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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Le Bandiere a Scacchi del Gran Premio degli Stati Uniti

Motorsports Photographer / Shutterstock.com

Austin, tracciato tra i più completi del mondiale, premia ancora una volta in questa stagione la monoposto regina in quanto a prestazioni, la Mercedes W10. Le frecce d’argento ottengono una vittoria dominante, aiutate dalla giornata nera vissuta in casa Ferrari. L’atmosfera nel paddock texano si fa rovente per le polemiche sul motore emiliano, mentre a centro gruppo emergono grandi prestazioni e non vengono risparmiate ruotate oltre il regolamento. Scoprite con noi quante bandiere delle 5 disponibili hanno conquistato i piloti del mondiale.


LEWIS HAMILTON, 2°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Non ottiene il massimo dei voti solo a causa di un Q3 imperfetto, durante il quale non trova un giro pulito in nessuno dei due tentativi portati a termine. Ci e si regala, però, una corsa magistrale, nella quale porta a termine la svantaggiosa strategia del singolo stop rischiando di vincere (e compie un sorpasso pregevole ai danni del pur danneggiato Vettel). È vero, quando i due alfieri Mercedes spingono così, mostrandoci il vero potenziale della W10, un po’ vacillano le speranze di vedere il prossimo anno un campionato combattuto. Termina secondo, dietro a Bottas, aiutato dalle bandiere gialle nei due giri finali nel difendere la posizione dal rimontante Verstappen. Suggella la conquista del mondiale con una prestazione maestosa: in fondo è pur sempre un sei – SEI, 6 – volte iridato.


VALTTERI BOTTAS, 1°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

Il buon Valtteri, è innegabile, risulta essere avvolto da un’aurea sempre più fantozziana. Nel giorno in cui azzecca la gara della vita, vincendo una corsa difficile, complessa, contro un compagno di squadra quasi imbattibile che supera due volte in pista (avvantaggiato da coperture più fresche, ma pur sempre con la vittoria in gioco), nessuno, e dico nessuno, se lo fila. Ottiene una Pole strepitosa al sabato, completando un giro pulitissimo, poi mostra velocità, ritmo ed aggressività durante la gara. Peccato non serva più a nulla in ottica mondiale. E non pensiamo sarebbe mai potuta andare diversamente, in fondo. Se vuole giocarsi il mondiale nel 2020, ogni giornata dovrà essere al livello di quella appena vissuta ad Austin.


SEBASTIAN VETTEL, NC: 🏁 🏁 🏁 🏁

Merita di certo una sufficienza politica data l’eccellente qualifica portata a termine, dove artiglia il secondo posto a 12 millesimi dalla pole. Purtroppo per lui, quest’anno, partire dal lato sporco della griglia di partenza del COTA si rivela realmente penalizzante, come ben sa il suo compagno. Alla prima curva si ritrova terzo, passato da Verstappen, ma nel settore seguente capisce subito come ci sia qualche problema con la vettura, che soffre di un enorme sottosterzo. Al momento della scrittura di questo pezzo non si conoscono le cause di ciò, e se fosse conseguenza – o in parte causa - del collasso del tirante della sospensione posteriore destra avvenuto al giro 8. Lui resiste come può per qualche tornata, riuscendo a rimanere miracolosamente vicino a Ricciardo. Controlla infine alla grande la monoposto al momento della rottura, evitando un incidente pericolosissimo, per lui quanto per chi seguiva. Si merita perciò una bandiera in più.


CHARLES LECLERC, 4°: 🏁 🏁 🏁 🏁

In un fine settimana sfortunatissimo, Charles non può fare davvero di più. Con un motore stanchissimo (unità numero 2, il cui motore endotermico è stato introdotto a maggio a Barcellona!!) ed avendo perso tutte le prove libere 3, conclude le qualifiche ad un decimo dalla Pole. Parte male dalla quarta casella, causa sporco, ma da subito si accorge di non avere ritmo. La SF90 è andata completamente in crisi d’assetto durante la corsa di Austin, disputatasi due ore prima delle qualifiche e con un clima ben più caldo. La monoposto non riesce minimamente a far lavorare il treno anteriore delle coperture medie, così Leclerc conduce un primo stint catastrofico, alla fine del quale ha già accumulato gran parte del distacco patito a fine gara. Servirà indagare quanto successo, ultimo scherzo di una vettura molto, molto incostante in stagione. Con le gomme Hard e le Soft il passo migliora, seppur ancora risulti distante da quello dei primi, ma in fondo su una pista iper-esigente come quella texana può essere comprensibile. Charles non può fare di più, sperando non debba pagare – come molto probabile invece – penalità ad Interlagos.


