Se i tre giri di sorpassi e controsorpassi in Bahrein vi avevano lasciato estasiati, il duello di Gedda tra Leclerc e Verstappen – più lungo, più intenso, più sentito e ben più ruvido – vi avrà provocato un batticuore irrefrenabile.
Mentre il Circus abbandona il controverso scenario saudita, torniamo sul fine settimana di gara scoprendo quanti dei piloti impegnati nella seconda corsa stagionale avranno conquistato tutte e cinque le bandiere a scacchi.
MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁🏁🏁🏁🏁
SERGIO PEREZ, 4°: 🏁🏁🏁🏁
Il messicano si adatta egregiamente ad una RB18 ultra-scarica sin dal venerdì, preparando con pazienza durante le libere l’assalto alla Pole Position, che avviene con successo proprio all’ultimo tentativo di una Q3 tiratissima. Al via Checo controlla bene le prime tornate ma chiede moltissimo alle proprie coperture, trovandosi costretto ad anticipare il pit-stop di Leclerc per coprire un eventuale undercut. L’incidente di Latifi arriva proprio in quel momento e lo costringe quarto; da llì in poi, attaccare Sainz diventa impossibile e assieme allo spagnolo Perez mostra un ritmo buono ma non certo irresistibile. Le gerarchie, per la gioia di Horner & Co., non rischiano alcun ribaltamento.
LEWIS HAMILTON, 10°: 🏁🏁
‘Oggi, io, di certo ho dato il massimo. Non credo lo abbiamo fatto come team.’ Una frase del genere, sorta di mal riuscito equilibrismo grammaticale per non puntare direttamente il dito contro la Mercedes, è il segnale più preoccupante dell’intero fine settimana saudita del numero 44. Tra assetti e scelte strategiche il muretto AMG non è di certo stato impeccabile, rovinando anche la buona rimonta dell’inglese. Il credito verso la scuderia, però, soprattutto in un momento tanto complesso, dovrebbe essere maggiore. Nessuno, tra gli argentati, crediamo si diverta a comparire nei replay delle retrovie che oscurano i momenti topici del duello al vertice.
GEORGE RUSSELL, 5°: 🏁🏁🏁🏁
Veloce, consistente, privo di sbavature. Si può riassumere così il fine settimana di Russell, molto più convincente rispetto a quanto dimostrato in Bahrein. Il risultato delle qualifiche (6° dietro ad Ocon) è preoccupante per le Stelle d’Argento, non certo per lui, che in gara si sbarazza in pochi giri dell’Alpine numero 31 e completa 50 tornate in una sorta di terra di nessuno, gestendo monoposto, coperture e Power Unit come meglio può.
CHARLES LECLERC, 2°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Una delle prove più difficili che Charles Leclerc avrebbe dovuto superare al volante di una monoposto – per ora – da titolo era dimostrare di sapersi accontentare di un secondo posto, di perdere una singola battaglia senza mai scordarsi dell’obiettivo principale. Missione compiuta, verrebbe da dire, dato che il monegasco a Gedda sfiora la Pole, mette pressione a Perez su gomma Media e controlla la corsa dopo la ripartenza, respingendo giro su giro gli attacchi di Verstappen. Proprio quando il distacco sfiorava i due secondi, la VSC regala attimi di respiro decisivi alle gomme dell’olandese che torna alla carica e, alla fine di un lungo duello, beffa Charles precedendolo di cinque decimi al traguardo. Episodi e sconfitta a parte, Leclerc mostra classe, saggezza, abilità difensive spaventose e un ottimo spirito da leader, volgendo subito lo sguardo ai miglioramenti necessari per vincere a Melbourne. Lo sbarco in una nuova dimensione, per il numero 16, è ormai conclamato.
