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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

F1 2022: Chi Ha Deluso Finora?


Tre gare, tre scuderie alquanto lontane dalle aspettative invernali.


Non che i responsi dei primi Gran Premi siano scolpiti nella pietra, obbligando le squadre in questione ad un 2022 mesto e perennemente deludente; il tempo e i mezzi per recuperare, da qui ad Abu Dhabi, ci sono tutti. Allo stesso tempo è innegabile che, alla soglia del migliaio di chilometri di gara percorsi, comincino a delinearsi rapporti di forza definitivi; non a caso, in ogni dichiarazione alla stampa durante il periodo dei test, Binotto ha ripetuto ossessivamente il mantra ‘serviranno quattro o cinque gare per comprendere obiettivi e potenzialità della nostra stagione’.


In attesa del responso di Imola, possibilmente influenzato dai primi aggiornamenti e dalla pesante instabilità metereologica attesa, è utile servirsi di qualche semplice dato cronometrico per comprendere chi, al vertice come a centro e fondo gruppo, fin qui ha deluso, dividendo l’attenzione tra le cause del momento infelice e le prospettive per il resto della stagione.



MERCEDES

Considerando che un anno fa i campioni del mondo in carica sembravano praticare uno sport diverso dal resto della concorrenza (esclusa la Red Bull), la scelta della delusione al vertice in questo primo scorcio di 2022 è del tutto obbligata.


Piuttosto, quanto sorprende a riguardo è l’entità del distacco patito dalle frecce d’argento, tanto in qualifica quanto in gara. Sul giro secco Hamilton è riuscito a contenere i danni in Bahrein, forte di un assetto raffinato durante i test della settimana precedente, mentre in Arabia Saudita e a Melbourne il distacco pagato in gara ha grosso modo ricalcato quanto accaduto in qualifica. Non deve ingannare, poi, il piccolo miglioramento percepibile nel dato della corsa oceanica: nella seconda porzione di gara - presa come riferimento nei calcoli presentati -, Russell ha beneficiato di un Leclerc in gestione che, dal ritiro di Verstappen in poi, ha alternato giri velocissimi a tornate di riposo.


Leggendo le dichiarazioni del giovane pilota inglese si potrebbe ipotizzare che il saltellamento tipico di queste monoposto ad effetto suolo (porpoising per gli anglofoni) sia la causa di tutti i mali che affliggono la W13. L’innovativo progetto di Brackley, dotato di pance strettissime e trapezoidali, godrebbe di un enorme potenziale, nascosto dagli assetti di compromesso resi necessari dall’eccessivo zompettare della vettura anglo-tedesca.


La realtà, fidandosi delle parole di Wolff, Hamilton e degli ingegneri della Stella, appare ben più complessa. Sicuramente la W13 soffre maggiormente il saltellamento rispetto alla Ferrari, dato che il fenomeno avviene a velocità inferiori, mettendo in difficoltà i piloti nelle curve veloci. È lecito però sottolineare come la Rossa, afflitta dal problema sin dai test di Barcellona, abbia subito modifiche celeri e in parte risolutive alla porzione esterna del fondo sin dai test spagnoli, poi raffinate al primo giorno di prove in Bahrein. Possibile che, un mese dopo l’esordio della W13 evoluta che tanto spaventava gli avversari, a Melbourne le Mercedes corressero senza correttivi almeno temporanei? Lo stato di confusione dei migliori ingegneri dell'ultimo decennio è davvero tanto grande?


Trattasi di congettura, certo, ma viene da pensare che il saltellamento stia pian piano assumendo il ruolo di un velo di Maya, dietro al quale si nascondono magagne ben più profonde. In fondo, quasi tutte le scuderie pianificano di risolvere definitivamente il problema con appositi sottoscocca tra Barcellona e Montreal; fino ad ora, perciò, solamente la Red Bull non sembra costretta ad accettare un minimo di compresso per salvaguardare piloti e affidabilità, il che suggerisce come nove squadre su dieci abbiano davanti a loro un netto miglioramento in termini cronometrici. Risulta complesso immaginare che il salto prestazionale che attende la W13 possa rivelarsi tanto più grande rispetto alla concorrenza da recuperare un intero secondo al giro nei confronti dei migliori.


Il maggiore indiziato delle delusioni argentate, al di là di una Power Unit forse non più al vertice, diventa quindi il concetto stesso alla base della W13. Qualcuno punta il dito verso le pance incapaci di guidare l’aria verso l’esterno e responsabili di un enorme resistenza aerodinamica, tra ruote posteriori del tutto scoperte e radiatori eccessivamente compatti; altri sospettano di un passo troppo corto e una ripartizione dei pesi (eccessivi) troppo spostata verso l’alto, il che enfatizzerebbe le dinamiche del porpoising.