MAX VERSTAPPEN, 3°: 🏁 🏁 🏁 🏁

L’ottimo voto se lo merita, per una gara e delle prove cronometrate solide, combattive e fruttuose, al massimo delle possibilità della RB15. Quanto invece è vergognoso è ciò che dichiara alla TV olandese Ziggo Sport: “la prestazione della Ferrari rispecchia quanto accade quando smetti di barare.” Ora, tanto è stato detto e avrete letto riguardo alla querelle in merito alla Power Unit Ferrari. E basterebbe, in fondo, citare Ross Brawn a riguardo: “gli avversari (accusatori aggiungiamo noi) della rossa vedono nei dati quanto vogliono vedere”. Noi però, che siamo dei Capitan Precisetti, teniamo a ricordare a Max che la debacle Ferrari ha palesemente altre e ben più importanti concause (gestione catastrofica delle coperture), che Leclerc ha montato un’unità tanto poco fresca quanto storicamente assetata di carburante (ed Austin a riguardo è una pista complicatissima) ma che, soprattutto, basterebbe saper leggere i dati per capire che le direttive riguardo al flussometro non hanno cambiato un bel niente nell’unità propulsiva di Maranello. Se Vettel in qualifica, per la prima volta nell’anno, quasi ottiene il record nei due settori più guidati, e sono settori esigentissimi a livello di carico aerodinamico, rimanendo comunque il più veloce in rettifilo, non sarà che forse, per far sopravvivere (nelle speranze) le gomme, la Ferrari ha caricato all’inverosimile le ali? La SF90, senza tale accorgimento, mai e poi mai avrebbe perso solo mezzo decimo nel settore più lento e guidato, neanche quella aggiornata dopo Singapore (come l’ultimo settore di Sochi dimostra). Ecco che allora le sue meschine dichiarazioni, oltre che essere per niente furbe e poco eleganti (in fondo a primo acchito il dubbio che la direttiva tecnica pre-Austin abbia avuto effetto sorge a tutti), magari potrebbero rivelare quanto ancora sia malleabile dal team, che lo potrebbe sfruttare per mandare messaggi, ma in realtà ci fanno capire come lui sia, bonariamente, un citrullo dal punto di vista mediatico. Hamilton al sabato ha fatto intendere lo stesso ragionamento senza esporsi a figuracce planetarie. Non ci resta, allora, che augurare a Max di togliersi di dosso la miscela esplosiva di complessi d’inferiorità ereditati dal padre (ridicolizzato da Schumi in Benetton) e dalla Red Bull, scuderia che si inserisce nella lunga lista di complessati inglesi rispetto alla Ferrari, protagonisti della F1 d’oltremanica scavati da un molto mal celato senso di invidia totale nei confronti di un piccolo costruttore modenese che ne ha oscurato, per sempre, l’immagine nelle corse.


ALEXANDER ALBON, 5°: 🏁 🏁 🏁

Austin non sorride totalmente al ragazzo thailandese, che fatica in qualifica rispetto a Verstappen, il che è accettabile, ed è coinvolto al via in uno sfortunato contatto con Sainz. Obbligato allo stop, monta gomme Medie poiché il suo treno di Hard, nella notte, ha subito una crepa da freddo (nessuno scherzo) ed è inutilizzabile. Forse in Red Bull erano troppo presi a chiedere chiarimenti riguardo al motore Ferrari. Alex rimonta però bene, senza commettere errori, ed ottiene il minimo indispensabile con una vettura da top-team. Aggiunge un altro tassello alla sua caccia alla riconferma, anche se servirà di più, nel corso del tempo, per raggiungere Verstappen.


DANIEL RICCIARDO, 6°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

L’australiano brilla come probabilmente nessun altro ad Austin. Vince la gara degli “altri” resistendo nel finale all’arrembante Norris, forte di coperture più fresche data la seconda sosta effettuata pochi giri prima, mentre Daniel ha degli pneumatici Hard ormai a fine vita. Ottiene il massimo in qualifica (8°), mentre in corsa sfrutta il ritmo migliore rispetto alle McLaren della sua Renault. È velocissimo, costante, di nuovo preciso nei sorpassi e, durante le interviste, regala momenti divertenti alternati a dichiarazioni mai banali. Ancora una volta ripetiamo come meriti una vettura capace di molto, molto di più.


