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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Le Bandiere a Scacchi del Gran Premio d'Italia


LiveSportPhoto.it / Shutterstock.com Monza, 08 Settembre 2019. Charles Leclerc (16, Scuderia Ferrari) e Lewis Hamilton (44, AMG Mercedes) durante il Gran Premio Heneken d'Italia 2019

Un Leclerc fenomenale firma la seconda vittoria della sua carriera davanti ad un pubblico in visibilio, con una lezione di difesa della posizione che entrerà negli annali. Le Mercedes “limitano i danni” uscendo dall’Autodromo con più punti di tutti, in Renault si torna a guidare il centro gruppo mentre Vettel sprofonda ancora nei suoi fantasmi. Vediamo allora quante bandiere a scacchi hanno guadagnato i piloti nel Parco Reale.


LEWIS HAMILTON, 3°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Il campione del mondo in carica conferma l’ottimo feeling che da sempre lo lega al tracciato brianzolo. Veloce sul giro secco (dove il compagno di squadra si sacrifica puntualmente nel donargli la scia), in gara pressa Leclerc senza sosta, soprattutto quando calza gomme medie dopo il pit-stop. Finisce per desistere, ma le palesi difficoltà mostrate da Bottas appena giunto in scia alla Ferrari sono la cartina tornasole delle incredibili qualità dell’alfiere Mercedes: avrà anche la vettura migliore, ma solo lui è capace di spingerla fino ai suoi limiti, se non oltre.


VALTTERI BOTTAS, 2°: 🏁 🏁

Avete presente il classico commento da colloquio tra insegnanti e genitori: “il ragazzo è bravo, ma non si applica”? Bene, perché il povero Valtteri a volte sembra mettercela tutta per dimostrare che è possibile anche il contrario. E se in realtà qualche spiraglio di luce proviene come al solito dalle prove cronometrate, in gara nei momenti topici continuano ad urgere miglioramenti, data la spaventosa frequenza con la quale è arrivato ad accarezzare i limiti delle prime due varianti appena giunto negli scarichi di Leclerc. Dal GP di Spagna Lewis ha alzato l’asticella, mentre il finlandese è rimasto fermo al salto precedente; un livello notevole, ma lontano da quanto serve per puntare al titolo.


SEBASTIAN VETTEL, 13°: 🏁

Qualunque appassionato di corse, non necessariamente tifoso Ferrari, non può che trovarsi col cuore spezzato davanti alla situazione in cui è finito Sebastian. Che, ricordiamolo, prima di essere un tetracampione del mondo rimane un ragazzo di trentadue anni in preda ad una crisi di confidenza difficilmente vista prima nella storia delle corse. Trovarsi poi vittima della prima dimostrazione di cattiveria da campione di Leclerc, in un sabato in cui anche lui viaggiava forte, di certo non lo ha posto nella migliore delle condizioni; ma se la sua reazione è cadere nell’ennesimo, banale e sconcertante errore, corredato da un rientro in pista per il quale ha rischiato ben più della penalità poi ricevuta, allora solo Seb può davvero salvare sé stesso. Dentro o fuori la Scuderia, questo starà alle parti deciderlo. Intanto c’è solo da stargli vicino.


CHARLES LECLERC, 1°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

Spietato, sempre. Durante le qualifiche, quando non fa nulla per sbrogliare la matassa di un pazzo finale di Q3, finendo per non tirare la scia in tempo al compagno di squadra, mostrando quella propensione al cinismo classica dei più grandi di sempre. Durante la corsa, quando si difende da un futuro sei volte campione del mondo in maniera magistrale ed al limite della sanzione, rimediando anche una bandiera bianco-nera, ma mai andando a sfociare nella palese scorrettezza. Una vittoria fenomenale, capace di suscitare emozioni sopite da tempo, di lasciare col fiato sospeso milioni di spettatori in una danza durata cinquantatré interminabili giri. I piloti capaci di tingere di rosso Monza entrano di diritto in una dimensione speciale della Storia delle corse, di cui Charles sembra poter scrivere un nuovo, esaltante capitolo.


