Come spesso accade quando le condizioni atmosferiche sono mutevoli, la Formula Uno ha regalato in Turchia uno spettacolo d’altissimo livello. Piloti al limite, monoposto in perenne controsterzo, risultati clamorosi tanto al sabato quanto alla domenica. Tra campioni del mondo, giovani in rimonta ed esperti sul podio, chi avrà conquistato tutte e cinque le bandiere a scacchi?
LEWIS HAMILTON, 1°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Il vero pregio della versione turca di Hamilton, laureatosi ad Istanbul campione del mondo per la settima volta in carriera, è la capacità – al limite del paranormale – di aver reso esaltante, palpitante e per nulla scontata l’ennesima vittoria. Parliamoci chiaro: Lewis ha stradominato questo campionato. Undici vittorie su quattordici corse, en-plein di trionfi sui circuiti ‘novità’. Al di là delle impressionanti doti di guida e gestione degli pneumatici, quanto lascia sgomenti è la totale impermeabilità dell’inglese alle difficoltà. Hamilton ha affrontato qualunque criticità gli si presentasse davanti (dalla W11 opaca in qualifica all’errore al primo giro, dall’impossibilità di attaccare Vettel alle intermedie diventate semi-slick) forte di una calma olimpionica. Ormai gli basta aspettare il momento giusto per piazzare il colpo da KO, dopo di che diventa inarrestabile. Sublime.
VALTTERI BOTTAS, 14°: 🏁
Era quasi impossibile, durante la corsa, non lasciarsi scappare un sorriso a metà tra l’ironia e il compatimento davanti all’ennesimo testacoda del povero Valtteri, arrivato a sommare sei giravolte al termine dei 58 giri di gara. Eppure, un’analisi più attenta della gara turca attenua significativamente le responsabilità di Bottas. Come raccontato dal finlandese, il contatto con Ocon a metà del primo giro ha gravemente danneggiato lo sterzo e il marciapiede dell’ala anteriore, complicando enormemente il compito del numero 77. Il problema è che Valtteri, dopo aver faticato in qualifica, alla prima curva si è girato da solo per evitare Esteban, addosso al quale ha poi franato tre chilometri dopo mancando il punto di frenata. Insomma, chi è causa del suo mal pianga sé stesso.
CHARLES LECLERC, 4°: 🏁🏁🏁🏁
Charles Leclerc ricorderà a lungo il Gran Premio di Turchia come la corsa del rammarico. Se il monegasco non poteva ottenere granché di più in qualifica (nonostante Vettel lo abbia sovrastato sulla pista allagata del sabato), dalla partenza fino all’ultimo giro quattro errori hanno allontanato dalle mani di Leclerc quella che, dati alla mano, poteva clamorosamente trasformarsi in una vittoria. Lo scatto lentissimo al via ha costretto Charles, coadiuvato da una strategia finalmente eccellente, ad un recupero clamoroso una volta montate le coperture intermedie, calzate le quali il monegasco si è rivelato globalmente il più veloce in pista. Intorno al 15° giro il distacco di Leclerc si aggirava intorno al minuto dalla vetta: la Ferrari numero 16 ha chiuso il traguardo a 33 secondi da Hamilton, con un pit-stop in più e il lungo finale costato 4 secondi. È molto probabile che, come spesso accaduto, le imperfezioni possano diventare occasione di crescita, anche se per adesso assumeranno solo un sapore fastidiosamente amaro.
SEBASTIAN VETTEL, 3°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Abbiamo sperato che accadesse prima della fine del mondiale 2020, lo abbiamo scritto più volte anche su queste pagine: finalmente Sebastian Vettel è tornato. Lasciando da parte il sospetto che, sull’asciutto del Bahrain, il retrotreno ballerino tornerà ad infastidire il tedesco (al contrario, però, sarebbe un’ottima dimostrazione della crescita della SF1000), il Gran Premio di Turchia ha mostrato un Vettel eccezionale al di là dei picchi di velocità pura. Concentrato, tranquillo, senza l’ombra di un errore, furbo e ispirato nel disegnare traiettorie d’entrata nella chicane 9-10 che rendevano, a DRS disabilitato, impossibile per Hamilton e Verstappen affiancarlo al termine del rettifilo di ritorno. Non è minimamente un caso, poi, che con il passare dei giri e l’usurarsi degli pneumatici, Seb guadagnasse terreno su qualunque vettura lo precedesse, Leclerc compreso. Magari non accadrà con la SF1000 nelle ultime tre gare, ma dal 2021 Vettel potrebbe tornare quello di sempre. Stroll è avvisato.
