La festa annunciata da più di un anno segue il copione senza alcuna sbavatura. Così, tra canzoni tecno-discutibili e una marea arancione, Max Verstappen riconquista il primato nel mondiale demolendo gli avversari nel Gran Premio d’Olanda. Chi, tra i diciannove colleghi in pista senza speranze, lo avrà affiancato nel portarsi a casa tutte e cinque le bandiere a scacchi?
LEWIS HAMILTON, 2°: 🏁🏁 🏁 🏁
La realtà è che, su una pista per certi versi simile a Budapest – non per il caldo, però -, la Red Bull torna a dominare incontrastata relegando la Mercedes a seconda forza. Hamilton, allora, deve inventarsi di tutto perché la sua W12 rimanga in lotta per la vittoria; una qualifica perfetta e un ritmo gara indiavolato, però, non bastano ad arginare il ciclone Max. Monza diventa così uno spartiacque per Re Lewis: classifica a parte, in Brianza la monoposto dovrà tornare vincente.
VALTTERI BOTTAS, 3°: 🏁🏁
La corsa del finlandese è lo specchio della strategia disperata del muretto Mercedes. Quando si tenta di sopperire con mosse ardite alle carenze della vettura, spesso si combinano disastri. Valtteri ci mette del suo, sbagliando nel Q3 e nella difesa della posizione su Verstappen; correre da agnello sacrificale, però, non deve aiutare nella guida. Peccato non abbia il coraggio, nel finale, di disobbedire pienamente alla presa in giro del box che gli monta gomme soft vietando al contempo la ricerca del giro più veloce.
MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Semplicemente perfetto, su livelli forse mai raggiunti in carriera. Il pericolo maggiore di Zandvoort, per Max, era perdersi nel marasma di una festa annunciata da tempo, non riuscendo a trasformare in tensione positiva l’enorme spinta del pubblico. Nulla di tutto ciò: Pole Position nonostante un guasto al DRS, partenza perfetta e corsa controllata in ogni frangente. Una prestazione da vero campione. Del mondo?
SERGIO PEREZ, 8°: 🏁
Giungere a punti nonostante un pit-stop nei primi giri e la partenza dalla pit-lane, pur guidando la monoposto migliore, è tutto sommato un risultato convincente. Soprattutto su una pista dove i sorpassi sono tanto ostici. Non si può scordare, però, come Checo sia causa del suo male. In Q1 rallenta troppo transitando dopo l'esposizione della bandiera a scacchi – co-responsabile il muretto -; non è comunque accettabile si trovasse a metà classifica dopo il primo run. In gara spiattella l’anteriore destra mentre tenta il sorpasso su Mazepin. Verstappen ha bisogno del suo aiuto: possibile non riesca a trovare un minimo di continuità?
LANDO NORRIS, 10°: 🏁🏁🏁
Lando coglie la sufficienza grazie ad una corsa attenta e soprattutto veloce, nei limiti del possibile. Paga enormemente un giro imperfetto in Q2, del quale si scusa, e partendo 13° non può aspettarsi molto di più. In gara, però, gestisce alla grande le medie recuperando un prezioso punticino e, soprattutto, superando il compagno di squadra. Insomma, a Zandvoort il problema non era lui, ma la MCL35M.
DANIEL RICCIARDO, 11°: 🏁🏁
Se in qualifica Daniel si difende meglio del compagno, in gara la prestazione torna ad essere disastrosa. Terminare a 20’’ circa da Norris, partito tre posizioni più indietro in griglia, dà una misura delle difficoltà che Daniel continua ad incontrare, tanto grandi da rendere inutili anche i classici sorpassi del primo giro. Un supplizio.
LANCE STROLL, 12°: 🏁🏁
La bandiera rossa in Q2 non lo aiuta a sfruttare uno stato di forma accettabile sul giro secco. In gara, invece, Lance rimane bloccato dietro a Russell e non riesce mai a mostrare un ritmo convincente.
SEBASTIAN VETTEL, 13°: 🏁🏁
Nonostante una sosta e un testacoda in più, raggiunge il compagno nel finale grazie ad una decina di giri estremamente veloci, almeno rispetto alla zona bassa dei primi dieci. In qualifica, però, è troppo lento e paga una scellerata strategia del muretto che lo manda in pista troppo presto, consegnandolo al blocco finale di chi riscalda le gomme; il testacoda, poi, è ormai un’abitudine francamente inspiegabile, che si pensava relegata al brutto finale in Ferrari.
ESTEBAN OCON, 9°: 🏁🏁🏁
Si lamenta del passo iniziale di Alonso ma è proprio verso la fine del primo stint che, perdendo qualche secondo decisivo, auto-condanna la sua corsa ad una visione incessante del posteriore gemello. I punti conquistati, però, sono importantissimi e figli di una prestazione positiva.
FERNANDO ALONSO, 6°: 🏁🏁🏁🏁
Regala spettacolo nel primo giro e nella rimonta finale ai danni di un recalcitrante Sainz. Il sorpasso all’ultimo giro, grintosissimo, è una chicca che certifica l’ormai innegabile ritorno di un Fernando in piena forma. Peccato che Leclerc e Gasly, in testa al centro gruppo, rimangano lontanissimi.