CARLOS SAINZ, 3°: 🏁🏁🏁
Il madrileno è il meno convincente dei quattro piloti di testa tanto in qualifica quanto in gara. Come già sottolineato in Bahrein, se questo è livello di un Sainz in difficoltà, a Maranello possono cominciare a coltivare sogni proibiti; per le ambizioni dello stesso Carlos, però, fine settimana come quello saudita rischiano di cementare le gerarchie alquanto precocemente. Rispetto a Leclerc, Sainz fatica a trovare il guizzo al sabato e quando il monegasco e Verstappen cambiano ritmo dopo la ripartenza, il distacco di una decina di secondi sperimentato ad Al Sakhir fa di nuovo capolino. Basteranno due settimane per raggiungere i due piloti al vertice?
LANDO NORRIS, 7°: 🏁🏁🏁
Il settimo posto finale premia una gestione accorta della corsa da parte di Norris, che mantiene un ritmo migliore del previsto a cavallo dell’intero weekend. La Safety Car, il malessere di Gasly e i ritiri di Alonso e Bottas regalano molti punti in più di quanti sarebbero arrivati al termine di una gara lineare, ma un pizzico di fortuna è più che ben accetto dopo due gare prestazionalmente difficilissime. Una constatazione che, inevitabilmente, renderà agrodolce il viaggio verso Melbourne.
DANIEL RICCIARDO, DNF: 🏁🏁🏁
Parlando di Australia non può che venire in mente Daniel Ricciardo, lasciato a piedi a Gedda da un guasto al comparto di trasmissione. Il ragazzo di Perth, che per moltissimi addetti ai lavori avrebbe dovuto sbarcare in terra natìa con lo sguardo verso – almeno – un possibile podio, rimane fermo ad un mesto zero in classifica che difficilmente, prima del ritiro, avrebbe potuto trasformarsi in un buon bottino di punti. Eppure, nelle dichiarazioni post-gara, Daniel rimane positivo e confidente nella ripresa della propria scuderia, un’impresa che ormai appare titanica; proprio ciò che serve, al termine di una corsa durante la quale ha proceduto a braccetto di Norris.
ESTEBAN OCON, 6°: 🏁🏁🏁
Il risultato finale, con Norris battuto in volata, è alquanto benevolo. Eppure, al di là di un consumo gomme non eccellente sulle Hard, la corsa di Esteban sembrava promettere bene dopo una gran qualifica e dei primi giri corsi sul ritmo di Russell. La resistenza fratricida nei confronti di Alonso, al contrario, sporca l’intero fine settimana mettendo in pericolo una netta supremazia dei francesi a centro gruppo, con la squadra impegnata a provare la configurazione di Gedda sin dai test in Bahrein. Difendere la posizione è sacrosanto; rischiare l’harakiri molto meno, soprattutto quando all’orizzonte si stagliano punti pesantissimi. Sarà utile tenerlo a mente, da qui in avanti.
FERNANDO ALONSO, DNF: 🏁🏁🏁
La rottura nel finale lo priva di un sesto posto pressoché certo, con il dubbio di una possibile lotta con Russell mai confermato vista la caterva di secondi persi nella lotta con il compagno di squadra. Visto il ritmo dimostrato in corsa, qualificarsi meglio diventa imprescindibile; Fernando, però, meritava molto di più dell’ennesima domenica amara, ormai una costante nella carriera del pilota asturiano.
PIERRE GASLY, 8°: 🏁🏁🏁
I crampi all’intestino nel finale di corsa rendono ancor più rispettabile l’ottavo posto di Gasly, capace di giungere in zona punti nonostante una AT03 che – exploit del venerdì a parte – delude in quanto a passo, sia in qualifica che in gara. Alpine, Haas e Alfa Romeo sono troppo veloci, mentre la difesa sulle McLaren è resa impossibile dalle tempistiche sfortunate della vettura di servizio. Urge un grande miglioramento.
YUKI TSUNODA, DNS: SV
Neanche un giro lanciato in qualifica, monoposto parcheggiata a bordo pista nei giri di ricognizione mezz’ora prima della gara. Il disastro delle Power Unit anglo-nipponiche rende il fine settimana di Yuki un vero e proprio incubo, da dimenticare al più presto.