MAX VERSTAPPEN, 8°: 🏁 🏁 🏁

Fuori dai radar a cui ci ha abituato, penalizzato dal trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato (primo giro, prima variante, in fondo al gruppo) a causa del cambio di Power Unit, Max in realtà agguanta comunque qualche punto. Arrivando ottavo nonostante un cambio d’ala ed una VSC sfavorevole. Si sapeva in fondo, è tradizione una Red Bull con qualche difficoltà nei lunghi rettifili dello Stradale, ma quest’anno è mancato anche quello che poi finiva per essere sempre un interessante passo gara, capace di avvicinare nuovamente le vetture austriache alla vetta. Il pensiero corre a Singapore, dove si aspetta una prestazione nuovamente da piani alti. Sempre che la prima curva sia passata indenne, s’intende.


ALEXANDER ALBON, 6°: 🏁 🏁 🏁

Il pilota thailandese mostra gran carattere nel sorpasso alla McLaren di Sainz, salvo poi tirare troppo la corda alla successiva prima curva di Lesmo, dove finisce per perdere preziose posizioni ed il treno delle Renault. Veloce in qualifica, finito anche lui senza tempo nel perverso gioco di scie, sta quanto meno dimostrando maggiore combattività di Gasly sulla seconda Red Bull. Probabile il suo stile di guida si sposi meglio alla creatura dell’equipe di Newey, saranno però le prossime gare, dove ci si aspetta che il suo compagno lotti per la vittoria, a farci capire se potrà aspirare ad un volante anche per il prossimo anno.


DANIEL RICCIARDO, 4°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Per la prima volta in stagione, finalmente, Daniel mostra il suo proverbiale sorriso perché davvero felice, non per sdrammatizzare l’ennesima performance imbarazzante della vettura transalpina. Che invece respirando aria brianzola ritrova prestazioni ed affidabilità: le seconde avrebbero sempre dovuto esserci, le prime danno sicuramente morale, ma rischiano di essere circoscritte solo alla specifica tipologia di tracciati, citofonare Maranello per ulteriori informazioni. Resta però l’incisività di Daniel, che surclassa il compagno in tutte le fasi del weekend, a parte la partenza. In queste zone di classifica ha dimostrato di poterci sguazzare, giallona permettendo.


NICO HÜLKENBERG, 5°: 🏁 🏁 🏁

Vive un weekend dove sfrutta in maniera più che sufficiente il potenziale medio alto della vettura, azzardando addirittura il sorpasso della Ferrari di Vettel al primo passaggio alla Roggia, con una manovra foriera di pessimi ricordi per i tifosi della Rossa. Dopo la fiammata iniziale conclude però dietro al maggiormente brillante compagno di squadra. Ancora senza sedile per la prossima stagione, in realtà conferma di meritarne quanto meno uno in Haas, sperando di arrivarci quando lo psicodramma da gara della scuderia statunitense sarà già terminato.

KEVIN MAGNUSSEN, NC: 🏁 🏁

Fa quasi tenerezza: da quando ha più o meno messo la testa a posto, a parte l’attrazione fatale verso la carrozzeria del compagno di squadra, la monoposto è caduta in una spirale di risultati in gara inspiegabili tanto per i piloti, quanto per il team e tutti gli addetti ai lavori. Risultati che iniziano a scarseggiare anche in qualifica, rendendo semplicemente più veloce – ed indolore – la caduta in gara. Così, quando il pilota danese si apre desolato alla radio chiedendo il cambio degli pneumatici spiattellati dopo un bloccaggio in prima variante, per poi concludere la sua corsa fermato da un problema idraulico, non si può che riconoscere come, almeno in queste ultime gare, lui stia facendo tutto il possibile.


