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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Le Bandiere a Scacchi del Gran Premio del Messico


Cristiano Barni / Shutterstock.com

Il Gran Premio del Messico si conferma terra di conquista per chi meglio riesce a gestire gli pneumatici, elaborando una corretta strategia. La vittoria va perciò al solito Hamilton, che dopo sportellate da brividi con Verstappen alla prima curva, preserva al meglio le Hard montategli molto presto dal team e difende il comando della corsa conquistato ai box. Le Ferrari non trasformano per la terza volta consecutiva la Pole Position in vittoria, mentre a centro gruppo accade qualcosa d’inaspettato. Quante Bandiere a Scacchi avranno conquistato i piloti?


LEWIS HAMILTON, 1°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

L’unica macchia del weekend dell’inglese è il non aver coronato una prestazione del genere con la conquista matematica dello scontato mondiale Piloti. Si lamenta di un giro di qualifica non perfetto: ci permettiamo di dissentire, dato che artiglia la miglior casella possibile a fronte delle forze in campo al sabato. Gerarchie che si ribaltano in corsa, dove Lewis riesce magistralmente a condurre la W10 alla vittoria. Combattivo in partenza, fa capire a Verstappen che quando vuole i duelli li sa vincere anche lui. Riprende poi senza eccessivi problemi il treno dei primi, ed una volta superato virtualmente Vettel grazie alla sosta anticipata, comincia a coccolare le coperture in maniera sublime. Compiendo 48 giri con il set di Hard a sua disposizione, durante i quali fa intendere a chiunque gli si avvicini di come sia meglio evitare l’attacco. Tanto più complesso il compito assegnatoli, tanto più si esalta.


VALTTERI BOTTAS, 3°: 🏁 🏁 🏁

Il povero Valtteri sembra vivere a cavallo di perenni montagne russe. Dopo la vittoria in Giappone, figlia di una prestazione maiuscola, il finlandese sbatte violentemente durante l’ultimo tentativo in qualifica, compromettendo solo parzialmente il suo fine settimana. In fondo, finisce per scattare sesto al posto di quinto, il che non potremo mai sapere quanto realmente influisca nella pessima gestione della fase di partenza, al termine della quale si ritrova dietro ad entrambe le McLaren. Mostra poi un buon passo, inserendosi nella lotta per la vittoria dopo la girandola dei pit-stop. Non riesce mai a provare il sorpasso su Vettel a causa delle ottime doti della rossa sul dritto, ma tutto sommato porta a casa un podio insperato. Confermandosi ottimo scudiero di Re Lewis, al quale però non chiedere più di qualche sporadica giornata di gloria.


SEBASTIAN VETTEL, 2°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

Dato il feeling mostrato nelle interviste post-gara, viene da chiedersi se Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, tra uno scherzo e l’altro, non si siano messi d’accordo per mostrare ai giovani rampanti che loro, esperti pluricampioni, hanno ancora molto da dire. Il tedesco porta a termine un weekend di gara perfetto, al quale manca solo la vittoria. Senza l’incidente di Bottas, che gli ha tolto la possibilità di concludere un giro fin lì molto veloce, Sebastian avrebbe potuto scavalcare Leclerc anche in qualifica, e non solo nella gestione degli pneumatici. Riesce a comunicare alla squadra celermente le proprie sensazioni riguardo alla strategia migliore, il che lo riporta verso la vincente sosta singola. Purtroppo, alla sua SF90 manca quel pelo di velocità tale da evitare la risalita di Hamilton, che anticipa poi moltissimo la sosta sorprendendo il muretto Ferrari, preoccupato dai troppi giri al termine della corsa. A quel punto, persa la posizione, può solo sperare in un crollo di Hamilton, che al contrario gestisce invece la corsa senza problemi. Seb, intanto, acquista sempre più confidenza, sperando si allontanino definitivamente le ombre del passato.