MAX VERSTAPPEN, 6°: 🏁🏁
Le parole di Mark Hughes, decano dei giornalisti di Formula Uno d’oltremanica, descrivono perfettamente il fine settimana di Verstappen: ‘è come se Max non riuscisse a mantenere il controllo quando, per una ragione o per l’altra, il cronometro o l’andamento della corsa non dimostrano la superiorità che sa di possedere sul resto del gruppo’. L’analisi centra magistralmente il punto: in un fine settimana dominato, a cavallo del quale l’olandese e la Red Bull sono apparsi come i più completi (anche se in gara, con il senno di poi, la RB16 consumava troppo le gomme), Max ha perso la testa per motivi futili. La partenza disastrosa e i giri passati dietro a Vettel non avrebbero pregiudicato in alcun modo la sua corsa verso la vittoria: che bisogno c’era di tentare un sorpasso tanto azzardato ai danni di Perez, anticipando una mossa che avrebbe avuto esito positivo qualche centinaio di metri dopo? Una giornata no può capitare a tutti, l’importante è rimanere lontani da qualunque spirale negativa. Anche perché chiunque si è accorto di un pilota che, al termine del Q2, guidava la graduatoria con 2’’9 sul compagno di squadra.
ALEXANDER ALBON, 7°: 🏁🏁
Probabilmente i cinquantotto giri del Gran Premio di Turchia non salveranno il sedile di Albon. Il thailandese, particolarmente a suo agio sul tracciato di Istanbul, è incappato nell’ennesimo, grave errore poco dopo metà gara. Avrebbe potuto giocarsi la vittoria (si trovava davanti ad Hamilton), ma persa la confidenza nella propria monoposto Alex ha cominciato, come spesso accade, ad apparire quasi apatico. Fattori esterni, che assumerebbero le sembianze di un miracolo decisamente ingiusto, potrebbero regalargli un’altra stagione al fianco di Verstappen; lui, però, anche quando è veloce spreca occasioni.
CARLOS SAINZ, 5°: 🏁🏁🏁🏁
Veloce, preciso, paziente e concreto. Quattro aggettivi che riassumono perfettamente il fine settimana in crescendo del futuro pilota Ferrari. Trovato il modo di scaldare correttamente gli pneumatici nella notte tra sabato e domenica, Sainz ha pazientemente guadagnato posizioni in gara, sfruttando una partenza accorta, saltando Ricciardo al momento giusto e mantenendo un ritmo ottimo per tutti e tre gli stint della sua corsa. Sarebbe stato molto complesso correre ancora meglio.
LANDO NORRIS, 8°: 🏁🏁🏁
Ottava posizione al termine di una lunga – e a tratti sofferta – rimonta dalle retrovie. Lando paga la piazzola di partenza sul lato sporco (e le cinque posizioni di penalità per aver ignorato le bandiere gialle), ma impiega comunque troppo tempo per disfarsi delle Alpha Tauri, di Magnussen e di Raikkonen. Nella seconda metà di corsa, trovata aria libera, vola fino ad ottenere il giro più veloce, sorpassando Ricciardo e Stroll senza grossi problemi. Avrà imparato tantissimo da un fine settimana così complesso, ma nei prossimi non dovrà commettere alcuna sbavatura: la McLaren ha bisogno di lui nella lotta contro le velocissime Racing Point.
DANIEL RICCIARDO, 10°: 🏁🏁🏁
Ricciardo paga, paradossalmente, una partenza decisamente convincente, al termine della quale si trova coinvolto in un contatto a tre con Hamilton e Ocon. Se da un lato è il suo compagno di squadra ad avere la peggio, dall’altro Daniel perde contatto dai primi proprio nelle prime curve, per poi rendersi conto che la RS20 non riesce a mostrare il proprio potenziale nelle difficili condizioni dell’Istanbul Park. L’australiano non riesce così a contenere il ritorno di Leclerc e delle McLaren, finendo tra l’altro in testacoda nella lotta con Norris. Difficilmente avrebbe potuto fare di più, ma in Bahrain sarà importantissimo puntare ai margini del podio.
ESTEBAN OCON, 11°: 🏁🏁🏁
Che non fosse il fine settimana di Ocon lo si era capito già in qualifica, quando un pasticcio nella scelta degli pneumatici per il Q3 ha castrato l’enorme potenziale del francese sul bagnato. Indovinata la partenza perfetta, Esteban s’apprestava ad emergere terzo dalla prima curva, non fosse stato per uno sfortunato contatto con Ricciardo. Qualche curva dopo la Renault numero 31 si è nuovamente girata, stavolta colpita da Bottas, e in quel momento la corsa del francese è davvero finita. Il ritmo era presente (Ocon ha recuperato da ultimo a 11°), la fortuna molto meno. I segnali, però, continuano ad essere ottimi sotto la pioggia.
