfo della collaborazione con Honda, capace di rinascere dalle proprie ceneri in una nuova ed apprezzabilissima veste. Il clima dalle parti di Woking sembra essere fresco, pieno di una giovane e sincera voglia di far bene accompagnata da una ritrovata, e fondamentale, umiltà. Allo stesso tempo, figure esperte, competenti e vincenti quali soprattutto Andreas Seidl (ex Team Principal Porsche nel WEC), ma anche James Key, sembrano aver programmato i passi verso un ritorno definitivo ai piani alti della classifica. Il nuovo campionato rappresenta un vero e proprio banco di prova per l’intera organizzazione: tecnici, squadra e piloti. Le prestazioni del 2019 furono sorprendenti. Al contrario, nel 2020 sarà fondamentale non perdere l’abbrivio, continuare ad avvicinare le scuderie di vertice senza più preoccuparsi delle squadre di centro gruppo. Impresa che dall’inizio dell’era ibrida, per vari motivi, mai è riuscita a nessuno. I test di Barcellona sono passati con la McLaren quasi in sordina, terza scuderia in termini di percorrenza, la quale ha però lavorato a fondo nella comprensione della vettura, introducendo nella seconda settimana un importante aggiornamento nelle vesti di un nuovo e maggiormente prevedibile diffusore. Paradossalmente, in un mondo dominato da velocità e frenesia, la McLaren deve puntare ad un 2020 il più possibile tranquillo, caratterizzato da corse nelle quali andare a punti si avvicini ad essere una certezza, e non una conquista, e le brevi sfide con Red Bull, Ferrari e Mercedes aumentino in numero rispetto al 2019. Il tutto aspettando il 2021, per rivedere una McLaren occupare le posizioni sul podio che le spettano.
CARLOS SAINZ JR.
All’alba del 2020, più che per la stagione che lo aspetta, Carlos Sainz viene citato per quella successiva. Il suo nome rincorre infatti quello di Daniel Ricciardo come possibile compagno di Leclerc in Ferrari, nel caso la Scuderia dovesse interrompere il rapporto che la lega dal 2015 con Vettel. Probabilmente, per quanto lusingato, Sainz tenterà di farsi distrarre il meno possibile dalle voci di mercato. Eppure, essere accostato ad uno dei sedili più ambiti del Circus appena 18 mesi dopo aver perso il posto in Renault, il che lo aveva costretto a ‘ripiegare’ verso l’allora disastrata McLaren, dimostra quanto Carlos abbia convinto chiunque nel 2019. Probabilmente tra i quattro migliori piloti del mondiale, lo spagnolo ha portato in pista una consistenza inferiore probabilmente a quella del solo Hamilton. Ha solo patito in qualche qualifica il velocissimo compagno Norris, ma per il resto ha macinato punti senza sosta, concludendo la stagione al sesto posto tra i piloti, un traguardo impensabile ad inizio stagione indipendentemente dalla vicenda Albon-Gasly. Dove potrà arrivare nel 2020? Magari non così in alto in classifica. Dipenderà anche molto dalla MCL35 che si troverà a guidare. Di certo però un pilota del genere non può lasciare indifferenti le grandi squadre. Sempre che lui non voglia definitivamente cucirsi addosso l’intera McLaren e puntare alla vittoria con il team di Woking.
LANDO NORRIS
Durante l’inverno il giovanissimo inglese, un po’ sottotraccia, ha dichiarato di voler diminuire la propria presenza sui social network. Il che, direte voi, potrebbe anche interessare molto poco all’appassionato medio di F1. Eppure, la ventata di freschezza portata da Norris non solo in McLaren, ma nell’intero carrozzone del mondiale, è stata accolta positivamente da tantissimi fans, soprattutto i più giovani. Perché, allora, rinunciare parzialmente ad uno dei motivi che più lo hanno reso popolare? Semplicemente, perché in troppi iniziavano a scordarsi del Lando pilota. Perché dietro all’amicizia con Sainz, agli scherzi che rasserenano il clima in squadra, Norris avrà capito che è fondamentale sopravanzare il compagno tanto nelle prestazioni quanto nella considerazione generale nel paddock. È imprescindibile, soprattutto con una McLaren sempre più vicina ai top-team, difendere la propria posizione in squadra, o costruirsi una reputazione tale di ingolosire scuderie avversarie nel caso piloti più blasonati puntino al sedile di Lando. Insomma, il 2020 deve essere l’anno della maturità. Diplomarsi affianco a Sainz sarà impresa molto, molto ardua.
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