Mai Safety Car fu tanto provvidenziale: l’ultimo terzo della corsa brasiliana sarà ricordato come uno dei finali di GP più folli della storia della F1 moderna. Sorpassi, controsorpassi, scontri tra compagni di squadra e risultati inaspettati hanno trasformato una gara estremamente strategica in un susseguirsi di colpi di scena imprevedibili. Scoprite di seguito quante bandiere a scacchi, rispetto alle 5 massime, hanno conquistato i piloti del Circus.
LEWIS HAMILTON, 7°: 🏁 🏁 🏁
Primo errore significativo della stagione alla ventesima corsa su ventuno in calendario. Con entrambi i titoli già assegnati o, meglio, conquistati. Il tutto dentro ad un weekend – ed una corsa – in realtà estremamente positivi: veloce in qualifica, limita i danni di un motore a fine vita e che soffre l’altitudine agguantando un’insperata terza piazza. In gara ha un ritmo solo leggermente inferiore a quello di Verstappen con le soft, mentre una volta calzate le medie si avvicina inesorabilmente all’olandese, almeno fino all’uscita della vettura di servizio. La squadra non opta, col senno di poi, per la strategia migliore durante le due neutralizzazioni, con scelte che penalizzano Lewis in entrambi i casi. Colpisce Albon mentre lotta per il secondo posto, rovinandone la grande corsa calcolando male lo spazio di frenata, anche se il thailandese lascia la porta eccessivamente aperta. Il campione del mondo comunque si batte sempre, prova a vincere e surclassa il compagno di squadra sul piano delle prestazioni. E pensare che non ha più alcun obiettivo di classifica.
VALTTERI BOTTAS, NC: 🏁
Interlagos 2019 condensa in un fine settimana tutti, ma proprio tutti, gli aspetti sui quali Valtteri deve lavorare per dare maggiormente fastidio ad Hamilton. Il finlandese atterrato in Brasile sembra il cugino, alla lontanissima, di quello visto in azione ad Austin. Poco incisivo in qualifica, in gara rimane staccatissimo anche dalla Ferrari di Vettel, pur disponendo di una monoposto chiaramente migliore del tedesco nel passo. Dopo la girandola dei pit-stop, si trova dietro a Leclerc, senza riuscire a passarlo nonostante gli si fosse avvicinato viaggiando tre secondi al giro più veloce. Il monegasco si difende come pochi, ma a Bottas, oltre che costanza, spesso sembra mancare quella grinta necessaria a disfarsi molto velocemente di avversari fastidiosi. Il ritiro di una Mercedes ha sempre del clamoroso, vedremo se impatterà con una penalità anche sulla corsa di Abu Dhabi.
SEBASTIAN VETTEL, NC: 🏁 🏁
Batte ancora una volta il compagno in qualifica, evento non scontato ma che ne sottolinea i recenti progressi sul giro secco, in fondo per lunghissimo tempo la specialità di casa. Soffre a causa del lato sporco in partenza, come ad Austin, perdendo così la posizione rispetto ad Hamilton. Fino alla Safety Car conduce una corsa senza acuti ma dal passo estremamente convincente, almeno nei limiti della SF90, leggermente più lenta delle vetture avversarie. Subisce un gran sorpasso di Albon alla ripartenza, che probabilmente non si aspettava, e non riesce a completare qualche giro dopo il contrattacco ai danni del thailandese, ottimo nel difendere la posizione. Due giri dopo, il fattaccio con Leclerc. Non ritorniamo sul contatto e quanto ne seguirà, fatto sta che la manovra di Leclerc, per quanto cattiva, non innesca l'incidente, a differenza della sua. Per questo, secondo chi scrive e per quanto poco serva, un briciolo di colpa in più lo possiede Seb. In particolare nel non riuscire, da ormai troppo tempo, a capire quando è il momento di desistere o non ribadire subito, immediatamente, la sua eventuale superiorità. Un sorpasso all’esterno di curva 4 avrebbe avuto molto più effetto.