CHARLES LECLERC, 4°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Al di là di penalizzazioni, bandiere gialle e quant’altro, alla fine la settima Pole Position della stagione la conquista lui. Il che, al primo anno in Ferrari, merita una menzione d’onore. In gara sembra faticare nello staccare Vettel, sfruttando non al massimo l’aria libera, ma visto quanto dichiara in seguito, sembra fosse impegnato nella gestione del ritmo. Non riesce però a far capire alla squadra quanto ancora si trovi bene sulle coperture, ed una volta fermatosi, montato un nuovo set di medie non trova più ritmo, perdendo la confidenza mantenuta in precedenza. Vittima di una strategia eccessivamente scolastica e cautelativa (col senno di poi, dato che tutti si aspettavano fossero necessari due stop), Charles mostra un ottimo passo solo a sprazzi fino al termine della corsa, incappando in diversi bloccaggi che ne spezzano il ritmo. È ancora troppo presto perché possa competere con piloti come Vettel o Hamilton nella gestione delle coperture, noi però sottolineiamo come sia stato Seb a doversi superare per raggiungere il limite del monegasco dopo l’estate. Il che non è per niente banale.


MAX VERSTAPPEN, 6°: 🏁

Come si fa a buttare via una corsa altrimenti dominata? Perché questo è il riassunto del fine settimana dell’olandese. Probabilmente non sarebbe transitato in testa dopo la prima curva anche partendo dalla Pole Position, ma di certo il quarto posto lo ha esposto a molti rischi di contatto in più, come poi avvenuto. Fosse transitato terzo, dietro alle Ferrari, il passo mostrato gli avrebbe probabilmente permesso di vincere a mani basse. Figurarsi avesse avuto la possibilità di involarsi in testa. Cosa passa allora nella testa di un campione che, a partenza al palo già conquistata, spinge comunque per migliorare il suo tempo nonostante un collega nelle barriere e le bandiere gialle sventolanti? Un colpo di testa incomprensibile, accompagnato successivamente da un’ammissione di colpa in conferenza stampa tanto stupida quanto poco furba. Peccato, perché avrebbe potuto distruggere gli avversari per l’ennesima volta a Città del Messico.


ALEXANDER ALBON, 5°: 🏁 🏁 🏁

Alex vive, almeno dal punto di vista della prestazione, un Gran Premio innegabilmente in crescendo. È vero, subisce un importante distacco rispetto a Verstappen in qualifica, ma rimane nel pacchetto dei migliori, e stando lontano dai guai in partenza si ritrova terzo fino alla girandola dei pit-stop. Subisce poi una strategia scorretta, e non sblocca mai completamente il potenziale della monoposto migliore in pista, non riuscendo mai ad avvicinarsi realmente a Leclerc, altro pilota votato al doppio cambio gomme. Per la prima volta, però, sembra poter combattere con i piloti di testa. Promette ottime cose.


DANIEL RICCIARDO, 8°: 🏁🏁🏁🏁

L’urlo con il quale Daniel si sfoga dopo una qualifica non brillantissima mostra tutta la grinta che, nonostante una vettura sotto le attese, l’australiano ancora possiede. Grinta mostrata prepotentemente nella corsa, condotta in maniera sublime da Daniel, autore di un primo stint sulle gomme dure lunghissimo ed estremamente consistente. Consolidata l’ottava piazza dopo la sosta, l’alfiere Renault si è messo alla caccia di Perez, culminata in un attacco alla prima curva durante il quale, complice il bloccaggio dell’anteriore destra, Ricciardo compie l’unico errore di una gara altrimenti perfetta, mancando il sorpasso dell’idolo di casa.


NICO HÜLKENBERG, 10°: 🏁 🏁

Il tedesco disputa una corsa anonima, della quale ci si ricorderà probabilmente solo dell’ultimo giro, a causa del contatto mediante il quale Kvyat lo spedisce a muro. Bravo e fortunato nel ripartire velocemente, Nico conquista un punticino comunque importante per la scuderia transalpina grazie alla penalizzazione del russo, invogliato ad un pazzo tentativo di sorpasso da un lungo al tornantino dello stesso Hülkenberg. Il numero 27 rimane anni luce lontano dalle prestazioni di Ricciardo, che pur aveva battuto in qualifica, e sebbene sostenga gli siano state cambiate troppo presto le coperture, di certo in Messico non brilla come altrove.


KEVIN MAGNUSSEN, 15°: 🏁 🏁 🏁

Inizia a diventare veramente complesso poter valutare la prestazione di un pilota Haas. L’involuzione della VF19 assume contorni via via più inquietanti, con entrambe le monoposto incapaci di superare la tagliola della Q1, il che rende amare anche le prove cronometrate, unico momento dei fine settimana precedenti nel quale la vettura statunitense mostrasse un barlume di competitività. Kevin ci mette del suo, riesce a finire davanti al compagno ed alle Williams e si difende come un leone dal rimontante Verstappen nonostante qualche piccolo danno dovuto ad un contatto con l’Alfa di Raikkonen in partenza. È davvero impossibile chiedergli di più.


