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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Giù la Visiera - Haas 2020


Motorsports Photographer / Shutterstock.com

LA SCUDERIA

Stallo del diffusore con conseguente perdita del carico aerodinamico al posteriore. Perdita di grip degli pneumatici, innesco di un circolo vizioso nel quale gli stessi si surriscaldano, scivolano sempre di più fino a perdere qualunque tipo di prestazione. Sembra sia stato questo il problema che ha distrutto praticamente tutte le corse della Haas nel 2019. Salvatasi solo a Melbourne, la vettura statunitense ha più volte dilapidato ottimi risultati in qualifica precipitando in classifica durante i primi giri della corsa. La VF19 era talmente disastrosa da non permettere a Magnussen di tramutare un sesto (6°) posto in griglia a Montecarlo in un piazzamento a punti. Al fine di comprendere se un problema del genere potrà essere escluso con certezza, la scuderia diretta da Steiner ha percorso un’infinità di giri nei test a Barcellona con la vettura dotata di vistosi rastrelli aerodinamici. La VF20 non ha impressionato a bordo pista, viene infatti descritta come nervosa ed instabile, il che però non sembra necessariamente essere confermato dai riscontri cronometrici. Infatti, al di là del giro veloce, la simulazione di passo gara effettuata da Grosjean è comparabile con quelle portate a termine dagli alfieri Alpha Tauri, il che pone la creatura Dallara almeno a centro gruppo. Dato che in fondo non stupirebbe: nel 2019 di certo non mancava la prestazione pura, quanto la costanza in corsa. Una vettura intrinsecamente lenta non approda in Q2 ad Abu Dhabi correndo in semi-specifica Melbourne (evento mai accaduto nella F1 moderna). Lo stesso Gene Haas ha dichiarato che le prime gare del 2020 saranno fondamentali per il futuro della scuderia: il nono posto del 2019 dovrà essere dimenticato in fretta. Sarà quindi necessario mostrare progressi, e farlo da subito. Le risorse non mancano. La concorrenza neanche.


ROMAIN GROSJEAN

Il curioso caso di Romain Grosjean è una delle più singolari vicende del paddock iridato. Pilota velocissimo ma anche estremamente falloso, il francese viene additato più o meno di sottecchi come l’esempio di chi non si capisce tanto bene perché mantenga anno dopo anno il proprio sedile in F1. Eppure, senza dover citare i podi e le ottime qualifiche del periodo d’oro in Lotus, alla fine il solo che nel 2019 aveva capito qualcosa dei problemi Haas era proprio lui. Sin da Barcellona, quando pur guadagnando in prestazioni l’aggiornamento aerodinamico introdotto aveva trasmesso al francese sensazioni contrastanti, Romain insisteva riguardo a possibili problemi nello sviluppo della vettura. Il che non coincideva con la visione della scuderia, che identificava nella mancata comprensione delle coperture Pirelli il fulcro dei mali della monoposto. È servito arrivare fino ad Hockenheim, due mesi dopo, perché si desse ragione al francese. Il quale in fondo ha dimostrato di saper portare a casa, in carriera, punti pesanti. Servirà, nel caso la monoposto ne sia capace, che l’attitudine venga confermata di gara in gara, senza i momenti altalenanti ai quali Romain ha abituato l’ambiente delle corse fin qui. Dovesse finalmente terminare una stagione tranquilla e consistente, come nel 2013, sarebbero in tantissimi a dover ricredersi su Grosjean. L’unico che ci aveva capito qualcosa.


KEVIN MAGNUSSEN

Magnussen è un pilota dai colpi eccezionali. Impressionante nelle categorie propedeutiche, a podio all’esordio con la McLaren. Pupillo fino all’arrivo di Alonso di Ron Dennis, non uno qualunque. Eppure sembra quasi essere diventato schiavo di un personaggio costruito nel tempo, in particolare da quando la libertà mediatica concessagli in Haas ne ha scatenato la natura di attaccabrighe. Aggressivo nella guida, sostiene di correre senza guardare in faccia nessuno. È inutile negarlo: nonostante una velocità a volte davvero sorprendente – alcune qualifiche nel 2019 furono eccezionali -, il Magnussen di oggi non sembra poter ambire ad un posto tra i grandi in futuro. È ancora giovane, eppure ormai sono troppe le stagioni nelle quali un po’ per il carattere, un po’ per l'inconsistenza, un po’ per i guai generati dai contatti con Grosjean o altri colleghi, Kevin sembra essere stato dimenticato dalle squadre capaci di ambire al podio. Potrà ritornare nel radar dei top-team? Per farlo, ogni singola sessione dovrà assomigliare al Q3 di Spielberg 2019. Molto difficile a farsi.

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