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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Bandiere a Scacchi - GP Azerbaigian 2022


Nel giorno in cui la Ferrari vede sfumare in lontananza il sogno mondiale, Verstappen e la Red Bull si dimostrano imprendibili, mentre le Mercedes continuano a raccogliere quanto più possibile e Vettel sorprende nel passo e nelle piroette. Chi avrà conquistato tutte e cinque le bandiere a scacchi?


MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁🏁🏁🏁🏁

I punti si fanno alla domenica. Era uno dei mantra di Michael Schumacher, ripetuto senza sosta nel periodo più gioioso della sua avventura in Ferrari, durante la quale tanti sabati – complice un regolamento assurdo – lo vedevano scattare dalla seconda fila. Max gli assomiglia terribilmente a Baku, e una volta uscito di scena Leclerc – che in realtà ne aveva rintuzzato gli attacchi – la cavalcata diventa trionfale e a tratti spietata nel confronto con Perez. Altro che non far raffreddare le coperture: Verstappen, a Baku, vuole solo far comprendere a Sergio chi è il più forte. Missione compiuta.


SERGIO PEREZ, 2°: 🏁🏁🏁

Ottime qualifiche, ancora una volta, e partenza eccellente. Il tentativo di scappar via però non gli riesce, con le medie che si stancano e Leclerc che torna ad avvicinarsi ben prima della VSC. Il resto della corsa, ordini di scuderia compresi, sono un brusco ritorno alla realtà prestazionale di casa Red Bull; un ambiente nel quale, stasera, nessuno sarà scontento. Tranne lui.


LEWIS HAMILTON, 4°: 🏁🏁🏁

Vederlo faticare a scendere dalla vettura a fine gara lascia interdetti: non tanto rispetto alle vetture ad effetto suolo, quanto ad un progetto Mercedes che lascia davvero a desiderare, e non mostra il minimo segno di miglioramento. Progetto al quale Lewis non riesce ad adattarsi, faticando in qualifica e nel confronto con Russell, ben oltre quanto accettabile rispetto a scelte di set-up diverse.


GEORGE RUSSELL, 3°: 🏁🏁🏁🏁🏁

Il massimo, ancora una volta. Certo, trattasi di una quarantina di secondi al termine di una corsa gestita dalla Red Bull e passata a saltellare per l’inglese. Nulla di esaltante, quindi, ma le carriere brillanti si scrivono anche così, dimostrando di poter ottenere il massimo ad ogni singola occasione. Impressive, George.


CHARLES LECLERC, DNF: 🏁🏁🏁🏁

Senza parole. Lui, Charles. La squadra, destinata ad una frustrazione pressoché perenne. I tifosi, sedotti e abbandonati dal sogno iridato. Leclerc commette una sbavatura in partenza, è vero, ma si tratta di eventi più che comprensibili per chi è sempre in prima fila, e per chi stava costruendo una gara competitiva, veloce, di gestione delle coperture apparentemente felice, così come l’intuizione strategica del tanto vituperato muretto. Il motore spirato cancella sogni e felicità ma non deve, non può cancellare il buono costruito da una squadra che, un anno fa, pagava 40’’ a metà gara a Baku. Freddezza: l’unica cosa che conterà, per salvare un gruppo di lavoro che può aprire un ciclo, anche a costo di aspettare un anno in più.


CARLOS SAINZ, DNF: 🏁🏁🏁

Lo spagnolo pasticcia in qualifica dopo aver dimostrato un ottimo passo, soprattutto nel primo tentativo in Q3. In gara non riesce ad attaccare Verstappen al primo giro e decide di risparmiare le coperture, gestendo il proprio passo e, con il senno di poi, puntando ad una strategia potenzialmente competitiva. Il guasto idraulico lo mette KO proprio quando, a suo dire, iniziava a spingere. Le poche residue chance mondiali della Rossa lo aiuteranno a scrollarsi di dosso parte della pressione?


LANDO NORRIS, 9°: 🏁🏁🏁

Leggermente in ombra rispetto alle ultime corse, Lando fatica nel primo stint pur recuperando parte del proprio passo nel finale, grazie alla mescola più dura rispetto a Ricciardo. I punti arrivano grazie ai ritiri delle Ferrari: deludente, dopo l’ottima Montecarlo.


DANIEL RICCIARDO, 8°: 🏁🏁🏁

Finalmente veloce rispetto al compagno di squadra, Daniel rimane leggermente distante in qualifica ma in gara, soprattutto a serbatoio pieno, mostra un ritmo invidiabile. Nel finale fatica con la gestione delle proprie coperture, tanto da dover desistere dall’attacco ad Alonso, ma per la prima volta da molto tempo potrà sorridere, almeno un po’.


