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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Leclerc: tra Alesi, l'Orgoglio e il Domani


Diversi studiosi, filosofi e scrittori ribadirono in svariate forme il concetto secondo cui la Storia, nel tempo, tenda a ripetersi ciclicamente.


In un certo senso, si potrebbe affermare che anche l’epopea della Formula Uno abbia proposto motivi ricorrenti: dai duelli tra scuderie fino alle dinastie di piloti, passando per le sfide tra giovani sulla cresta dell’onda e campioni della vecchia guardia, la massima serie è più volte andata incontro a scenari già vissuti, almeno parzialmente.


A volte il collegamento è immediato, palese e incontrovertibile. In altre occasioni serve dare sfogo alla fantasia perché si creino parallelismi sorprendenti e affascinanti, per quanto ipotetici.


Il confronto tra le epopee di Charles Leclerc e Jean Alesi alla Ferrari rientra senza troppi sforzi nell’ultima categoria.


IL PARALLELO

Il francese di origini siciliane sbarca a Maranello nel 1991, al termine di una stagione che ha visto la Rossa giocarsi il titolo fino alle battute finali. In Emilia lo aspetta un pilota affermatissimo oltre che leader incontrastato della squadra: Alain Prost. Il rapporto tra il tre volte iridato e la Ferrari, però, si sfalda in fretta, tanto che in breve tempo abbandona la squadra lasciando ad Alesi il compito di risollevarla al termine di un campionato molto meno esaltante del previsto (il 1991).


L’impresa non riesce, principalmente a causa di una monoposto drammaticamente poco competitiva (la F92A del 1992), e la carriera di Jean in Ferrari prosegue in un lungo, frustrante e deludente percorso di rinascita. Un periodo costellato da prestazioni di altissimo livello, da un’infinità di episodi in cui Alesi butta il cuore oltre l’ostacolo e da molte sfortune; tre anni, fino al 1995, durante i quali il francese conquista come pochi altri piloti nella Storia l’affetto della tifoseria Rossa.


L’avventura di Alesi in Ferrari si conclude al termine del 1995, quando la Scuderia ha finalmente ritrovato una parziale competitività (Jean vince in Canada, unica vittoria con la Rossa a cui si sommano una Pole e 16 podi in 79 GP) e Maranello si appresta ad accogliere Michael Schumacher per aprire un ciclo vincente.


Leclerc è capace di emozionare come pochi altri piloti il pubblico Ferrarista? Sì, senza ombra di dubbio.


È sbarcato in Ferrari appena dopo un breve assalto al mondiale da parte di un campione affermato, il quale dopo poco tempo ha abbondonato – malamente – l’universo del Cavallino? Anche qui, la risposta è affermativa, seppur la convivenza con Vettel sia durata di più e abbia prodotto molte più scintille, dato che il tedesco non mantenne lo stesso vantaggio prestazionale che Prost possedeva nei confronti di Alesi.


La competitività della monoposto è crollata dopo il suo arrivo, costringendo la Scuderia ad una lunga risalita e ad una ristrutturazione interna negli uomini e nei mezzi? Altro sì.


Potrebbe sorgere, in un futuro a medio termine, un allineamento degli astri motoristici tale per cui un giovane pluri-iridato - al volante di una scuderia che nulla a che vedere con l’industria automobilistica, tra l'altro – venga spinto verso la sfida di riportare in auge il Cavallino e con lui l’interesse verso la Formula Uno? Materia da cartomanti, ammesso vi si creda; nulla, però, vieterebbe che un Leclerc stanco della scarsa competitività della Rossa volga lo sguardo verso altri lidi, innescando un domino che, magari non immediatamente, porti Verstappen a Maranello.


Trattasi di suggestioni, come già sottolineato. In fondo, per quanto esistano molti e inquietanti punti di contatto, non mancano le differenze tra Leclerc e Alesi. Il monegasco, in 53 gare, ha conquistato 2 vittorie, 13 podi e 9 pole position, numeri migliori rispetto a quelli ottenuti dal francese (a onor del vero, mai forte di una monoposto veloce in qualifica come la SF90).


Lo stesso Alesi ha elegantemente prospettato per Leclerc una carriera migliore della propria, descrivendo Charles come un pilota con maggiori potenzialità. Il monegasco, poi, è forte di un contratto molto lungo e un management estremamente abile e politicamente ben inserito (la All Road Management di Nicolas Todt).