NICO HÜLKENBERG, 9°: 🏁 🏁

Nico, senza ormai la possibilità di finire in Alfa Romeo, conclude al nono posto la sua – per ora – terzultima gara in carriera in F1, nonostante parta dall’undicesima casella in griglia, solitamente favorevole nella lotta a centro gruppo, data la possibilità di scegliere liberamente la mescola con la quale partire. Invece ha un ritmo ben peggiore del compagno di squadra, dal quale termine staccato. L’aria di Interlagos lo ha più volte esaltato in carriera (Pole nel 2010 con Williams, gara condotta per quaranta giri nel 2012 con Force India): gli auguriamo sia così anche questa stagione, dato che non merita di concludere un comunque bellissimo viaggio con prestazioni del livello di Austin.


KEVIN MAGNUSSEN, NC: 🏁 🏁 🏁

Sembrava promettere di più, per il danese, il GP texano. Dopo una qualifica più che positiva rispetto al recente passato, ed una primissima parte di gara in rimonta fino al 9 posto, Kevin finisce per soffrire degli ormai cronici problemi di passo della VF19. Passato da un po’ tutti a centro gruppo, a tre giri dal termine gli esplode il freno anteriore destro costringendolo all’insabbiamento, evento che fa esporre provvidenziali bandiere gialle per chi si trova in difficoltà con gli pneumatici (Hamilton e Ricciardo su tutti). Mostra, come tante volte in precedenza, un bel carattere: peccato la sua Haas non gli assomigli per niente.


ROMAIN GROSJEAN, 15°: 🏁 🏁

Ultimo tra i doppiati di un giro, Romain conclude la sua corsa davanti alla sola Williams di Russell. Fatica tantissimo tutto il weekend, dopo che una rottura all’ala posteriore prescelta per il weekend (dovuta ad un incidente mentre prova una nuova ala anteriore al venerdì) costringe il team a montargliene una specifica eccessivamente carica per Austin. Non ha di conseguenza mai il passo del compagno di squadra, e l’unica nota positiva della sua gara è il pregevole doppio sorpasso in pieno Snake a Giovinazzi e Kvyat nel corso del primo giro, dimenticato dalla regia ma al livello di quello compiuto da Hamilton ai danni di Vettel.


CARLOS SAINZ JR, 8°: 🏁 🏁 🏁

In una gara che mette in difficoltà le vetture fortissime in qualifica ma meno in forma sul passo gara, a causa di monoposto intrinsecamente mancanti nella qualità del carico generato (Ferrari docet), Carlos riesce a difendere molto bene una preziosa 8° posizione, anche se ormai in McLaren si comincia a puntare verso obbiettivi ben più alti. Paga il contatto al via con Albon, a causa del quale perde qualche posizione, e la scelta del team di mantenere lui e non il meglio posizionato Norris sulla penalizzante strategia a sosta singola. Il suo passo rimane comunque pregevole e, quando realmente conta, in qualifica rifila 3 decimi al compagno di squadra dopo essergli rimasto dietro per tutte le prove cronometrate.


LANDO NORRIS, 7°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Lando mostra probabilmente il miglior stato di forma della stagione in Texas. Velocissimo sul giro secco (non gli riesce solamente l’ultima zampata in Q3 rispetto a Sainz), il quasi ventenne inglese mostra un ritmo praticamente pari a quello dell’impressionante spagnolo in gara. Completa un primo giro combattivo nel quale passa in due curve Ricciardo e Vettel, non due piloti qualunque, e si rivela capace di sfruttare al meglio le coperture fresche montategli per l’ultima decina di giri, durante i quali si mangia buona parte dei contendenti per i punti arrivando a mettere pressione addirittura allo stesso Ricciardo, primo degli altri. Porta finalmente a casa punti pesanti, figli di una corsa incisiva e pulita.


SERGIO PEREZ, 10°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Ottiene l’ultimo punticino disponibile partendo dalla pit-lane, il che basterebbe già a dimostrare l’ottima consistenza della gara del messicano. Andando più in profondità, la notevole abilità nel gestire le coperture gli permette di battagliare nel finale di gara con le più veloci Toro Rosso, entrambe con una gara impostata sulla più redditizia doppia sosta. Ha la meglio nel contatto con Gasly, a causa del quale il francese si ritira, mentre Kvyat lo riesce a sopravanzare nel corso dell’ultima tornata, con un sorpasso giudicato però irregolare e conseguentemente penalizzato, il che ridà la posizione a Sergio. Difficilmente avrebbe potuto fare molto di più senza la penalità affibbiatagli al venerdì, ma in fondo un’incomprensione tra i meccanici ed il muretto (dovevano cambiare le gomme alla vettura di Stroll, non alla sua), nella confusione del salto del peso a fine sessione, può capitare. Anche a team esperti come Racing Point, al di là del recente cambio di nome.