CHARLES LECLERC, 5°: 🏁🏁🏁🏁
Non coglie il massimo in qualifica complice una scelta d’assetto errata. In gara è saggio nel lasciar sfogare Gasly una volta mancato il sorpasso in partenza, per poi avvicinare l’Alpha Tauri al momento dei pit-stop. Il muretto Rosso, ancora scottato dal Paul Ricard, opta per una strategia conservativa allungando il primo stint e montando gomme dure, immaginando il rivale faentino sia obbligato alla doppia sosta. Non è così e, nonostante un ritmo leggermente più veloce, Leclerc non riesce a ricucire il gap. Il monegasco, però, migliora sempre più nella gestione della corsa.
CARLOS SAINZ, 7°: 🏁🏁🏁
L’incidente nelle terze libere obbliga i meccanici Ferrari ad una ricostruzione velocissima che, probabilmente, lascia qualche scoria nell’assetto della SF21 dello spagnolo. Bravissimo in qualifica, Carlos sente scivolare la monoposto sin dal via e se con le gomme soft riesce ad allungare sull’Alpine di Alonso, con le dure appena le sporca scansandosi per i doppiaggi perde temperatura e ritmo, innescando un crollo prestazione. Peccato la resistenza finale non sia durata un giro in più.
PIERRE GASLY, 4°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Dopo la qualifica Pierre è sorpreso, dato che il 4° posto mal si sposa con libere vissute in chiaroscuro. Agli spettatori esterni, invece, sembra una storia ormai familiare. Il francese è eccellente in partenza e nella gestione del lunghissimo secondo stint, tutto su gomme medie. Anche raggiungendolo, Leclerc non sarebbe mai passato. Non poteva ottenere di più, e sta tendendo aperto da solo la lotta per il quinto posto tra i costruttori.
YUKI TSUNODA, DNF: 🏁🏁
L’approccio conservativo post-Budapest paga in quanto ad uscite di pista, assenti nel fine settimana, ma non sul versante prestazionale. Ritiro a parte, su una pista complessa Yuki rimane distante anni luce da Gasly. È un esordiente molto poco esperto, questo è vero; il fine settimana olandese, però, è stato tutto dedicato ad un ragazzo che, da esordiente, stupì il mondo intero. Non serve arrivare a certe vette, ma Tsunoda ne è davvero lontanissimo.
ROBERT KUBICA, 15°: 🏁🏁🏁🏁
Chiamato all’ultimo momento vista la positività di Raikkonen, Robert trasforma un fine settimana sulla carta impossibile in una mezza impresa. Il polacco si difende in qualifica (non è ultimo) e in gara non rimane troppo lontano da piloti titolari, quali Latifi, e sempre davanti alle Haas. Un vero campione.
ANTONIO GIOVINAZZI, 14°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Merita i pieni voti nonostante manchi la zona punti, tra l’altro per colpe non sue. La settima casella in griglia dovrebbe ricordare a chi di dovere il valore di Antonio, da tempo meritevole della conferma. In gara l’italiano subisce l’aggressività di Sainz, anche se è molto sfortunato nel posizionamento in curva 6, e paga inesperienza ai piani alti; senza la foratura, avrebbe potuto difendere il 10° posto dagli attacchi di Norris.
MICK SCHUMACHER, 18°: 🏁🏁
La querelle delle qualifiche con il compagno di squadra non depone a suo favore, anche se è tutto sommato corretto nella spietatezza mostrata (di più nel giudizio su Mazepin). In gara subisce l’assurda aggressività del compagno e fatica nel ritmo, complice una monoposto in gravissima difficoltà. Non deve lasciarsi trascinare in polemiche pretestuose.
NIKITA MAZEPIN, DNF: 🏁
Se davvero gli accordi in Haas prevedono, dopo qualche discussione nei mesi scorsi, il divieto di sorpassarsi nel giro di riscaldamento gomme, Nikita ha ragione a lamentarsi della mossa di Schumacher. Il sospetto però, visto il sorpasso contestuale di Norris, è che Mazepin fosse davvero troppo lento. Sia come sia, nulla giustifica la manovra d’intimidazione pericolosissima ai danni del compagno nel primo giro. Così si passa dalla parte di un torto ben più grave.
GEORGE RUSSELL, DNF: 🏁🏁
La botta in Q2 certifica un impegno sostanziale e a tratti esagerato, complice una monoposto molto meno competitiva rispetto a Spa. Un errore grave che, però, non pregiudica la partenza dall’undicesima piazza. In gara manca ritmo fino al ritiro a pochi giri dal termine.
NICOLAS LATIFI, 16°: 🏁🏁
Stavolta il canadese stecca. In qualifica, nonostante stesse facendo bene, commette un errore marchiano toccando l’erba in entrata di curva 8. Deve partire dalla pit-lane e, complice il ritmo gara della Williams, finisce ultimo dei terrestri, Haas esclusa.
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