ROMAIN GROSJEAN, 17°: 🏁

Il giudizio sulla corsa del francese non può non essere fortemente condizionato dalla situazione vissuta in seno alla scuderia per la quale corre. Lui ci mette del suo in negativo, con errori durante le qualifiche ed una gara tanto anonima quanto mancante, semplicemente, di ritmo. Finisce addirittura dietro alla Williams di Russell, il che è più che significativo riguardo il momento della compagine nero-oro. Alla quale auguriamo il 2019 finisca il più presto possibile, evitando di pensare che un anno fa, ad Austin, si trovavano davanti ad uno dei momenti più accesi della lotta con Renault per il quarto posto in classifica Costruttori.


CARLOS SAINZ JR, 13°: 🏁 🏁

Sembrava di assistere ad un film già visto, dopo la partenza. Le McLaren aggressivissime tentano di inserirsi nel gruppo di testa, sfruttando la partenza in quarta fila, e questa volta ci riescono. Certo, si sapeva sarebbero state superate dopo pochi giri, ma ciò sarebbe stata una piccolissima e preventivabile macchietta nella solita gara di dominio a centro gruppo. Invece, oltre ai problemi di Norris, una volta montate le gomme medie Sainz ha perso tutto il ritmo dimostrato in precedenza. Così, improvvisamente, e senza appello. Ne è seguita una caduta inesorabile, alla fine della quale lo spagnolo è atterrato su un mesto, mestissimo tredicesimo posto. Bruciano, ma una volta risolto l’enigma della mancanza di passo evidenziata con le dure, saranno soprattutto giornate come queste ad insegnare molto all’araba fenice di Woking.


LANDO NORRIS, NC: 🏁 🏁

L’unico parametro sul quale basarci nell’analizzare il weekend di Lando è il confronto con Sainz fino al primo pit-stop. Confronto perso, anche se non di molto. Ottavo in qualifica, anche Lando scatta molto bene, superando la Mercedes di Bottas e la Red Bull di Verstappen. Una volta allontanatosi i piloti di testa, tiene il passo del compagno senza pressarlo, fino al disastro avvenuto al cambio gomme. Non ha ovviamente colpe, e da lì la sua gara è virtualmente terminata, salvo poi finire davvero anticipatamente quando il team decide di ritirare la vettura. È il secondo unsafe release per la scuderia dopo quello di Sainz a Monza: è imprescindibile non diventi un’abitudine.


SERGIO PEREZ, 7°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

Il boato di più di centomila persone in seguito al sorpasso che Sergio compie ai danni di Kvyat basterebbe ampiamente a descrive la maiuscola prestazione del messicano. Date le difficoltà di Stroll, non crediamo il livello della Racing Point fosse seriamente la dodicesima piazza, ma portare la vettura rosa fino alla settima è qualcosa di realmente impressionante. Concludere una corsa del genere davanti al pubblico di casa, la migliore della propria stagione poi, non deve avere prezzo. Ci piace pensare che l’affetto dei tifosi abbia donato una spinta ulteriore a Perez nel difendersi efficacemente dal più veloce Ricciardo nel finale di gara. Cosa farebbe Racing Point senza di lui?


LANCE STROLL, 12°: 🏁

L’unica spiegazione plausibile rispetto al fine settimana del canadese è che stesse girando, in segreto, un episodio speciale di Chi l’ha visto. Non comparisse nelle classifiche, a parte lo schianto del venerdì mattina, nessuno si sarebbe accorto della presenza di Lance in pista. È vero, termina davanti a diverse vetture, ma tutte con enormi problemi nel passo. Mentre il compagno “vince” la corsa degli umani. Grazie al GP di Germania la percentuale di punti conquistata dal canadese rispetto al totale di Racing Point non è cosi bassa, ma dato che fuori dall’Italia tanto si punta il dito contro lo scarso apporto di Giovinazzi alla causa Alfa Romeo, sarebbe il caso di notare che, nonostante i numeri, c’è chi fa peggio. Molto peggio.


