
La stagione della presentazione delle vetture è iniziata venerdì scorso con la diffusione via web di alcuni render – molto poco dettagliati e alquanto ingannevoli, a dire il vero – della Haas VF22. Seguiranno, tra mercoledì e venerdì, le neonate di casa Red Bull, Aston Martin e McLaren.
Questi pochi giorni di limbo permettono per l’ultima volta di far scorrere il pensiero verso riflessioni meno tecniche e più umane. Nulla in contrario alla natura tecnico-favolistica di febbraio, mese dalle infinite quanto effimere dichiarazioni di roboante competitività. Piuttosto, la volontà di indagare la più importante rotella dell’ingranaggio di una scuderia non dovrebbe mai venir meno.
Per quanto poco valorizzati, i piloti rimangono il fulcro e l’aspetto più affascinante delle corse. In altri tempi, privi di una rivoluzione regolamentare tanto rilevante, due di loro avrebbero catturato la scena per l’intero inverno 2022: George Russell e Lewis Hamilton.
Se il secondo, con il suo criptico silenzio, ha comunque mantenuto accese le luci della ribalta su sé stesso, istigando i più disparati e del tutto inconcludenti ragionamenti (il ‘ritorno’ di ieri certifica l’ovvietà del proseguo della carriera di Hamilton), del primo non si parla. Soprattutto in Italia, George Russell è l’oggetto del mistero.
Eppure, fino a due anni fa, il suo sbarco in Mercedes avrebbe rappresentato un clamoroso e desideratissimo toccasana per l’intero Circus. Il dominio argentato sarebbe parso meno noioso ai più, almeno sulla carta, grazie alla sfida annunciata tra un giovane rampante e un campione ultra-affermato.
Il pilota di King’s Lynn ha dalla sua una carriera stellare nelle formule minori, ai livelli dei vari Leclerc, Norris e Verstappen. Campione di F4 britannica nel 2014, plurivincitore nella F3 europea nei due anni seguenti, campione in GP3 e F2 al primo colpo nel biennio 2017-2018. Junior Mercedes dal 2017 e vincitore del prestigio Autosport-BRDC Award nel 2014.
Le credenziali ci sono tutte, in particolare se si considerano alcuni exploit della carriera triennale in Formula Uno, che lo ha visto al volante di un Williams per 59 Gran Premi dei 60 Gran Premi disputati, con la sortita in Mercedes per rimpiazzare Hamilton a fine 2020 vera e propria ciliegina sulla torta.
Insomma, potremmo trovarci a vivere da inconsapevoli spettatori la vigilia di uno di quei confronti che segnano per sempre l’andamento della storia della massima serie. O forse no?
RUSSELL, OGGETTO DEL MISTERO
La realtà è un po’ più complicata di quanto suggerirebbe un’analisi poco attenta. Per carità, Russell merita ben più della minima attesa che gli si è creata attorno; allo stesso tempo, non possono non sorgere alcuni dubbi riguardo il potenziale del pilota inglese. È davvero pronto a raggiungere nel giro di una stagione, o anche meno, l’altissimo livello a cui opera ormai da anni Lewis Hamilton? Gli riuscirà, in sostanza, l’impresa di cui si resero protagonisti prima Verstappen, poi Leclerc, dopo un solo anno in scuderie di medio-bassa classifica?
Trovare una risposta a un quesito tanto complesso e dai mille risvolti potrebbe rivelarsi alquanto ostico, soprattutto nel caso si facesse affidamento sui freddi numeri. I risultati del triennio in Williams sono enormemente condizionati da monoposto per nulla competitive, principale motivo per cui, anche in caso di qualifiche da superstar, George si è spesso ritrovato a procedere come i gamberi durante le gare.
Piuttosto, può risultare molto più utile soffermarsi su alcuni episodi specifici, stagione per stagione, che indaghino tanto i lati positivi quanto quelli negativi dell’avventura di Russell nei bassifondi – o quasi – della classifica.
2019
Hockenheim – episodio negativo: la FW42 è la peggior Williams di sempre. Russell e Kubica si ritrovano costretti a subire perpetue umiliazioni sia al sabato che alla domenica. Nessuna possibilità di superare la tagliola del Q1, distacchi abissali dopo pochi giri di corsa. In Germania, però, la gara più caotica della stagione regala al team di Grove un’occasione più unica che rara. Moltissimi big escono di scena, altri sono rallentati da testacoda e/o problemi ai box. Il muretto Williams, però, sbaglia i tempi delle soste e tanto George quanto Robert si ritrovano, dopo il pit-stop finale per montare gomme d’asciutto, nelle solite desolanti posizioni: le ultime. Visti i pochi concorrenti ancora in corsa, però, la dodicesima e la tredicesima posizione potrebbero comunque regalare qualche sorpresa, come effettivamente accade dopo gara. Le Alfa Romeo vengono arretrate per infrazioni tecniche e il primo dei piloti Williams conquista quello che si rivelerà essere l’unico punto stagionale. Il nome del ragazzo? Robert Kubica. Il polacco, per tutto l’anno alle spalle di George, non sbaglia nel finale, mentre lo stesso Russell, forse innervosito dalla mancata sosta anticipata, finisce lungo alla Einfhart-Parabolika, cedendo la posizione al compagno di squadra. Nonostante un netto dominio prestazionale, insomma, Russell finisce la stagione con un mesto zero nella casella dei punti, unico pilota della griglia.