CHARLES LECLERC, NC: 🏁 🏁 🏁
Si districa velocemente tra i piloti di centro gruppo, dopo lo scatto dalla quattordicesima casella vista la penalizzazione per il cambio del motore termico. In qualifica non trova un giro senza errori, pur avendo un potenziale minimo da prima fila, mentre in gara, raggiunto il gruppo di testa, non riesce a preservare le gomme gialle più di chi corre con le rosse, pagando il maggior consumo del battistrada della sua rossa. Tutto sommato, grazie alla singola sosta si ritrova quarto e difende benissimo la posizione rispetto al rientrante Bottas. Ritrova passo con le soft alla ripartenza dopo la Safety Car, fino al contatto con il compagno (con il quale aveva precedentemente collaborato senza problemi, lasciandosi passare a gomme finite). Poteva lasciare più spazio, è vero, ma dopo un sorpasso del genere è tanto lecito il suo tentare di difendere la posizione, nonostante le modalità non proprio gentili, quanto il provare un controsorpasso da parte di Seb. Ha la sua fetta di responsabilità nel continuo, inesorabile deterioramento dei rapporti con il tedesco, anche se in questo caso non sembra sia stato scorretto. Che poi qualcuno, dopo il repertorio presentato in stagione, davvero si aspetta esista la parola accomodante nel vocabolario di Charles?
MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁
Semplicemente perfetto. Il prototipo del fine settimana con i fiocchi. Qualifica impeccabile, corsa gestita in maniera esemplare, da mostrare e rimostrare nelle scuole di pilotaggio. Scatta bene al via, mantiene un buonissimo passo, non si fa scoraggiare dalla manovra folle del box Williams che lo espone all’undercut di Hamilton, si sbarazza subito di Leclerc riuscendo così a sfruttare, nel rettifilo successivo, la cattiva gestione della batteria Mercedes per riprendere la testa della corsa. Il box si fida talmente tanto del suo campione che, entrata in pista la vettura di servizio, decide di montargli coperture fresche sapendo che l’olandese non deluderà nell’attacco ad Hamilton. Ovviamente, non si sbagliano: Max conquista il primo posto alla ripartenza, posizione che non mollerà più fino al termine della corsa. Per il bene dello spettacolo, serve sperare non si ritrovi mai tra le mani una vettura appena appena dominante.
ALEXANDER ALBON, 14°: 🏁 🏁 🏁 🏁
Non può che dispiacere per quanto accaduto ad Alex. Anche per il giovane pilota Red Bull la corsa ha due fasi ben distinte: prima della Safety Car, quando mostra un passo accettabile ma lontano da quello del capo squadra (come accaduto al sabato), e dopo l’intervento della vettura di servizio. Conquista infatti il podio virtuale ai danni di Vettel, non un pilota qualunque, con un sorpasso pregevole. Si difende poi egregiamente nei confronti del rientrante Seb, probabilmente leggermente più veloce, e non sapremo mai se sarebbe stato capace di tenere dietro un eventuale arrembante Leclerc. Dopo la seconda neutralizzazione viene attaccato da Hamilton, che gli frana addosso andando lungo in frenata, anche se lasciare tanto spazio all’avversario al Bico do Pato non è idea saggissima. Peccato per il podio, ma si ha la sensazione non tarderà ad arrivare.
DANIEL RICCIARDO, 6°: 🏁 🏁 🏁 🏁
Doveste avere la possibilità di riguardare la corsa, il consiglio spassionato è quello di concentrarsi sull’onboard della vettura numero 3 alla prima ripartenza. Il triplo sorpasso di Ricciardo, nello spazio di quattro curve, ai danni di Perez, Kvyat e Magnussen è una delle azioni più belle dell’intero campionato. Conferma ancora una volta come Daniel meriti molto, molto di più di una Renault per l’ennesima volta mediocre, ed incapace di sfruttare corse folli per conquistare il tanto agognato podio. La gara dell’australiano è macchiata dal contatto con Magnussen, del quale si assume tutte le responsabilità, ma da lì in poi la rimonta è notevole, costruita più su un passo ottimo che su continui ed azzardati sorpassi. Senza il finale folle non sarebbe arrivato a punti, ma coglie al meglio quanto la fortuna gli offre, salvando il quinto posto nel Costruttori della sua scuderia.
NICO HÜLKENBERG, 15°: 🏁
A Parigi, in questo momento, staranno benedicendo l’investimento Ricciardo. Fosse per Nico, al quale forse ormai mancano un po’ le motivazioni, la Toro Rosso avrebbe gli stessi, identici punti della Renault dopo il GP del Brasile. Il che significherebbe sesto posto nella classifica a squadre, un disastro totale per chi puntava ad avvicinarsi ai top-team prima della stagione. I punti di vantaggio sono comunque solo otto, e ad Abu Dhabi servirà la migliore versione del numero 27 per evitare un sorpasso in extremis. Quanto mostrato ad Interlagos, tra qualifica anonima, passo gara lento ed errore nella ripartenza, costato 5’’ di penalità, non è quanto merita il finale di carriera del tedesco.