NICO HULKENBERG, 12°: 🏁🏁🏁
Consistente, lontano dai guai, sofferente per un collo tutto fuorché allenato alle sollecitazioni del primo settore di Gedda, Nico sostituisce nuovamente Vettel senza sfigurare. In qualifica si nota la ruggine più che in Bahrein ma in gara, grazie ad una condotta attenta, non termina troppo lontano dalla zona punti, nonostante guidi una delle peggiori monoposto del lotto.
LANCE STROLL, 13°: 🏁🏁🏁
Nel confronto interno con Hülkenberg Stroll sembra riprendersi, raggiungendo una Q2 fortunosa ma insperata e bazzicando per tutta la corsa nella coda del centro gruppo, non più del tutto distaccato dallo stesso. Nel finale, però, quando tutti spingono per i punti lui si ritrova ruota a ruota con Albon, finendo speronato dalla Williams numero 23. L’ultimo dei problemi, vista una AMR22 sempre irricevibile.
ALEXANDER ALBON, DNF: 🏁🏁
Nuovamente di una spanna superiore a Latifi, Albon paga più che in Bahrein le magagne aerodinamiche della Williams, relegata al ruolo di ultima forza dal quale solamente il mancato allenamento di Hülkenberg sembra salvarla. Il duello finale con Stroll poteva essere gestito meglio ma, un mese fa, sicuramente Albon sognava tutt’altri traguardi.
NICHOLAS LATIFI, DNF: 🏁
Il canadese è in netta confusione. Sperando che lo spaventoso calo di forma che lo affligge non abbia a che vedere con lo sfortunato finale di Abu Dhabi 2021, Nicholas è letteralmente irriconoscibile. A muro in qualifica e in gara, lontanissimo parente del pilota in costante miglioramento ammirato durante lo scorso autunno. Forza!
VALTTERI BOTTAS, DNF: 🏁🏁🏁
Un surriscaldamento al motore ferma la corsa di un Bottas che, nonostante lo spauracchio curve veloci, sembrava l’unico capace di mantenere il ritmo Alpine a centro gruppo. Se quindi le prestazioni della C42 continuano a far sorridere, lo stesso non si può dire dell’affidabilità, già cruccio durante i test; cosa riserverà la trasferta di Melbourne?
ZHOU GUANYU, 11°: 🏁🏁
La frizione Ferrari va sistematicamente in crisi sull’Alfa Romeo, e il sistema antistallo sta diventando un incubo per il cinese, invischiato nelle retrovie in partenza e nuovamente ritrovatosi con la monoposto in folle. Ultimissimo, Zhou risale relativamente bene soprattutto considerando la penalità mal scontata al pit-stop. Il potenziale è ottimo ma, soprattutto al primo giro, serve concretizzare di più.
MICK SCHUMACHER, DNS: 🏁🏁
Il botto di Mick è spaventoso ma, fortunatamente, privo di conseguenze. Se il tedesco non ha colpe rispetto ad una pista indecente e incomprensibile, che non possiede nulla del fascino di Montecarlo o del brivido dei curvoni di Suzuka, è al contempo innegabile che l'incidente arrivi in seguito ad un errore netto, seppur non clamoroso. Mick sbatte troppo spesso ed è un peccato perché a Gedda, in Q3, avrebbe potuto stupire.
KEVIN MAGNUSSEN, 9°: 🏁🏁🏁🏁
Il collo di Magnussen saluta il pilota danese durante il Q3, con la Haas numero 20 relegata in decima casella nonostante un potenziale – a detta dello stesso Kevin – da terza fila. In gara la scelta di partire sulle Hard non paga complice il tempismo sfortunato della Safety Car. Giungere comunque a punti e avendo da recriminare è un segnale dolcissimo per una scuderia nel mirino della sorte da almeno un mese e mezzo.
Fonte immagine: F1 / Twitter
Comments