top of page
Immagine del redattoreLuca Ruocco

Bahrain 2017 F2 - Leclerc chi?


16 aprile 2017. È la domenica di Pasqua. Mancano poche ore al Gran Premio di Formula Uno del Bahrain, che scatterà alle 19 locali. I potentissimi riflettori artificiali illumineranno la pista a giorno, regalando una scenografia meravigliosa ai protagonisti del mondiale, oltre alla possibilità di correre lontani dalla canicola del primo pomeriggio.


A pagare le spese del formato notturno sono i ragazzi del campionato di Formula 2, chiamati per tutto il fine settimana a sfidare un asfalto rovente, responsabile del degrado pressoché immediato delle coperture Pirelli, e un’aria bollente che entra nel cockpit anche a trecento all’ora, senza lasciare un attimo di respiro. La serie cadetta affronta nel Golfo Persico il primo appuntamento stagionale. La tensione è alle stelle sin dai primi chilometri delle prove libere, dato che ogni pilota è perfettamente conscio dell’attenzione che circonda la seconda serie. Se la Formula 4 è seguita quasi esclusivamente dagli addetti ai lavori, la Formula 3 europea dagli appassionati incalliti e quella mondiale dai cultori del fine settimana ad alti ottani, sulla Formula 2 cade lo sguardo di molte più persone. Tra tifosi più o meno competenti, potenziali sponsor e spettatori casuali appena rinvenuti dal sonnellino post-prandiale, la platea di interessati al campione di Formula 1 del futuro è vasta e decisamente eterogenea. Vincere una corsa, segnare una pole position al momento giusto o dominare una stagione può cambiare un'intera carriera.


La prima gara del campionato è una lunga presentazione dei contendenti al mini-iride. In fondo serve tempo per inquadrare i più veloci, capire chi è trasportato dal talento e chi dalla valigia. In quel fine settimana bahreinita, però, quasi tutti hanno subito familiarizzato con un ventenne monegasco, pilota della Ferrari Driver Academy. Le malelingue più superficiali sospettano sia un raccomandato: il suo manager si chiama Nicolas Todt, nell’iper-competitiva Formula 3 europea non ha dominato (in realtà corse gran parte della stagione con un telaio da sostituire, ndr), in GP3 ha vinto il campionato con il team migliore e in Formula 2 correrà con la Prema, l'imbattibile compagine vicentina mattatrice di qualunque categoria minore alla quale prenda parte. Il ragazzo in questione si chiama Charles Leclerc.


Il venerdì, durante le qualifiche, il sorriso innocente di Charles ha lasciato spazio a un comportamento al limite del beffardo. Conquistata la pole position provvisoria in 1.38.907, il monegasco è rientrato ai box per poi scendere dalla propria vettura e togliersi il casco. Che gli avversari provassero pure a raggiungere il suo tempo sfruttando l’evoluzione della pista e un nuovo set di gomme morbide; lui si sarebbe goduto lo spettacolo dalla pit-lane. Nei minuti successivi Antonio Fuoco, il più bravo tra gli avversari di Leclerc, ferma il cronometro a più di sei decimi dal tempo del compagno di squadra. Una vita.


Le sopracciglia cominciano ad alzarsi nel paddock. Nel Circus i sospetti corrono veloci, e la sbruffonaggine è il loro carburante principe. I detrattori scommettono su una repentina caduta del monegasco in gara, ed in effetti nella corsa del sabato Leclerc fatica con la gestione delle coperture. Dopo aver mantenuto il comando della gara per una trentina di giri, Leclerc sprofonda infatti ai piedi del podio, lontano più di dieci secondi dal vincitore Artem Markelov, senatore della serie cadetta. Pur non mettendo in dubbio il talento di Charles, i più si convincono sia solo un pilota velocissimo sul giro secco. In gara ha ancora troppo da imparare, e i punti pesanti si conquistano dopo intere corse, non singole tornate al massimo delle proprie possibilità.


Nessuno ha idea di quanto accadrà durante i ventitré giri della corsa Sprint della domenica.


Leclerc scatta dalla sesta casella in griglia, visto che i primi otto della gara del sabato prendono il via a posizioni invertite. Dopo la prima curva è terzo, grazie ad un’ottima scelta di traiettoria e ad una staccata profondissima. Lo precedono solo Ghiotto e Albon, suo principale rivale in GP3 nella stagione precedente. In questa corsa sarà ancora più importante preservare le coperture: il Sole è altissimo sul deserto mediorientale, l’asfalto è rovente e l’assenza di pit-stop obbligatori permette di evitare una sosta ai box, troppo lunga per i pochi giri a disposizione. Non è un caso che dal 2005, anno d’esordio della Gp2, nessuno abbia mai conquistato una corsa asciutta della domenica fermandosi ai box. Solo Markelov sembra tentare l’impresa, tanto che prende il via calzando gomme Soft. Il russo è un mago nella gestione di strategie folli, e in fondo può rischiare una battuta a vuoto dati i molti punti conquistati il giorno prima.