LANCE STROLL, 12°: 🏁

Il povero Lance continua la striscia di risultati negativi nella quale si trova intrappolato, salvo Suzuka, ormai da diverse gare. Fatica moltissimo con il bilanciamento della vettura, senza riuscire a portare il treno anteriore in temperatura, il che lo costringe ad uno spaventoso dritto alla terza curva del GP. Si ritrova così dietro alle Williams, ma una volta superate le vetture di Grove non ha molte possibilità di raggiungere la zona punti, visto che le difficoltà di passo continuano senza mostrare segni di miglioramento. Urge una corsa positiva, capace di ridare morale, prima della fine della stagione.


KIMI RÄIKKÖNEN, 11°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Finalmente una gara positiva per Iceman, come lui stesso ammette. Arriva non lontano dalla zona punti, nella quale soggiorna per buona parte della corsa grazie ad una prima porzione efficacissima su gomme Soft. Purtroppo però, per mantenere il ritmo del resto del centro gruppo, montate le gomme Hard deve esagerare nell’imporre un ritmo superiore a quello naturale della C38, il che distrugge le coperture stesse impedendogli di mantenere il 10° posto. Si vede però, innegabilmente, come ci abbia messo tanto, tanto del suo.


ANTONIO GIOVINAZZI, 14°: 🏁 🏁

Antonio paga una vettura molto in difficoltà, dalla quale non riesce ad estrarre un buon passo in corsa. Più veloce del compagno in qualifica, viene comunque eliminato in Q1, e dopo una partenza senza problemi semplicemente manca di passo. Notizia di oggi, la prossima stagione manterrà il sedile in Alfa Romeo. E se Austin si è confermata una corsa difficile, Vasseur e colleghi confermano con la loro decisione di aver colto quanto di buono Giovinazzi ha più volte mostrato in stagione. Buon lavoro!


DANIIL KVYAT, 12°: 🏁 🏁

Il russo dopo le qualifiche sostiene come, per la prima volta in stagione addirittura, si sia trovato realmente confortevole al sabato con la STR15. Sensazioni negate da una domenica molto più difficile, nonostante comunque il giorno prima fosse rimasto lontano dalle prestazioni di Gasly. Al termine della corsa, grazie al ritiro del compagno, Daniil ha la possibilità di passare Perez: prova a farlo in curva 15, la strettissima piega al termine del complesso di curve lente, ma allunga troppo la frenata, colpisce il cordolo e frana su Perez, rovinandone l’ala anteriore, il che inibisce il contrattacco dello stesso messicano. Kvyat viene penalizzato di 5 secondi, correttamente a parere di chi scrive dato che, come dice un amico di SENZAF1ATO, nelle situazioni limite conta tanto il recare o meno danni tangibili all’avversario. Il russo la pensa diversamente, sentendosi preso di mira: riuscirà a completare un ultimo giro pulito in Brasile?


PIERRE GASLY, NC: 🏁 🏁 🏁

Complessivamente più rapido in tutto il weekend rispetto al compagno di squadra, Pierre meriterebbe di confermare in gara il 10° posto conquistato dopo le qualifiche, regalando a Toro Rosso una lunghezza di vantaggio rispetto a Racing Point. Il consumo delle gomme eccessivo lo costringe però ad una sosta supplementare, dopo la quale è costretto ad una rimonta che termina con la sospensione rotta in seguito ad un contatto con Perez. Il quale poi, grazie alla penalizzazione di Kvyat, otterrà per la scuderia rosa il punto necessario ad ottenere un piccolo vantaggio nella corsa al sesto posto. Pierre rimane però, senza dubbi, un pilota ritrovato dopo la retrocessione in Toro Rosso.


GEORGE RUSSELL, 17°: 🏁 🏁 🏁

L’ottima performance nelle prove cronometrate, al termine delle quali risulta vicino ad altri team, non si ripete in gara, dove l’eccessiva lentezza della sua Williams non gli permette di andare oltre una mesta 17° posizione, doppiato due volte e classificato addirittura alle spalle del ritirato Gasly. Rimane la sensazione che la F1 stia perdendo la possibilità di assistere a grandi prestazioni di un ottimo giovane pilota.


ROBERT KUBICA, NC: NON GIUDICABILE

La corsa di Robert termina al 31° giro, al termine del quale la scuderia lo richiama ai box per ritirare la vettura a causa di una perdita idraulica. Distante dal compagno in qualifica, Robert mostra come al solito un passo gara migliore, ma la rottura è un po’ specchio della conclusione di un’avventura nata sotto i migliori auspici, ma dalla fine lunga e difficile.

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