In definitiva, quale che sia la causa, il distacco della W13 da Ferrari e Red Bull assomiglia in maniera inquietante – per Russell ed Hamilton – a quello pagato dalla Rossa SF21 durante la scorsa stagione; i nuovi regolamenti aiuteranno, questo è certo, ma il tempo scarseggia e il tetto alle spese rende la missione recupero pressoché impossibile. L’obiettivo, perciò, sarà tornare al vertice entro fine stagione per poi impostare l’assalto al mondiale 2023 in tutta tranquillità. Una parabola che ricorda da molto vicino le vicende della Ferrari F2005.


ALPHA TAURI

La sorprendente delusione del centro gruppo è senza ombra di dubbio la scuderia faentina, che si appresta ad introdurre ad Imola corposi aggiornamenti per risollevare un inizio di stagione francamente sconcertante.


Non che le prestazioni siano da incubo, attenzione: uno tra Gasly e Tsunoda è sempre arrivato a punti nelle prime tre corse, e la vettura non sembra avere difetti congeniti irrisolvibili, al di là dei comuni compromessi dettati dal saltellamento. Piuttosto, la AT03 è oltremodo in difficoltà nel confronto con le scuderie migliori. Non si può certo pretendere che il secondo team Red Bull lotti per le vittorie, questo è certo; nel 2021, però, la AT02 risultò in media meno di un decimo più lenta in qualifica di McLaren e Ferrari. Immaginare che nel 2022 il distacco non superasse il secondo – il che avrebbe portato le monoposto biancoblù in zona Mercedes – era più che lecito, rientrando perfettamente in un percorso di crescita continua.


Al contrario, la vettura sembra pigra in inserimento e troppo poco affidabile, con Tsunoda fermo nel garage per tutto il fine settimana saudita e Gasly arrosto in Bahrein, il che lo ha portato dopo sole tre corse alla soglia delle prime penalità in griglia.


La corsa di casa, allora, servirà a comprendere quali saranno le prospettive della compagine guidata da Franz Tost da qui ad Abu Dhabi: cogliere qualche punto ad ogni corsa o approfittare delle magagne McLaren per puntare a giocarsi il quarto posto tra i costruttori con Alpine? La risposta spiegherà molto anche rispetto alle qualità di un gruppo di lavoro che, in caso di insuccesso, potrebbe essere tacciato di una dipendenza eccessiva dalle componenti Red Bull della stagione precedente, per forza di cose irreperibili nella prima stagione di una rivoluzione tecnica.


ASTON MARTIN

I distacchi presenti in tabella sono raccapriccianti per una scuderia che, due anni fa, sembrava destinata a scalare la vetta della graduatoria per riportare in cima al mondo il british racing green.


Al contrario basta concentrarsi su come il ritmo di Stroll in Australia abbia tolto tra i 5 e i 7 decimi ad un Gasly impossibilitato al sorpasso per comprendere quanto le prospettive della scuderia di Silverstone debbano provocare brividi lungo la schiena ai dirigenti costretti a spiegare la debacle a Lawrence Stroll.


Zero punti in classifica, il saltellamento additato come causa di tutti i mali – guarda caso l’intero retrotreno è identico alla Mercedes W13…. – e una serie infinita di danni accumulati nel corso dei primi tre Gran Premi, il che rischia di mettere a repentaglio il piano degli sviluppi che dovrebbe contenere l’imbarazzo da qui a Silverstone, dove arriverà una AMR22B.


L’assenza di Vettel causa Covid non ha di certo aiutato nel bilanciare una vettura pressoché impossibile da sfruttare al meglio, come dimostrano gli errori a ripetizione del tedesco a Melbourne, e l’opinabile senso della posizione di Stroll ha portato a perdere quattro ali anteriori in due fine settimana.


L’uscita dal buco nero, con tre secondi al giro di distacco nel ritmo gara a Gedda, sembra per ora praticamente invisibile. Basteranno delle nuove pance – in stile Red Bull? – e, Mercedes permettendo, una sospensione posteriore rivista per abbandonare il ruolo di neo-Williams?


Non riuscirci assesterebbe un colpo forse definitivo agli ambiziosi piani di Stroll, rimasto forse sorpreso dalle difficoltà connesse al rendere competitiva una squadra di Formula Uno, così come al vendere vetture di lusso in un settore del mercato dominato dalle eccellenze italiane e tedesche.


Fonte immagine: Mercedes / Twitter

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