L’ORGOGLIO

Tracciare un parallelo tra Alesi e Leclerc non vuole essere un esercizio fine a sé stesso. Al termine delle ultime due corse di Monza e Sochi, Leclerc è apparso svuotato davanti alle telecamere, frustrato e, soprattutto in Brianza, rabbioso quasi alle lacrime. Il monegasco – ci arriveremo tra poco – era ed è perfettamente consapevole di aver disputato corse di altissimo livello, eppure i risultati non sono arrivati. In Italia la poca velocità in rettifilo è costata un podio, a Sochi la pioggia nel finale ha cancellato una rimonta poderosa e un ritmo gara francamente superiore a quello di Sainz, giunto a podio.


'Chissà, magari andrò a Lourdes, non so più cosa inventarmi’. Le parole semi-scherzose di Leclerc, affidate alla tv olandese, nascondono molto male il fortissimo senso di frustrazione che attanaglia il monegasco in questo periodo.


Sainz ha collezionato tre podi in stagione contro il solo di Charles a Silverstone e, dopo Sochi, lo ha nuovamente superato in classifica. I tifosi e l’opinione pubblica, molto sensibili ai singoli risultati e restii ad analisi approfondite, cominciano a chiedersi se davvero la Rossa goda di una coppia di piloti a pari livello, se Carlos sia veramente capace di pareggiare le prestazioni di Leclerc, magari non in qualifica ma a cavallo di un intero fine settimana. Il passo ulteriore – ‘I campionissimi, però, non hanno rivali nello stesso box, guarda Verstappen’ – è troppo breve e immediato perché Leclerc non ne sia consapevole.


È in momenti del genere che entra in gioco l’orgoglio. Per quanto Charles sia abile nel non farsi condizionare né in pista (è stato cavalleresco a Sochi nel non rientrare a montare le intermedie prima di Sainz, pur avendolo appena superato), né fuori, di certo si ritrova in una posizione complessa al crescere delle prestazioni e dei risultati di Sainz, dato che da sempre – ed anche per bocca di Binotto – è lui ad essere considerato il futuro Campione del Mondo del Cavallino.


La stagione 2021, fino a questo momento, ha offerto diversi spunti di recriminazione a Leclerc : ad Imola il monegasco era 2°, con enorme vantaggio, prima della bandiera rossa; a Monaco una procedura di controllo dei danni errata ha fatto sì che un suo grave errore si trasformasse in una condanna a non partire dalla Pole; a Budapest il tamponamento di Stroll è arrivato mentre era 2° dietro ad Hamilton, nella posizione di Ocon, ed infine la pioggia di Sochi lo ha penalizzato sia in qualifica (partendo dal fondo non ha potuto approfittare del bagnato) sia in gara, quando al di là del disastro finale di certo l'acqua non ha sorriso a chi, come lui, montando gomme gialle non era spinto ad un cambio anticipato verso le intermedie.


Senza andare ad indagare ulteriori occasioni in cui elementi più o meno esterni hanno fatto sì che Leclerc giungesse al traguardo dietro a Sainz – i contatti con Perez a Spielberg, ad esempio -, è indubbio che poche situazioni siano volte a favore di Charles.


IL DOMANI

Non è dato sapere se Leclerc, nelle sette gare che mancano al termine della stagione, riceverà in dono – magari con gli interessi – quanto perso nella prima parte di campionato. Nulla vieta che bastino gare tranquille perché, mantenendo lo stesso vantaggio prestazionale nei confronti di Sainz mostrato ultimamente, il numero 16 concluda il campionato davanti al compagno di squadra ribadendo il ruolo di prima guida ufficiosa. In fondo, Carlos ha mostrato un passo nettamente migliore di Leclerc solamente al Paul Ricard, mentre la situazione contraria è accaduta a Monza, Zandvoort, Silverstone, Baku e Barcellona.


Eppure, le occasioni mancate segnano un pilota, soprattutto uno tanto votato alla causa Ferrari come Leclerc dà l’impressione di essere (la voce rotta a Monza è un segnale raro in F1). Dovessero continuare ad accumularsi, soprattutto nella malaugurata ipotesi di un 2022 difficile, il monegasco potrebbe davvero vedere la propria storia a Maranello convergere verso quella di Alesi.


Per evitarlo, nel caso gli uomini del Cavallino Rampante credano ancora in Leclerc come proprio iridato futuro, potrebbe servire un segnale. Una promessa di rinnovata fiducia che, anche al mondo esterno, ribadisca come nulla dell’ulteriore crescita di Charles nel 2021 sia passato sottotraccia.


Per quanto simbolici, a volte i gesti possono avere un potere impensabile. Tanto forte da correggere l’andamento della Storia, evitando il suo ripetersi. In fondo, il destino della Ferrari è solamente nelle mani di chi la guida.


Fonte immagine: Twitter / Scuderia Ferrari

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