PIERRE GASLY, 13°: 🏁🏁
I grandi assenti del Gran Premio di Turchia. A differenza dei piloti Ferrari o di quelli McLaren, i due alfieri Alpha Tauri si trovano impossibilitati ad attivare le mescole anche alla domenica, confermando il pessimo ritmo delle qualifiche. La corsa ha il sapore di un calvario, e Gasly finisce dietro alla vettura gemella principalmente a causa del pit-stop aggiuntivo. Pierre non ha grosse colpe, ma se si corre con il casco di Senna ad Imola, poi sotto l’acqua serve andare oltre la propria monoposto…
DANIIL KVYAT, 12°: 🏁🏁
Le difficoltà dovute alla AT01 sono le stesse descritte nel commento alla corsa di Gasly. A cambiare è il migliore sfruttamento delle coperture del russo, unico ad evitare il secondo stop assieme ad Hamilton e Perez, e un sabato letteralmente nel pallone a differenza del francese. I punti, però, rimangono lontani anni luce.
SERGIO PEREZ, 2°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Una corsa meravigliosa: attenta, veloce, totalmente priva di errori. Non avesse incontrato Giovinazzi nel giro finale del Q3, Perez avrebbe molto probabilmente colto la pole position, e poi chissà… La vittoria sfuggita non toglie però nulla alla prestazione del messicano. Il paradosso della riluttanza dei vertici Red Bull nel metterlo sotto contratto non risiede nel rinunciare alle sue qualità nella gestione gomme, agli sponsor che lo accompagnano o ai punti che garantirebbe in classifica costruttori; piuttosto, non si comprende perché non si sfrutti l’occasione di affiancarlo a Verstappen, donando all’olandese una possibilità di crescita senza pari; basterebbe questa motivazione a convincere qualunque scettico.
LANCE STROLL, 9°: 🏁🏁🏁🏁
Nel racconto della corsa di Stroll non può non pesare l’eccellente qualifica, che lo vede cogliere una straordinaria pole position capace di zittire diversi critici. La Racing Point è forse troppo assettata verso il bagnato, e l’asciugarsi della pista vede le vetture rose perdere gradualmente competitività, ma Lance convince per tutti e 32 i giri durante i quali conduce il GP. La strategia lo sfavorisce, così come un detrito che rovina l’ala anteriore, però non basta a difendere il massimo dei voti: nell’ultima parte di gara il canadese va in confusione, commettendo ripetutamente lo stesso errore (lungo all’ultima curva) durante i duelli. Il suo fine settimana rimane comunque un’eccellente risposta alle recenti difficoltà.
KIMI RÄIKKÖNEN, 15°: 🏁🏁🏁
Kimi sfrutta ottimamente il tesoretto di chilometri accumulato nelle prove libere del sabato per brillare in qualifica. L’ottava casella in griglia rappresenta il miglior risultato stagionale per una vettura decisamente in difficoltà sul giro secco; sfortunatamente, però, è proprio alla domenica che la C39 si perde completamente, smarrendo sempre più prestazione man mano che la pista s’asciuga. Raikkonen può poco, anche se finisce per incappare in qualche errore non da lui.
ANTONIO GIOVINAZZI, DNF: 🏁 🏁
Vietato scordarsi l’eccellente qualifica, con Antonio capace di agguantare il primo Q3 stagionale. La domenica però inizia malissimo, dato che l’italiano vola s’insabbia durante i giri di ricognizione, e termina dopo una decina abbondante di giri a causa di un guasto. Non avrebbe probabilmente potuto sfruttare la corsa folle, ma di certo deve evitare exploit negativi come quelli del pre-gara; l’immagine, in Formula Uno, a volte conta più dei risultati.
ROMAIN GROSJEAN, DNF: 🏁
L’ultima frase del commento alla sua corsa a Imola recitava: ‘la testa, ormai, è già da un’altra parte’. Magari non è così, magari è solo un’impressione, ma Romain viene inquadrato solo quando si tocca con Latifi o finisce in testacoda da solo. La Haas probabilmente non funziona, e lui non ha mai brillato sul bagnato, però merita di non finire la sua avventura in Formula Uno così.
KEVIN MAGNUSSEN, DNF: 🏁 🏁 🏁 🏁
Il fine settimana di Magnussen è stato magistrale. In qualifica paga ingiustamente l’aver rispettato le doppie bandiere gialle, finendo fuori dal Q1 mentre chi verrà poi penalizzato partecipa tranquillamente al Q2. In gara è ottimo 10° fino a quando la squadra non gli fissa una ruota ai box. I punti erano alla sua portata, e rimane un mistero il perché non abbia ancora firmato un contratto in Indycar, FE o nel mondiale Endurance.
GEORGE RUSSELL, 16°: 🏁
Dopo la figuraccia di Imola, Russell sbatte all’entrata dei box durante i giri di formazione. Collezionata la gaffe, in gara non trova mai prestazioni accettabili, finendo ultimo tra i classificati. Sarà colpa della monoposto, ma lui in questo periodo fatica decisamente.
NICOLAS LATIFI, DNF: 🏁
A voler essere maligni, si potrebbe pensare che il ritiro lo abbia salvato dall’ennesimo testacoda. È un peccato, perché Latifi è sempre solare, gentile e disponibile, e nel corso della stagione ha mostrato concreti miglioramenti. In condizioni tanto complesse, però, si smarrisce del tutto.
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