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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Le Gioie Temibili


Scarsa fantasia del titolista, direte voi, dato che dopo la vittoria in Australia di Leclerc, Col Cuore in Gola esordiva con un temerario ‘Le Noie terribili’.


Confidando nel dissolversi dei ricordi, dato che parliamo – clamorosamente – di più di tre mesi fa, e irriverenti nello storpiare nuovamente la magistrale definizione di una vittoria Ferrari ideata dal Drake, è impossibile resistere alla tentazione di concedersi tale licenza poetica.


Perché la vittoria di Leclerc in Austria è il modello, la rappresentazione plastica e la definizione da dizionario di cosa sia una gioia terribile. Un trionfo che, purtroppo per Sainz, la Ferrari e lo stesso Charles, si specchia dentro una situazione incredibilmente temibile. Giri su giri con l’assillo di una rottura imminente, di un’esplosione fragorosa che interrompa una cavalcata altrimenti trionfale; ripercussioni sul morale e le aspirazioni iridate da analizzare, sviscerare e far proprie per evitare inutili illusioni, mentre ancora si recupera il fiato dopo gli ultimi dieci giri al cardiopalma, segnati dal guasto all’acceleratore patito da Leclerc e da un picco di battiti cardiaci comune all’intero Stivale.


A Spielberg, banalmente, la F1-75 si è dimostrata la vettura nettamente migliore. Ciò non implica un giudizio definitivo e valido per tutte le piste da qui a novembre, Paul Ricard per prima. Piuttosto, premia un assetto perfetto, elaborato tra il simulatore e la singola ora di libere del venerdì. Il sospetto è che, tra spunto ai bassi regimi del 6 cilindri e filosofia generale delle regolazioni, si sia perso qualcosa in qualifica rispetto alla primavera, al fine di privilegiare il ritmo in corsa.


Missione compiuta, verrebbe da dire, dato che sin dalle ultime tornate della gara sprint si è intuito come le Rosse di Leclerc e Sainz gestissero meglio le coperture rispetto a Verstappen, nonostante l’olandese avesse avuto vita facile nel preservare il suo treno di Medie mentre i piloti Ferrari combattevano tra di loro.


Domenica, complici i serbatoi più carichi e una pista che offriva meno aderenza vista la pioggia notturna, la differenza si è amplificata, regalando a Leclerc e Sainz un vantaggio strategico enorme, ottimamente sfruttato da un muretto stavolta impeccabile.

I rilievi cronometrici testimoniano chiaramente il momento chiave della corsa: dopo aver superato Verstappen con una manovra decisa e alquanto apprezzabile, Leclerc – altrettanto abile nel preservare le coperture mentre seguiva il rivale a distanza ravvicinata – ha inanellato tredici tornate (giri 13-26) quasi tutte sul piede del 1.10, ossia un rilievo cronometrico abbastanza buono da contenere il recupero di Verstappen e donare a Charles un’arma micidiale per il proseguo della corsa. Rientrando infatti in pista con coperture più fresche di una decina abbondante di giri, e solo un’altra sosta da effettuare, il numero 16 – e come lui poco più indietro Sainz – ha dato scacco matto alla Red Bull del campione del mondo. Oltre ad avere una monoposto meglio bilanciata, Leclerc godeva di un enorme vantaggio di aderenza sia quando si è trattato di compiere i due ulteriori sorpassi, sia nel gestire il ritmo e la vita delle Hard a serbatoi meno carichi. Gli otto giri (50-57) percorsi dopo la seconda sosta, se confrontanti al ritmo di Verstappen – a quel punto costretto ad un terzo stop, poi arrivato sotto VSC – sono quasi impietosi nel mostrare il vantaggio prestazionale a favore della F1-75.


Vuoi per questioni di assetto, vuoi per le temperature, vuoi per una pista che premia chi gestisce meglio le coperture posteriori - come il Bahrain, Monaco, Barcellona e Baku -, senza il caos finale e il guaio all’acceleratore, Leclerc avrebbe trionfato con un vantaggio tra i 15’’ e i 20’’. Al contrario, il guasto ad uno tra pedale, sensore e centralina ha messo nei guai il monegasco, costretto – come mostra la telemetria qui sotto – a gestire una vettura che accelerava di circa il 15-20% anche con il piede destro lontano dal comando, il che ha comportato difficoltà nella gestione delle traiettorie, delle frenate, delle temperature dei dischi e dei consumi di carica elettrica e carburante.