ROMAIN GROSJEAN, 16°: 🏁 🏁

Si potrebbe quasi copiare ed incollare il giudizio espresso per il compagno di squadra. Se non che Romain in partenza rimane vittima incolpevole di un tamponamento che gli fa perdere diverse posizioni, lasciandoci sempre e comunque perplessi davanti alla notevole capacità attrattiva che la sua monoposto esercita sulle altre. Finisce davanti al solo Kubica, sperimentando intanto un testacoda in uscita dalla variante Ascari e un doppio pit-stop nel tentativo di rimediare ad un pessimo assetto aerodinamico. Sicuramente la vettura crea grattacapi, lui però sembra soffrirne molto di più del compagno. Il che potrebbe creare qualche problema in sede di riconferma, con un Nico Hülkenberg sempre più minaccioso.


CARLOS SAINZ JR, NC: 🏁 🏁 🏁

Avesse finito la corsa al sesto posto, dove si trovava prima del cambio gomme, Carlos avrebbe anche meritato una bandiera in più. Non tanto per quanto mostrato in qualifica, dove è riuscito a lanciarsi grazie alla prontezza di riflessi del team, quanto per la costanza incredibile che anche in una gara sfavorevole alla McLaren stava riuscendo a mostrare. Un vero martello nel ritmo, sta dimostrando ottime qualità nello sfruttare tutto il potenziale della rediviva vettura Papaya. Il rammarico per la ruota persa ai box non può che essere tanto, ma si riprenderà senza alcun problema.


LANDO NORRIS, 10°: 🏁 🏁

Il cappello da pioggia del suo idolo Valentino Rossi, oggetto di moda curioso che ha nettamente rubato la scena in autodromo e sui social durante il weekend del GP, non ha portato la fortuna sperata. In realtà Lando il suo onesto compitino a casa lo porta: vittima della sostituzione della Power Unit, si trova a partire qualche posizione più indietro del solito, e le doti non eccelse in percorrenza dei rettifili della monoposto che guida non lo aiutano nella risalita del gruppo. Chiude comunque a punti, quanto però è più curioso notare è come un suo decimo posto sia ormai considerato quasi negativo, se non deludente; chi lo avrebbe mai detto durante i test invernali?


SERGIO PEREZ, 7°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Paga ancora una volta un problema al motore Mercedes (il che sicuramente è un campanello d’allarme, almeno per le scuderie clienti), ma rimonta alla grande tenendosi dietro anche un pilota del calibro di Max Verstappen grazie all’importante velocità di punta. Certo, viste le prestazioni di Spa e la velocità del suo compagno di squadra nella prima parte di gara, forse si poteva addirittura chiudere in zona Renault. La realtà è che Sergio sta contribuendo, assieme soprattutto alla squadra elvetica stessa, al consolidamento del sorpasso ai danni di Alfa Romeo da parte di Racing Point. Sembrerà poco per una squadra che due anni fa terminava quarta, in realtà vista la partenza in campionato è già un bel traguardo.


LANCE STROLL, 12°: 🏁 🏁

Il pilota canadese deve avere qualche connessione particolare con i tracciati a basso carico intervallati da diverse chicane. La gara migliore sull’asciutto in questa stagione l’aveva disputata a Montreal, e dopo delle qualifiche più che positive, anche a Monza veleggiava in zona punti fino a quando non è stato vittima del rientro in pista scomposto (eufemismo) di Seb Vettel. Salvo poi compiere il medesimo gesto, mancante solo di toccata, verso l’innocente Gasly. Reazione che accarezza, anche con un certo vigore, i limiti del comico. Gara in linea con una stagione a dir poco difficile, in attesa di miglioramenti persistenti che faticano ad arrivare.


KIMI RÄIKKÖNEN, 15°: 🏁 🏁

Solitamente Monza ne esalta le sensibilità di guida. Invece questo weekend proprio non trova la quadra, risultando sì più veloce del compagno di squadra, seppur di poco, ma estremamente falloso. Il rapporto con la parabolica si trasforma in un’intima e personalissima replica del Muro dei Campioni di Montreal, con il secondo botto in Q3 che lo porta a partire dalla pit-lane il giorno seguente. La domenica è rallegrata solo dal team radio in cui chiede il cambio di volante prima del via; la squadra sbaglia invece la scelta delle gomme, ed il finlandese, colpito da 10’’ di stop and go, non può che portare a casa un misero quindicesimo posto, staccatissimo dalla zona punti.