Dopo un breve regime di Safety Car a causa di un contatto tra Rowland e Nato, con il secondo finito in barriera, la corsa riprende il via alla quarta tornata. Leclerc è subito aggressivo nei confronti di Albon, lo attacca e lo passa all’esterno di curva 4 con una manovra capolavoro. Il monegasco si mette all’inseguimento di Ghiotto, anche se non forza eccessivamente per non consumare troppo le coperture. Sembra aver imparato la lezione del sabato. Intanto Markelov recupera posizioni fino ad insediarsi terzo.


Passa qualche giro e Ghiotto, anche lui impegnato a gestire i propri pneumatici, diminuisce vistosamente il ritmo. Charles non si fa pregare e lo infila al nono giro, passandolo prima dell’approccio alla frenata di curva 1. Dai box lo hanno informato di passare al piano B. Qualche commentatore ipotizza si tratti di un pit-stop, ma ciò non sembra avere molto senso. Leclerc è primo e dotato di mescole Medium: gestendo la monoposto può arrivare in fondo. La richiesta, al massimo, potrebbe riguardare il ritmo da mantenere fino al termine della gara.


Leclerc però spinge. Inizia a staccare gli inseguitori. Non si parla di decimi ad ogni giro, ma di secondi. La sua Dallara rossa scompare all’orizzonte. Markelov, fermatosi ai box al nono giro, rientra in pista sedicesimo e guadagna relativamente poco sugli avversari. La strategia ad una sosta non sembra pagare. Cosa sta facendo, allora, Leclerc? È un folle, vuole nuovamente ritrovarsi senza pneumatici a cinque giri dalla fine?


Giro 14 su 23. I meccanici Prema preparano le pistole pneumatiche. Charles Leclerc rientra ai box per montare gomme Soft. Proprio quel treno che ha risparmiato nella qualifica del venerdì. La scuderia vicentina ha puntato sulla strategia pazza, su una vera e propria missione impossibile. Il monegasco rientra infatti in pista 14°, a 24’’ dal pilota in testa alla corsa, diventato nel frattempo Oliver Rowland. Nove giri per recuperare un distacco del genere sono troppo pochi, figurarsi se nel frattempo si devono superare tredici vetture.


Leclerc però non è un pilota normale. Non è neanche un campioncino sopravvalutato, tantomeno un raccomandato. Al termine del primo giro lanciato, il sedicesimo, Charles è 12° dopo aver segnato il giro più veloce della corsa, 4’’5 più rapido di Rowland. Nella successiva tornata salta tre vetture, in quella dopo cuce il gap sul gruppetto dei primi e alla prima staccata del 19° giro, a meno cinque dalla bandiera a scacchi, Leclerc è 8°. Il tutto mentre ad ogni passaggio dal traguardo il distacco dai primi cala di due o tre secondi.


Primi metri del 21° giro. Charles Leclerc è in scia Latifi, quarto. Ha saltato come birilli Albon, De Vries e Fuoco. Mancano tre tornate alla fine della corsa. Il distacco da Rowland si aggira intorno ai sette secondi. Al tornantino iniziale il monegasco sorpassa la vettura giallo-blu del canadese, per poi stringere in uscita, scaricare a terra i 600 cavalli del V8 aspirato e puntare Jordan King, 3°. Alla frenata successiva lo ha passato. Restano due giri e mezzo per riprendere i primi.


Ghiotto e Rowland sono in lotta. L’italiano prende il comando della corsa all’inizio del penultimo giro. Leclerc ha già recuperato gran parte dei quattro secondi che lo separavano dai due sei chilometri prima. In curva 8 affonda il colpo e si fa sotto a Rowland, che ha definitivamente rinunciato a lottare per la testa della corsa. Charles lo punta, lo studia ed evita di attaccarlo per metà tornata, aspettando il rettifilo finale e l’inizio dell’ultimo giro.


Leclerc allarga l’entrata dell’ultima curva, ne esce con più trazione e grazie al DRS affianca Rowland ben prima della staccata iniziale. In quel momento il monegasco sta già pensando a come attaccare Ghiotto. La staccata di Charles è poderosa, il ritorno sul gas perfetto. L’italiano è troppo lontano per tentare il sorpasso in curva 4, ma la monoposto rossa prende comunque la scia del leader. Si fa vedere negli specchietti. Infastidisce, innervosisce. Conduce all’errore. Ghiotto blocca l’anteriore destra in frenata, finisce leggermente lungo. Leclerc ne approfitta immediatamente, balzando in testa all’uscita della svolta a destra.


È primo. Da quattordicesimo a primo in nove tornate. La bandiera a scacchi sventola sulla sua vettura pochi secondi dopo.

Il mondo ha scoperto Charles Leclerc.


Curiosi di scoprire come andò la corsa di Formula Uno? STORIEMOZZAF1ATO lo ha raccontato qui.

865 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page