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Immagine del redattoreLuca Ruocco

Vettel-Ferrari: non può finire così



'Non è solo l’essere battuto da Charles, è il correre in una serie quasi differente… Io sto provando qualunque soluzione. I giri di cui sono soddisfatto si rivelano comunque troppo lenti. Provo a tirare fuori il meglio da me stesso e dalla vettura; non c’è tanto di più che possa fare…’


Disarmanti. Non esiste aggettivo migliore per descrivere le parole di Sebastian Vettel dopo le qualifiche del Gran Premio del Portogallo. Perché se da un lato il viso del tedesco ha sempre tradito le emozioni che ne contraddistinguono la stagione finale in Ferrari, dall’altro la sincerità di Vettel ai microfoni non ha mai assunto sfumature tanto scoraggianti. Il Sebastian riflessivo ha spesso approfondito le problematiche della monoposto; quello ferito dalla decisione Ferrari non esitò, in Austria, a svelare la propria versione riguardo il divorzio di maggio; l’appassionato di storia delle corse non ha mai lesinato complimenti al rivale di sempre, Lewis Hamilton. Mai, però, Vettel si era mostrato tanto arrendevole.


L’amarezza di Sebastian è più che giustificabile. Il venerdì di Portimao, complici gli aggiornamenti al diffusore della SF1000, ha probabilmente alimentato speranze mal riposte. Nessun aggiornamento potrà correggere i difetti endemici della monoposto 2020 del Cavallino, il posteriore rimarrà sempre vittima di un comportamento instabile e a tratti imprevedibile. Alcuni compromessi d’assetto sono necessari a recuperare, almeno parzialmente, la velocità sul dritto negata dal motore in crisi; altre problematiche sono endemiche, altrimenti gli ingegneri non avrebbero deciso di spendere i gettoni di sviluppo, in ottica 2021, proprio sul retrotreno. Le piccole novità introdotte da Sochi in poi hanno donato alla SF1000 qualche centesimo al giro, al massimo pochi decimi. Le prestazioni di Leclerc – in attesa della corsa di domani, il vero momento cruciale del fine settimana – sono figlie principalmente del talento del monegasco e, in seconda battuta, di circuiti maggiormente favorevoli a vetture in debito di cavalli. In fondo a Silverstone o Barcellona Charles navigava già nella parte alta del centro gruppo.


Il posteriore instabile in frenata rappresenta il difetto peggiore in una vettura per Vettel. Il tedesco infatti, sin dai tempi Red Bull, ha capacità uniche nell’arrestare la monoposto e impostare la curva successiva quando la vettura è dotata di un retrotreno perennemente piantato a terra; non a caso Sebastian riuscì immediatamente ad esaltare gli scarichi soffiati delle Red Bull, mentre Webber impiegò tre anni per avvicinarsi alle sue prestazioni, senza tra l’altro raggiungerle mai, se non in sporadiche occasioni. Lo schema si ripeté uguale in altre fasi della carriera di Sebastian, anche in Ferrari. Al volante della monoposto 2015 Raikkonen non riuscì mai ad eguagliarne le prestazioni, proprio perché Sebastian sfruttava magistralmente l’elevata stabilità del pacchetto. La stagione successiva il finlandese batté ripetutamente Vettel in qualifica. Il motivo? Una SF16-H solo a tratti veloce, affetta da una cronica perdita di carico tanto in frenata quanto in imbardata. Nel 2018 Kimi sopravanzò Vettel in Australia al sabato, al primo appuntamento stagionale, mentre dal Bahrain il tedesco surclassò il compagno in quanto a prestazioni grazie ad un nuovo fondo che ridava stabilità al posteriore.


In Portogallo Sebastian sperava di ritrovare confidenza nella propria vettura; invece l’assetto non è radicalmente cambiato ed i risultati sono rimasti identici alle ultime corse. Lui escluso dal Q3, Leclerc capace di contendere a Racing Point, McLaren e Renault le prime file dello schieramento. Ovvero il nodo principale della questione: se il monegasco corresse poche posizioni più avanti a Sebastian, l’umore del quattro volte campione del mondo sarebbe inevitabilmente diverso. Non serve una fantasia eccessiva per immaginarlo, dato che certamente non è un ottavo posto il traguardo che stuzzica un pilota del calibro di Vettel. Un confronto tanto a favore di Leclerc, al contrario, distrugge il morale del numero 5.


Il tarlo che ha traghettato Sebastian fino alle dichiarazioni di oggi è tanto semplice quanto drammatico. Nel 2019 il tedesco fu globalmente superiore a Leclerc in gara, mentre in qualifica rimase lontano da Charles solo nella parte centrale della stagione. Errori, vittorie e pole position a parte, Vettel corse quasi sempre al livello del giovane compagno di squadra, se non ad uno superiore. Eppure prestazioni del genere non furono sufficienti alla riconferma, perché al di là delle dichiarazioni di facciata, delle promesse o dei sussurri, la Ferrari già a dicembre puntò su Leclerc con un rinnovo monstre. Fosse rimasto, il tedesco sarebbe inevitabilmente scivolato verso un ruolo di seconda guida.


La decisione, per quanto ponderata, fu comunque presa parzialmente al buio, senza – causa pandemia – aspettare le prestazioni di Vettel nelle prime corse del 2020. La stagione iniziata in Austria a luglio diventò, conseguentemente, una lunghissima occasione di rivincita per Sebastian. Lasciando da parte il futuro in Aston Martin, il quattro volte campione del mondo doveva dimostrare alla Ferrari l’errore compiuto. Binotto, Elkann e Camilleri avrebbero dovuto mangiarsi le mani, crucciarsi per aver lasciato scappare il miglior pilota della Scuderia.


Al contrario, ad oggi la dirigenza Ferrari dispone di risultati che paradossalmente giustificano la scelta compiuta, ben più di quanto fosse possibile con i dati disponibili a maggio. Ciò non può non destabilizzare Sebastian.


Quanto stride è che il pilota in questione, con tutto il rispetto dovuto al brasiliano, non è il Barrichello del caso. Non si sta provando a capire perché il secondo pilota rimane distante dal caposquadra. Sebastian deve trovare il modo di adattarsi, almeno parzialmente, alla SF1000. I sei, sette decimi che lo separano da Leclerc non sono giustificabili, in nessun caso, dato che parliamo di un campione capace di traguardi impensabili. Il terzo più vincente nell’intera storia del mondiale.


Vettel non merita di risultare irriconoscibile. Al di là di un 15° posto in griglia a Portimao, figlio della volontà di Sebastian stesso di riprovare un run con le medie, Vettel non può chiudere la carriera in Ferrari così. La dirigenza non può non rimpiangerlo, i tifosi meritano un’ultima magia, anche se si trattasse di un misero sesto posto. Chi lavora con Sebastian e ancora gli vuole bene non deve trovarsi costretto a scordare le ultime gare vissute assieme.


Tra Vettel e la Ferrari non può finire così. Reagisci, Sebastian!

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