KEVIN MAGNUSSEN, 11°: 🏁 🏁 🏁
Probabilmente sul garage americano aleggia una maledizione. Non so, una divinità della buona educazione ha visto Drive to Survive, ascoltato il turpiloquio anglo-altoatesino di Steiner ed ha deciso che la Haas avrebbe vissuto nel 2019 una stagione al limite dell’impossibile. Dopo un sorprendente Q3 in qualifica, il danese perde sì qualche posizione a causa del ritmo gara, ma fino al contatto con Ricciardo sembra potersela almeno giocare. La vettura di servizio potrebbe farlo rientrare in gara, anche perché a lui vengono subito cambiate le gomme, ma in troppi sono più veloci a scaldare le coperture di lui, e così Kevin ottiene un mesto undicesimo posto. Non deve vedere l’ora dei test 2020.
ROMAIN GROSJEAN, 13°: 🏁 🏁 🏁
Al povero Romain non ne va proprio bene una. Velocissimo in qualifica, artiglia un ottavo posto che ha del miracoloso, e difende il nono dagli attacchi di Giovinazzi fino al primo pit-stop. Cambiate le coperture in ritardo, perde qualche posizione che non riesce a recuperare, se non evitando di fermarsi durante il primo periodo di Safety Car. Il che lo condanna ad essere una chicane mobile alla ripartenza, senza la minima possibilità di difendersi dagli attacchi altrui. Come per Magnussen, pensiamo che anche per lui sia in corso da tempo un lungo, inesorabile conto alla rovescia in attesa dell’ultimo giro a Yas Marina.
CARLOS SAINZ JR, 3°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁
Dopo una corsa del genere, ciliegina sulla torta di un campionato corso a livelli altissimi, lo spagnolo si candida prepotentemente al ruolo di miglior pilota della stagione. Compie una rimonta aiutata sì dai numerosi ritiri davanti, ma condita da sorpassi da urlo come quello effettuato ai danni di Perez nel corso dei primi giri. Ha un passo eccezionale e riesce ad esaltare una vettura ottima ma non decisamente superiore alla concorrenza a centro gruppo. I commissari, prendendosi del tempo per deliberare riguardo al contatto Hamilton-Albon, lo privano dei festeggiamenti veri e propri sul podio, che lui replica assieme a tutta la squadra a tarda sera. Ha un ulteriore motivo per ripetere al più presto l’esperienza: non crediamo tarderà troppo, McLaren permettendo.
LANDO NORRIS, 8°: 🏁 🏁
La sua prestazione stride, e di molto, nel confronto con il compagno di squadra. Al di là delle gomme Hard montategli al primo stop che faticano ad entrare in temperatura, per quanto sia un personaggio simpatico ed un ottimo pilota, non capiamo per quale assurdo motivo possa essere esaltato come futuro campionissimo quando, globalmente, rimane sempre un abbondante gradino sotto a Sainz. Perché se Carlos parte ultimo ed arriva a podio, mentre Lando non riesce mai a districarsi nel traffico dopo le neutralizzazioni, risulta veramente complesso comprendere come mai la conferma di Giovinazzi sia stata dipinta come sudata, incerta e da parte di certa stampa inglese attribuita solo alla volontà Ferrari, quando Norris prende praticamente – e per niente saltuariamente – la stessa paga dal vicino di box.
SERGIO PEREZ, 9°: 🏁 🏁 🏁
Ormai Sergio è sinonimo di consistenza: fornitegli una vettura un minimo competitiva e, di riffa o di raffa, lui la porterà quasi sempre a punti. Poi certo, in Brasile la Racing Point è ben lontana, in quanto a prestazioni, dalla vetta del centro gruppo, e ciò non gli permette di sfruttare al meglio gli imprevisti della corsa. Combatte per quanto riesce alle ripartenze, ed alla fine due punticini li conquista. Peccato la Toro Rosso sia volata via in classifica Costruttori.
LANCE STROLL, NC: 🏁 🏁
Dopo una qualifica molto difficile, Lance stava piano piano recuperando dalla diciottesima casella, quando i detriti del contatto tra le Ferrari hanno portato la sua sospensione al collasso dopo una foratura. Nel ritmo gara si stava difendendo come al solito meglio che sul giro secco, e magari avrebbe potuto far vedere qualcosa di buono alla seconda ripartenza. Purtroppo continuano a mancare soddisfazioni.