ESTEBAN OCON, 10°: 🏁🏁

Lontano anni luce dal rendimento di Alonso per tutto il fine settimana, Ocon viene spesso inquadrato perché attaccato da avversari più veloci, Vettel in primis (che lo riacciuffa dopo essersi girato nel primo attacco!). Il punticino finale è fortunoso, visti i problemi di Tsunoda, ma almeno il francese evita qualunque errore su una pista ostica. Proprio ciò che serve quando non è giornata.


FERNANDO ALONSO, 7°: 🏁🏁🏁

La scelta di assetto esageratamente scarica degli ingegneri Alpine, a parte qualche urla dei commentatori per il miglior settore finale, si rivela tutto sommato mediocre, con le monoposto blu che rimangono lontane nel passo da Mercedes e Alpha Tauri, e Fernando che deve gestire al meglio delle proprie possibilità le coperture per evitare il ritorno di Ricciardo.


PIERRE GASLY, 5°: 🏁🏁🏁🏁🏁

Avete mai visto Gasly durante la corsa? No? Comprensibile, dato che il francese corre in una stupenda terra di nessuno, poco distante dalle Mercedes e nettamente superiore al resto del centro gruppo. Non ha vinto la sua gara: l’ha stra-vinta, al sabato come alla domenica. Complimenti.


YUKI TSUNODA, 13°: 🏁🏁🏁

Il curioso guasto all’ala posteriore che lo affligge verso metà gara lo priva di un piccolo bottino di punti tanto sudato quanto meritato, in una pista dove Gasly vola e dove Yuki si difende tutto sommato bene. Un peccato ma l’ennesima dimostrazione che, dopo un anno di apprendistato, il giapponese ha trovato un suo equilibrio in Formula Uno.


SEBASTIAN VETTEL, 6°: 🏁🏁🏁🏁

Il passo di Vettel, ottimo in qualifica rispetto al materiale a disposizione, in gara è semplicemente impressionante. L’unica vettura di centro gruppo che avrebbe potuto contrastare quella di Gasly è la sua, e l’errore nel sorpasso ad Ocon è grave – seppur recuperato con maestria – solo nel contesto dei giri in cui accade, dato che Sebastian recupera il tempo perso senza problemi e conclude comunque 6°. La stagione dell’Aston Martin è tutta nel suo casco bianco.


LANCE STROLL, DNF: 🏁

Falloso a Baku come la scorsa stagione, Lance sbatte in qualifica ed è lento in gara, bloccato in zona Williams senza alcuna possibilità di rimonta. Il ritiro nel finale rende poco più breve il supplizio.


ALEXANDER ALBON, 12°: 🏁🏁🏁

Non può nulla di più a causa della scarsa competitività della propria Williams, né in qualifica, né in gara. Eppure, Alex difficilmente si scoraggia ed è proprio in queste corse, passate a tentare di non staccarsi troppo dalla coda del centro-gruppo, che si nota il processo di maturazione arrivato ad un ottimo punto.


NICHOLAS LATIFI, 16°: 🏁

L’errore del meccanico prima della partenza ricorda le comiche, per cui converrà sorvolare. Il problema è che lo costringe ad uno stop and go di 10’’ che distrugge del tutto la sua gara, condotta al solito, lentissimo passo.


VALTTERI BOTTAS, 11°: 🏁🏁

Bottas va in netta crisi di assetto ed è irriconoscibile sia al sabato che alla domenica. Nessun guizzo, un passo terribile e le ombre di un fare rinunciatario, che lo avvolgevano in Mercedes quanto non tutto gli sorrideva, tornano a farsi presenti.


ZHOU GUANYU, DNF: 🏁🏁🏁

Il passo di Zhou è molto migliore sia al sabato che alla domenica rispetto a quello di Bottas, anche se difficilmente sarebbero arrivati dei punticini alla fine della corsa. Un vero peccato l’ennesimo guasto alla componentistica, che lo vede fermarsi poco dopo il primo pit-stop.


MICK SCHUMACHER, 14°: 🏁

Il guasto nella prima sessione di libere gli toglie tempo prezioso, eppure Mick sembra completamente perso a Baku. Sarà il botto di Monaco, saranno le voci riguardo il suo futuro, ma il tedesco è irriconoscibile e dotato del peggior passo in griglia, Latifi escluso. Testa a Montreal, subito, senza paure.


KEVIN MAGNUSSEN, DNF: 🏁🏁🏁

Si difende meglio rispetto a Schumacher ed è in zona Ocon quando arriva l’ennesimo guasto alla PU Ferrari. Un vero peccato dato che, anche nei fine settimana difficili per la Haas, Kevin rischia di andare a punti, mostrandosi costante e competitivo.


Fonte immagine: Red Bull / Twitter

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