Il dizionario definisce la parola imprevisto come fatto o circostanza che non è possibile prevedere. Tipo la Ferrari SF90 in Pole Position a Singapore. Se poi presi da una folle voglia di cultura volessimo cercarne sinonimi e contrari, troveremmo tra i primi parole come inaspettato, una Red Bull tanto staccata dalla prima fila, o impensabile, come vedere Toto Wolff rimanere di sasso alla fine del Q3. Tra i contrari potremmo fermarci ad atteso, ottimo aggettivo per descrivere la prestazione odierna del buon Valtteri Bottas. Nel senso che ancora si attende passi la linea del traguardo.
Avventure lessicali a parte, sicuramente le aspettative rispetto alle prestazioni delle vetture a Marina Bay sono state disattese. Si era cercato di capire chi potesse svettare sugli altri basandosi su quanto accaduto a Budapest prima delle vacanze estive, soprattutto considerando la necessità di alto carico aerodinamico che presenta la pista magiara. Si è evidentemente commesso un errore, che potrebbe risiedere anzitutto in quelle caratteristiche che differenziano i due circuiti: all’Hungaroring, infatti, si susseguono praticamente senza sosta quasi tutte le tipologie di curve, a parte quelle particolarmente veloci, senza soluzione di continuità, in particolar modo nella seconda parte del tracciato. A Singapore invece si incontrano quasi esclusivamente svolte di 90°, intervallate da brevi o medio-brevi rettilinei. Si ha quindi una successione di frenate a ruote dritte e ripartenze che potrebbe già di per sé aver sparigliato le carte. È poi passato più di un mese e mezzo, il che significa nuovi pacchetti di sviluppo delle monoposto, come quello, molto efficace, introdotto in casa Ferrari. Efficacia dimostrata innegabilmente sul giro singolo, resta da vedere il passo in gara (sperando la gara stessa non assomigli minimamente a quella di Budapest). Non va infine dimenticata la natura cittadina di Marina Bay, natura che permette ai piloti di influire maggiormente sulla prestazione finale.
Sono proprio le prestazioni dei piloti l’aspetto più interessante di queste prove cronometrate, almeno secondo chi scrive. Ammirarli correre a più di trecento chilometri all’ora sfiorando muretti, di notte oltretutto, è già di per sé qualcosa di profondamente affascinante. Se poi, come accennato poco fa, aumentano le possibilità di trovarsi di fronte ad eccellenti dimostrazioni di guida, capirete facilmente come la qualifica di oggi abbia dei significati che vanno ben oltre al semplice imprevisto. Perché è innegabile, parla il cronometro, che in media la vettura migliore fosse la Ferrari, esattamente come la peggiore, staccata di molto, fosse la Williams. Entrambi eventi quanto meno inaspettati. Se però si va oltre il semplice responso del tempo sul giro, e si incomincia ad esempio a guardare, o meglio ammirare, il giro di Charles Leclerc dal suo onboard, allora sì che si comincia a comprendere qualcosa di più. La danza tra i muretti, i sovrasterzi improvvisi gestiti continuando a guadagnare tempo sugli altri, sono segnali che ci raccontano come ci troviamo davanti ad un uomo capace di andare ad esaltare le potenzialità della vettura, se non a superarle. Magia che è riuscita, quasi allo stesso livello, anche al suo compagno di squadra, capace di segnare il record del secondo settore nel primo tentativo, da prima vettura in pista. Rimasto poi imbattuto. Si può poi passare al distacco che pagano Alex Albon e Valtteri Bottas dai rispettivi compagni di squadra, 598 e 738 millesimi. Pesanti, eccessivi forse perché figli dell’incapacità di mettere assieme il giro più che di una pura mancanza di velocità. Ma per eccellere a Singapore non serve solo una vettura sincera e rapida, serve saperla portare al limite. Serve prendere il ritmo, come detto prima serve danzare tra i muretti. Serve diventare l’imprevisto stesso.
Nella notte di Marina Bay solo in quattro sono scesi sotto al muro del minuto e trentasette secondi. Sono Max Verstappen, Sebastian Vettel, Lewis Hamilton e Charles Leclerc. Solo loro hanno pennellato traiettorie perfette, esaltato la vettura o portato la stessa ben al di là di quanto possibile. Due di questi guidano le vetture della Scuderia Ferrari. Il che potrebbe suggerire quale tra i top team, al di là di tutti gli alti e bassi, abbia la coppia di conduttori migliori. Solo che questa rivelazione, fidatevi, non è per niente un imprevisto.
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