ANTONIO GIOVINAZZI, 9°: 🏁 🏁 🏁

Un ottimo Antonio estrae il massimo potenziale dalla sua Alfa Romeo nella gara di casa. Oggettivamente Red Bull, Renault e Racing Point erano fuori portata, mentre ci si poteva difendere dalla McLaren: detto fatto, Antonio ha concluso davanti a Norris ed approfittato del ritiro di Sainz. Peccato che in ottica mondiale costruttori sia troppo poco: pesa la svista in Germania e pesano le ultime sfortunate gare di Kimi, mentre la vettura, seppur altalenante, forse meriterebbe di più. È anche vero che la squadra è giovane, e se Antonio nelle prossime sette gare continuerà a guidare come domenica, la riconferma sarà sempre più vicina.


DANIIL KVJAT, NC: 🏁 🏁 🏁

Il giudizio rimane sospeso a causa dell’esplosione del suo motore, per altro non benaugurante vista la relativa freschezza. Quanto fatto vedere fin lì era però di assoluto livello il che, se fossi nel Dr. Marko, mi lascerebbe almeno con qualche dubbio rispetto la scelta del pilota da affiancare a Verstappen nel 2020. Albon è sì giovane e si sta già ambientando, ma il pilota russo mostra ad ogni gara prestazioni sempre più convincenti. Incredibile pensare come i due siano stati ripescati solo l’autunno scorso dopo pesanti bocciature.


PIERRE GASLY, 11°: 🏁 🏁

Termina a ridosso della zona punti nonostante l’escursione dovuta alla manovra creativa di Stroll. Forse manca un po’ di passo rispetto al compagno di squadra, di certo sembra aver ingranato una marcia diversa rispetto al recentissimo passato in RB. Che la monoposto di Newey proprio non si sposi con il suo stile di guida? Che la pressione del confronto con la stella della stagione lo stesse eccessivamente distraendo? Non si saprà forse mai con certezza, comunque Pierre merita almeno un’altra chance in Toro Rosso. E non solo per la mancanza di serie alternative.


GEORGE RUSSELL, 14°: 🏁 🏁 🏁

Surclassa come al solito il compagno di squadra. Dispiace dirlo, ma è così. Ed in realtà mostra per assurdo i piccoli ma significativi progressi della vettura; nella gara che si prefigurava come la più complessa per il team, affrontata con un pacchetto aerodinamico palesemente inadeguato, la monoposto inglese in realtà si comporta meglio del previsto, sfruttando quel poco di carico ritrovato con gli ultimi aggiornamenti concettuali introdotti nel filotto di gare estive. George conduce impeccabilmente la vettura, non commette errori, si lascia dietro un’Alfa ed una Haas, pur azzoppate, e prova addirittura a non rendere semplice il sorpasso al rimontante Vettel. Di più è impossibile. Credo lo sappiano anche in Mercedes, dove forse un motivo alla cessione di Ocon si deve cercare proprio nei pressi del garage numero 63.


ROBERT KUBICA, 17°: 🏁 🏁

Desolatamente ultimo, Robert sembra soffrire molto di più del compagno l’assurda situazione davanti al quale è stato posto dalla Williams durante questa stagione. I ritardi sconcertanti dei test invernali hanno penalizzato lui più di chiunque altro, ponendolo davanti all’impresa di ritrovare automatismi e sensazioni dentro ad una monoposto mal gestita e sofferente, in maniera amplificata, di quella imprevedibilità nel rapporto con la finestra di utilizzo che tante altre scuderie hanno riscontrato. La strada è rimasta in salita durante tutta la stagione, dove Monza non ha purtroppo rappresentato un mutamento di prospettive. Situazione molto triste, data la storia meravigliosa del polacco.

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