KIMI RÄIKKÖNEN, NC: 🏁 🏁

Kimi ci prova, dando qualche segno di vita in più rispetto ai precedenti GP. Corre con una strategia differente in confronto a Giovinazzi, ma ciò non cambia il risultato: dopo l’estate, l’Alfa ha intrapreso una costante discesa nelle prestazioni, a causa della quale piuttosto che rimanere agganciata a centro gruppo, si sta sempre più avvicinando ai bassi fondi popolati da Haas e Williams. La corsa del finlandese termina con un ritiro tanto deprimente quanto lo era la sua posizione prima che ciò accadesse. Si può sprecare il motore Ferrari così?


ANTONIO GIOVINAZZI, 14°: 🏁 🏁

Vale quanto detto per Kimi in precedenza, se non che il pugliese, dopo qualche gara, perde il confronto sul giro secco con il compagno di team. Non che ciò cambiasse qualcosa nelle prospettive verso una gara che si preannunciava difficile ancora prima che iniziasse. Fatto sta che Antonio in realtà, fino al primo, ritardato pit-stop, non si stava comportando malissimo. Lasciando presagire la possibilità di lottare quanto meno con Stroll. Ci ha pensato il team a spegnere qualunque tipo di velleità con un pit-stop disastroso e quasi comico nella dinamica con la quale la vettura ha perso la ruota mal fissata ripartendo. Antonio non può fare di più, e meriterebbe la riconferma.


DANIIL KVJAT, 11°: 🏁

Il russo disputa, fino all’ultimo giro, una gara tutto sommato positiva. In fondo, partire con le rosse dalla quinta fila, causa scelta obbligata di pneumatici avendo superato il Q2, era più o meno una condanna nella lotta a centro gruppo (le assurdità del regolamento di F1). Trovarsi decimo all’inizio della tornata finale significava perciò essersi difesi abbastanza bene. Solo che Daniil, mentre pressa disperatamente Hülkenberg in difficoltà con le coperture, andando alla caccia di un ulteriore punticino, quando il tedesco all’ultimo tornante compromette leggermente la traiettoria verso la curva finale a causa di un lungo, si fa prendere dalla foga di ottenere il risultato e si infila sconsideratamente nello spazio lasciatogli dal tedesco. Calcola però male il punto di frenata e carambola sulla Renault, spedendola contro le barriere e rimediando una penalità che lo esclude dalla zona punti. Buttare tutto via così ha davvero poco senso.


PIERRE GASLY, 9°: 🏁 🏁 🏁

Il povero Pierre merita una bandiera in più per le condizioni fisiche che lo hanno accompagnato dal sabato del GP, ed alle quali ha saputo resistere stoicamente. Vittima di un virus intestinale che ha colpito con lui un altro centinaio di sfortunate persone nel paddock, Gasly ha resistito al meglio delle proprie possibilità, senza mai mollare ma pagando ovviamente qualcosa in termini di velocità e ritmo. Viaggiava undicesimo prima del contatto tra il compagno e la Renault numero 27, che passa mentre questa è appoggiata al muro. Guadagna un’ulteriore posizione dopo la penalità di Kvyat, regalando due preziosissimi punti alla Toro Rosso, che rimane sesta, ed è quindi premiato per lo sforzo compiuto. Guarisca presto prima di Austin!


GEORGE RUSSELL, 16°: 🏁 🏁 🏁

Il giovane inglese disputa una corsa che potrebbe essere facilmente giudicata come mediocre e dal risultato estremamente negativo, non si conoscesse la situazione in casa Williams. Sapendo però la storia del campionato della scuderia di Grove, terminare davanti ad una Haas sfruttando semplicemente la migliore prestazione nel passo gara diventa una buona notizia. Certo, la VF19 è in caduta libera come accennato in precedenza. Ciò non toglie ci si trovi davanti ad un primo, necessario passo. Senza dubbio, visto quanto dimostrato in stagione, è giusto sia Russell a compierlo. Sperando di poterlo vedere lottare a centro gruppo la prossima stagione.


ROBERT KUBICA, 18°: 🏁 🏁

Staccatissimo dal compagno di squadra in qualifica, che mirabilmente si era fermato a soli 3 decimi dalle Haas, Robert soffre per tutto il weekend, anche se in gara limita molto i danni nel ritmo ed a tratti combatte con Russell, quando i due si incrociano. Finisce sì ultimo, ma ricordiamo come fosse dotato di una vettura pesantemente diversa da quella di George nell’aerodinamica. Tanto per fare un esempio, l’ala provata nelle libere del Giappone, approvata dal polacco ma negatagli in gara, in Messico è stata montata sulla vettura 63. Russell non ha colpe, ma è giusto Kubica venga trattato così dalla Williams?

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