KIMI RÄIKKÖNEN, 4°: 🏁 🏁 🏁 🏁
Mannaggia, Kimi! L’elevato drag dell’Alfa Romeo fa sì che il finlandese, nel finale, non riesca a passare il coriaceo Sainz, il che avrebbe determinato un tanto clamoroso quanto insperato e storico podio, vista la successiva penalizzazione di Hamilton. Tutto ciò non deve far dimenticare l’eccezionale prestazione del neoquarantenne: ottima qualifica, corsa condotta senza perdere mai troppo terreno rispetto a Gasly, insomma un fine settimana finalmente positivo. Visti gli aggiornamenti introdotti ad Interlagos, in particolare una nuova ala anteriore, capaci finalmente di sbloccare il potenziale dell'ingente pacchetto Singapore, è inevitabile provare un po' di rammarico: si fosse trovato prima il bandolo della matassa (molto più semplice a dirsi, ovviamente), continuare a lottare per il 5° posto tra i costruttori, come accadeva in estate, non sarebbe stato impossibile.
ANTONIO GIOVINAZZI, 5°: 🏁 🏁 🏁 🏁
Eccezionale prestazione del pugliese ad Interlagos. A parte l’errore durante le qualifiche, che può oggettivamente capitare (chiedere all’Albon di Sochi, per capirci), Antonio in gara è velocissimo. Non riesce solamente a passare Grosjean, anche perché lo raggiunge a gomme ormai finite, ma dopo lo stop, eseguito dalla squadra finalmente al momento giusto, Giovinazzi mantiene sempre il ritmo del caposquadra Raikkonen. Non lo attacca mai, in particolare nei momenti di ripartenza dopo le Safety Car, anche se forse ne avrebbe la possibilità. Gioca di squadra, ed il secondo miglior bottino di punti tra le scuderie per l’Alfa ha le fattezze di un dolce e meritato premio. La Racing Point è a dieci punti: si può cercare l’impresa ad Abu Dhabi?
DANIIL KVYAT, 10°: 🏁 🏁
Meglio dimenticare in fretta Interlagos. Daniil non trova mai il giusto feeling con una vettura molto veloce, come mostrato dal compagno, ed ha problemi in frenata tanto in qualifica quanto in gara. Il punticino conquistato nel finale raddrizza solo parzialmente il fine settimana del russo. La seconda metà di stagione, soprattutto nel confronto con Pierre, si sta dimostrando più complessa del previsto, e la coppa conquistata ad Hockenheim non è più sola a Faenza. Siamo certi tenterà un grintoso riscatto a Yas Marina.
PIERRE GASLY, 2°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁
Basterebbero le urla di Pierre, esplose alla radio durante il giro di rientro, a far capire quanto e quale significato abbia per il francese questo splendido secondo posto. La Toro Rosso, almeno nelle sue mani, domina a centro gruppo sui saliscendi di Interlagos. Fosse arrivato “solamente” un settimo posto, senza alcun ritiro dei migliori, il voto sarebbe stato esattamente lo stesso. Perché quanto accaduto dopo le neutralizzazioni, in particolare la difesa su Hamilton, ha semplicemente dell’incredibile. La storia del suo mondiale, dopo il GP del Brasile, assume i contorni di una bellissima impresa, una rinascita difficile ma perfettamente riuscita dopo momenti estremamente complessi. Il messaggio dalle parti di Milton Keynes sarà arrivato forte e chiaro. Siamo proprio sicuri, però, che nel tragitto non lo abbiano intercettato anche altre squadre blasonate? In fondo non esiste solo la Red Bull.
GEORGE RUSSELL, 12°: 🏁 🏁 🏁
Il solito Russell, verrebbe quasi da dire. Se è vero che l’inusualmente alta posizione in classifica è più che altro figlia dei ritiri altrui, bisogna comunque ammettere che il giovane inglese non perde un colpo, e sembra ottenere ad ogni occasione quanto più possibile dalla sua sgangherata monoposto.
ROBERT KUBICA, 16°: 🏁 🏁
Partiamo dall’aspetto peggiore della corsa del polacco, che non dipende da lui: la mossa suicida del box Williams in occasione del primo stop di Robert. Se c’è una sola cosa che davvero ha funzionato quest’anno nel team storico, sono i cambi gomme. Velocissimi, tanto che la scuderia, nella classifica dei team più veloci, è seconda. Come si fa, allora, a rimandare in pista il proprio pilota bloccando il leader del GP, con un tempismo al limite dell’assurdo? Al di là della pericolosità dell’evento, perché non lasciarlo sfilare senza poi dover subire le bandiere blu appena usciti dai box? Per fortuna Verstappen ha avuto ottimi riflessi, ma sarebbe stato il colmo se l’olandese fosse stato privato della vittoria da una manovra del genere. Tornando al weekend di Robert, quando picchi nelle libere, sei l’unico doppiato a fine gara ed il confronto in qualifica è di 20-0 per Russell, insomma qualcosa che non funziona ci deve essere stato. Che peccato.
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