Senza una vettura dominante e un consumo migliore degli pneumatici anche nel finale – da notare come il ritmo dello stesso Verstappen cali inesorabilmente, a parte nel penultimo giro ‘sporcato’ dal DRS di un doppiato -, difficilmente Leclerc avrebbe vinto, anche a fronte di una gestione delle criticità come di consueto impeccabile.


Fin qui, le note liete, batticuore finale a parte. Sarebbe disonesto tralasciare quelle dolenti, non meno importanti. Il temibile guasto alla PU di Sainz, alquanto spettacolare nella dinamica dei danni secondari al primo cedimento, ha ricordato nei dettagli la rottura occorsa a Leclerc mentre lottava per la vittoria a Baku.


Tra il guasto all’acceleratore, le perenni noie ai propulsori di clienti (a Spielberg ne hanno fatto le spese Bottas al sabato e Magnussen alla domenica, pur riuscendo a continuare), i ritiri dello stesso Sainz a Baku e di Leclerc in Spagna, apparentemente di natura differente, si ha l’idea di un cuore Ferrari molto competitivo ma terribilmente fragile.


Serve sincerità e onestà intellettuale: di fronte ad una PU Honda che non si rompe mai, e ad un’accoppiata Verstappen-RB18 che sin dal Paul Ricard tornerà a giocarsi la vittoria, forse addirittura dominando, entrambi i mondiali somigliano tristemente ad un’impresa impossibile.


Questo non vuol dire gettare la spugna e concentrarsi sul 2023. Significa, però, mettersi il cuore in pace davanti all’altissima probabilità che lo stesso Leclerc non concluda corse da qui ad Abu Dhabi – probabilmente mentre si gioca la vittoria, vista la propensione del ragazzo e della sua Bestia – e che, per entrambi i piloti, si prospettino almeno altre due partenze dal fondo, a cui aggiungere eventuali penalizzazioni minori.


Ecco che il 2022 rischia di trasformarsi in un ulteriore anno di costruzione. Le sorprese, nelle corse, esistono sempre, e chiunque in Ferrari sarà perfettamente consapevole dell’importanza di cogliere ogni occasione per rimanere nella corsa iridata, che poi equivale a trionfare spesso con felicità diffuse e docce di champagne annesse.


Non ci sarebbe nulla di negativo, almeno a parere di chi scrive, se questa stagione si confermasse però l’occasione di costruire un pacchetto imbattibile per il 2023, partendo dall’affidabilità e arrivando alle strategie.


Nonostante il trionfo di ieri, infatti, Silverstone e Monaco non possono venir dimenticate facilmente. Il vantaggio prestazionale, ieri, ha reso la vita facile al muretto che è stato impeccabile, così come i meccanici ai pit-stop, alla seconda prestazione magistrale dopo un periodo perfettibile iniziato a Miami e finito in Canada. Servirà continuità in entrambi gli aspetti e, soprattutto, superare prove molto più sfidanti per gli strateghi.


Lo stesso si può dire della gestione dei piloti e della comunicazione tra i due lati del box. Quanto andato in scena sabato, con il duello fratricida innescato da un’errata valutazione di Sainz rispetto al ritmo risparmioso di Leclerc, è stato brillantemente superato alla domenica, con lo spagnolo attendista ed avviato ad un finale di corsa in crescendo, dal quale estrapolare un secondo posto certo e molto vicino al compagno di squadra.


Potrebbe servire, nel prossimo futuro, stabilire gerarchie ferme tra i due per mantenere viva qualche possibilità mondiale. L’ipotesi, però, appare remota e improbabile soprattutto per i risvolti della scarsa affidabilità; anche in questo caso, allora, lasciando da parte i rapporti tra i due che potrebbero essersi incrinati dopo Silverstone, sarà fondamentale che la Scuderia sappia promuovere una collaborazione intelligente ed eventualmente, se le situazioni contingenti e di campionato lo permetteranno, una sfida libera per una vittoria di tappa o una posizione sul podio.


La Ferrari chiuse la stagione 2021 con 323.5 punti. A metà del 2022 ne possiede 303. Tenere a mente questo dato, per capire quanto sia comprensibile la necessità di ulteriori affinamenti, aiuta a mantenere la giusta prospettiva sul campionato di Leclerc, Sainz e della F1-75.


Una stagione che, se ben affrontata, porterà ad un 2023 di Gioie. Gioie e basta.


Fonte immagine: Scuderia Ferrari / Twitter

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