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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Giù la Visiera - Racing Point 2020


Motorsports Photographer / Shtterstock.com

LA SCUDERIA

Certo, come si parla dei top-team non si parla di nessuno. Eppure, la monoposto protagonista dei test invernali 2020 è stata la RP20. O la W10 rosa, ossia il clone della Mercedes 2019. Il vero motivo per cui ha scandalizzato i più nel paddock l’enorme somiglianza tra la nuova vettura del team di Silverstone e la monoposto iridata? Semplice: la velocità. Per quanto contestata nel merito delle scelte operative, molto simili a quelle di questo caso, la Haas non è mai stata sotto attacco tanto quanto la Racing Point nelle ultime tre settimane. Banalmente, nonostante lo stretto legame tra le varie VF18, VF19 e VF20 con le Ferrari dell’anno precedente, le stesse mai fecero paura quanto la nuova arma di Stroll e Perez. Mai minacciarono di staccare il centro gruppo per issarsi (addirittura qualcuno sostiene mischiarsi) alle magnifiche tre: Red Bull, Mercedes e Ferrari. Al di là di alcune considerazioni squisitamente tecniche, come il passo gara estremamente lontano nei test di Montmelò da quello, ad esempio, delle Ferrari, è indubbio che la scelta tecnica di Andy Green, direttore tecnico di Racing Point, sia molto coraggiosa ed estremamente complessa. Cambiare completamente filosofia progettuale, abbracciando la scuola a basso rake (differenza d’altezza da terra tra anteriore e posteriore), avrà di certo presentato sfide complesse e non banali, superate – così sembra – brillantemente dagli ingegneri britannici. Quanto aiutati dai colleghi Mercedes non è dato sapere: fino a prova contraria, sono riusciti nella formidabile impresa di copiare una vettura vincente utilizzando solo fotografie. Le polemiche, per quanto velate, non sono mancate. In particolare da parte di scuderie come Renault e McLaren, le quali vedono minacciata la propria posizione da parte di una monoposto clone della Mercedes. Tutto in fondo dipenderà da quanto veloce si dimostrerà, sin da Melbourne, la RP20. Senza dimenticare l’arrivo di Aston Martin nel 2021: ispirarsi ad altri progetti non sarà possibile, il che potrebbe costringere a castrare molto presto lo sviluppo di una vettura tanto promettente.


SERGIO PEREZ

Approdare in McLaren nel 2013, in una scuderia la cui monoposto era stata mediamente la più veloce durante la stagione precedente, doveva aver assunto i contorni di un sogno per il giovane Sergio. Una vettura completamente sbagliata lo relegò però a lottare per l'ingresso in Q3, il che ne minò probabilmente la fiducia e fece emergere i lati deboli del carattere di un giovane tanto promettente quanto inesperto. La separazione fu inevitabile, e dal 2014 Perez ha trovato una nuova casa in Force India. Casa nella quale si è sentito protetto ed è tornato ad esprimere ottimi livelli di guida: lo stile pulito e la grande comprensione delle Pirelli lo ha portato ad ottenere diversi podi ad esaltare stagioni nella quali gli arrivi a punti sono stati regola, e non eccezione. Coinvolto nel salvataggio della scuderia e nella trasformazione in Racing Point, per il messicano l’arrivo di Aston Martin rappresenta, sperando le regole 2021 compattino le prestazioni delle scuderie, l’ultima possibilità di ottenere vittorie nelle massima serie. Il suo compito, nel 2020, rimane lo stesso: conquistare più punti possibili, riportare la squadra al quarto posto tra i costruttori e continuare a rappresentare un’eccezionale punto di riferimento per Lance Stroll. Il tutto, dovesse rivelarsi strabiliante la RP20, con uno sguardo al podio.


LANCE STROLL

Può la quarta stagione in F1, per un ragazzo di 22 anni figlio del padrone della scuderia nella quale corre, essere la stagione della verità? L’ultimo appello, il momento nel quale dimostrare di meritarsi davvero uno dei 20 sedili più ambiti al mondo? Paradossalmente, sì. Lo stesso Lawrence, neo-azionista maggioritario di Aston Martin, ha messo le cose in chiaro: l’avventura in F1 deve produrre vittorie. A tanto serve la fabbrica rinnovata, a tanto la partnership con uno dei costruttori più famosi del mondo, oltre che quella tecnica con Mercedes. Per raggiungere tali obiettivi, servono piloti capaci di impressionare. Lance, fino ad ora, non l’ha oggettivamente fatto. Lento in qualifica, soprattutto nel 2019, un po’ più incisivo in gara, soprattutto nei primi giri, anche se mai a livello di Perez. Nessuno dubita si possa crescere e migliorare, anche in F1. Le categorie minori, il podio di Baku 2017 o le qualifiche di Monza nella stessa stagione hanno mostrato sprazzi di competitività assoluta. È tempo di trasformarli nella norma, altrimenti il futuro del giovane canadese, per quanto inaspettato, potrebbe essere a rischio.

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