Budapest – episodio positivo: il primo ingresso in Q2 della carriera di George Russell avviene a Budapest, in Ungheria, alla corsa successiva al Gran Premio di Germania. Poco conta che in gara, complici alcune difficoltà nel gestire gli pneumatici, l’inglese scivoli due posizioni indietro sotto la bandiera a scacchi. La magia del sabato, sull’asciutto, con un giro sbalorditivo visto il materiale a diposizione, è uno di quei lampi di classe cristallina che spiegano al mondo il valore di un pilota.
2020
Imola – episodio negativo: con il passare delle gare e, soprattutto, la relativamente crescente competitività della FW43, conquistare punti iridati sembra diventare una vera e propria maledizione per Russell. Non a caso, il 2020 si confermerà un anno a secco al volante della Williams, nonostante ben 9 entrate in Q2. Il peggior momento per George è l’incidente sotto Safety Car ad Imola, quando l’inglese perde il controllo della vettura mentre scalda le gomme subito dopo la Piratella. L’errore, pesante, si lega alla partenza sbagliata del Mugello e a una tendenza a perdere posizioni nel primo giro che, arrivati alle corse autunnali, sembra quasi dipingere un pilota ottimo sul giro secco ma inconcludente nell’arco di un’intera corsa.
Al Sakhir – episodio positivo: la positività al Covid di Hamilton regala un’occasione unica a Russell, il quale non esita a coglierla nel miglior modo possibile. Salito su una vettura nella quale fatica a distendersi completamente, l’inglese sfiora la Pole Position – nonostante sostenga di aver capito come sfruttare la stabilità in frenata della W11 solo a metà della corsa, abituato com’era al posteriore ballerino della Williams -, è in testa alla prima curva, domina l’intero Gran Premio e addirittura, dopo il disastro del box Mercedes, rischia di vincere in rimonta sverniciando lo stesso Bottas. Lo ferma una foratura ma la classe, l’intensità e la ferocia portate con sé in vettura rappresentano un rarissimo raggio di luce in una stagione altrimenti alquanto soporifera.
2021
Silverstone – episodio positivo: nel 2021 la FW43B permette a Russell di diventare una presenza pressoché costante in Q2, con addirittura tre ingressi in Q3. I due più famosi avvengono a Spa - dove l’inglese è magistrale nello sfruttare un assetto totalmente da bagnato e viene ulteriormente premiato da un podio al termine del GP farsa - e a Sochi, dove l’intuizione di montare presto gomme da asciutto gli regala una seconda fila, comunque molto distante dal duo Norris-Sainz. Il vero miracolo George lo confeziona a Silverstone, inventandosi un giro da cineteca che issa in 8° piazza la FW43B, dopo una sessione di libere da incubo e un primo run in Q1 altrettanto complesso. La zampata del campioncino di King’s Lynn fa letteralmente esplodere il pubblico del Northamptonshire.
Silverstone – episodio negativo: è particolarmente istruttivo, riguardo la figura di Russell, continuare il racconto del fine settimana inglese. Se infatti George, dopo l’annuncio dell’approdo in Mercedes, sembra perdere leggermente la bussola in autunno, addirittura facendosi raggiungere in qualifica da Latifi, già a Silverstone il pilota di Toto Wolff getta al vento la buona qualifica alla partenza della Sprint Race. A Brooklands Russell frana maldestramente su Sainz, relegando lo spagnolo in fondo al gruppo (il che, con il senno di poi, concorrerà nella sconfitta di Leclerc della domenica), pagando penalità e perdendo posizioni nel frattempo. Le prestazioni della Williams sulla lunga distanza non avrebbero permesso di arrivare a punti, ma George mostra nuovamente una preoccupante tendenza a perdersi nel momento topico del fine settimana.
Più che la pretesa di rivaleggiare subito con Hamilton, allora, il 2022 dovrà prima di tutto certificare il reale valore del pilota George Russell. Le domeniche dell’inglese continueranno a unirsi disegnando una montagna russa troppo spesso inconcludente, o il picco di Al Sakhir 2020 diverrà norma?
Prima di chiunque altro, sarà Russell stesso a cercare una risposta all’enigma. Sperando coincida col mantenere il ritmo dei migliori, esercizio precluso ai più.
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