La chiosa della riflessione di Col Cuore in Gola di una settimana fa si chiedeva se, dopo una corsa tanto folle quanto quella saudita, l’intero Circus della Formula Uno fosse soddisfatto dello spettacolo messo in scena, delle infinite polemiche al termine delle quali l’unico vincitore è il caos e un senso di totale insicurezza per chi segue – e per chi racconta – uno sport altrimenti meraviglioso.
Sette giorni dopo, la situazione non è cambiata di una virgola. Sono passate più di due ore dalla bandiera a scacchi di Abu Dhabi e un Campione del Mondo, ufficialmente, ancora non c’è. Nonostante la pista abbia emesso un responso netto, per quanto frutto di varie circostanze, e nonostante centinaia di milioni di persone abbiano spento il televisore convinte di un risultato, rischiando di svegliarsi domattina e scoprirne un ribaltamento magari legalmente valido, ma senza ombra di dubbio dettato da tecnicismi al limite del comprensibile per un appassionato, figurarsi per lo spettatore abituale.
Chissà, magari la Formula Uno dovrebbe accontentarsi, accettare la propria natura trasformatasi nel tempo in un groviglio di regole e cavilli conosciuti solamente a chi segue ogni singolo minuto di azione in pista. Una percentuale di spettatori ridicola rispetto a chi, incuriosito da una sfida storica, si è avvicinato ad un Gran Premio-evento, uno degli appuntamenti sportivi dell’anno, e con tutta probabilità se ne allontanerà magari divertito ma di certo confuso.
A queste persone, tra qualche tempo, seguiranno anche gli appassionati più accaniti, perché non esiste cervello in formato quattro tempi capace di reggere la mole di discussioni, veleni e proteste che hanno sporcato un Mondiale altrimenti meraviglioso.
Al momento della scrittura di questo pezzo, intorno alle 18 di domenica 12 dicembre, il risultato della corsa di Abu Dhabi è in bilico in seguito a due proteste della Mercedes:
la prima si concentra su eventuali micro-sorpassi di Verstappen ai danni di Hamilton in occasione della ripartenza finale, avvenuti nella zona in cui la pista attraversa l’hotel di Yas Marina. L’olandese ha più volte affiancato Hamilton, forse superandolo millimetricamente, quando l’inglese ha ridotto l’andatura fino a fermarsi per due volte.
La seconda, al contrario, si concentra sulla caotica gestione dell’ordine di ripartenza. La direzione gara ha infatti emesso una prima comunicazione nella quale veniva indicata l’impossibilità per i doppiati di superare la Safety Car prima della ripartenza; successivamente, l’ordine è stato impartito solamente a Norris, le Alpine, Leclerc e Vettel, ossia i piloti che separavano Verstappen e Hamilton. Tale opzione non è prevista nel regolamento sportivo, dove si citano alternativamente due scenari: tutti i doppiati recuperano un giro o, in casi eccezionali, il direttore di gara impedisce del tutto l’operazione. Inoltre, nel caso venga reso possibile 'sdoppiarsi', è necessario attendere un giro perché la corsa possa ripartire; un'eventualità che, nel caso di Abu Dhabi, avrebbe determinato la fine della corsa in regime di Safety Car.
Non abbiamo conoscenze in materia di legislazione FIA tanto approfondite da comprendere come, e soprattutto quando, una controversia del genere possa chiudersi. È anche altamente probabile che, nel tentativo di non ribaltare un risultato già scritto danneggiando l’immagine dell’intera Formula Uno, qualche cavillo adatto a risolvere la situazione spunti magicamente fuori. D’altronde nel 2019, a Monza, fu risparmiata al Leclerc - primo su Ferrari - una penalità pressoché certa grazie al tempestivo riutilizzo della bandiera bianco-nera, recuperata dopo anni di dimenticatoio.
Dovesse invece finire al contrario, Verstappen e la Red Bull potrebbero perdere un Mondiale semi-festeggiato non a causa di colpe proprie, bensì in seguito a una scelta del direttore di gara probabilmente inaudita. Scelta che nasce da un errore precedente, ossia la mancata esposizione della bandiera rossa che avrebbe accontentato tutti: le squadre, certe di poter montare gomme nuove, e i padroni del vapore, inorriditi davanti al Mondiale del decennio deciso in regime di Safety Car.
Si è invece deciso di lasciare i piloti alle spalle della vettura di servizio e, francamente, la risoluzione finale appare l’unica sportivamente sensata, dato che sono ormai anni che i doppiati vengono lasciati sfilare e non permetterlo avrebbe consegnato il titolo ad Hamilton e alla Mercedes, incauti nel non fermarsi a montare gomme nuove. Davvero si credeva possibile che una serie capace di correre a Jeddah, una pista pericolosa e pensata apposta per favorire il caos, lasciasse terminare il Mondiale in regime di bandiere gialle?
Nulla esprime meglio di quest’ultimi paragrafi il rischio di disamoramento del quale discutevamo in precedenza: dopo settecento parole del commento al GP finale, Col Cuore in Gola non ha praticamente citato le gesta di Verstappen ed Hamilton in pista.
Due campioni, almeno oggi, corretti ed esemplari nella guida.
L’inglese ha indovinato una partenza perfetta e, coadiuvato da una W12 perfettamente calibrata, ha mostrato un passo inavvicinabile per l’avversario. La correttezza una volta subito il sorpasso finale, i complimenti e la dignità nelle dichiarazioni a caldo, poi, sono un tocco di classe alquanto raro in un mondo altrimenti dominato dai Toto Wolff di turno.
Verstappen, aiutato da un Perez tanto gagliardo quanto commovente, ha combattuto come meglio non poteva. Sbagliando sì la partenza ma confezionando due sorpassi magistrali: il primo nella tornata iniziale, a parere di chi scrive più che regolare, il secondo negli ultimi chilometri del campionato.
Max avrà pur goduto di coperture nettamente più prestazionali. L’affondo, la staccata perfetta, lo scacco matto irreversibile, però, sono tutta farina del suo sacco. Serviva scegliere il momento giusto, calcolare la dose corretta d’aggressività, preparare la successiva difesa e non sbagliare nulla nell’esecuzione di gesti carichi di una tensione inimmaginabile.
Guidato dall’istinto o da una freddezza sovraumana, Verstappen è riuscito nell’impresa.
Non c’è nulla di più svilente che ammirarla nuovamente nei riflessi filmanti consapevoli che, dopo una stagione epica, delle carte bollate decideranno se l’olandese possa essere ufficialmente incoronato Campione del Mondo.
Aggiornamento delle 20.45 di domenica 12 dicembre: entrambe le proteste Mercedes sono state rigettate dai commissari del Gran Premio di Abu Dhabi. Il team anglo-tedesco ha già dichiarato di voler presentare richiesta d'appello alla Corte Internazionale FIA. Max Verstappen rimane quindi Campione del Mondo, seppur formalmente sub-judice fino al pronunciamento finale degli organi competenti.
Fonte immagine: Twitter / F1
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