Seguendo l’ormai classico canovaccio delle corse azere, la gara di Baku rimane soporifera e priva di sorpassi per circa metà della sua durata. Dall’incidente di Stroll in poi, però, il caos si prende la scena e regala un podio del tutto inaspettato, i rivali per il titolo mondiale a secco di punti e una ripartenza finale da vere e proprie palpitazioni. Quante delle cinque bandiere a scacchi avrà conquistato ogni pilota?
Nota a margine. Baku non sarà certo una pista da antologia, ma la conformazione del tracciato azero produce il più delle volte corse spettacolari. Il posto in calendario, quindi, è meritato. Una collocazione tanto prestigiosa, però, deve essere meritata. Una prima analisi delle carcasse di Stroll e Verstappen suggerisce che gli scoppi siano stati causati da detriti; la classica scusa Pirelli, si dirà. Eppure, diversi piloti hanno compiuto molti più giri senza accusare problemi (Norris 40!), Max – guarda caso – si è schiantato poco dopo il luogo del botto di Stroll e, soprattutto, la celerità e precisione dei commissari azeri ha lasciato perplessi per tutto il fine settimana. La competenza degli uomini di Monaco è unica; se un incomprensibile orgoglio preclude richieste d’aiuto, sarebbe almeno auspicabile tentare una sfacciata imitazione. Non è accettabile non vengano usati i carrelli di recupero, come non è accettabile la sporcizia riscontrata in pista nel corso di varie sessioni. Leclerc ha perso la leadership della corsa qualche giro prima del previsto dopo aver dovuto schivare – non inquadrato – lo stesso ramo poi evitato da Hamilton, Verstappen e Perez, rallentando nel timore di aver guadagnato tempo tagliando oltre il cordolo. I piloti non affidano solamente alle scuderie le loro vite, ma anche agli organizzatori: potare gli alberi della città più ventosa del creato sembra davvero il minimo.
LEWIS HAMILTON, 15°: 🏁🏁
La gravità di un errore si comprende indagandone le dinamiche o gli effetti? Bel dilemma. Perché sfiorare un bottone, per sbaglio, dopo un fine settimana semplicemente magistrale, ha scatenato la peggior debacle di Hamilton nell’intera era ibrida. Una frazione di secondo, la ripartizione della frenata tutta avanti e un’occasione clamorosa buttata via. Al termine, tra l’altro, di un fine settimana complesso che solo la classe di Lewis aveva tenuto a galla, tanto bene da sfiorare un vantaggio in classifica – e una vittoria – francamente fuori da ogni logica. Errore pesante. Pesantissimo.
VALTTERI BOTTAS, 12°: 🏁
Disperso. Per ora, in attesa di indagini sulla monoposto, senza scuse, appelli, spiegazioni. L’unica nota positiva è, paradossalmente, l’errore di Re Lewis, che sposta tutta l’attenzione dall’altra parte del garage. Eppure il campione del mondo ha buttato via un risultato inaspettato, imprevedibile dopo le difficoltà delle prove; Valtteri, al contrario, è risultato disperso. Nonostante un assetto più carico, sulla carta migliore per combattere i problemi di riscaldamento degli pneumatici. Sverniciato dalle Alfa Romeo, il finlandese dovrà cominciare a correre per il proprio futuro. In Formula Uno, non certo in Mercedes.
MAX VERSTAPPEN, DNF: 🏁🏁🏁🏁
Il nervosismo largamente ingiustificato del sabato – è difficile controllare la modalità cannibale nella quale Max si è ormai stabilmente sintonizzato – lascia spazio ad un’interpretazione di gara magistrale la domenica. A tratti imbarazzante, per gli avversari, nella facilità con la quale l’olandese sta portando a termine il ‘compitino’ prima del ritiro. Partenza tranquilla, sorpasso a Leclerc, un giro a tutta in occasione del pit di Hamilton, testa della corsa e compagnia salutata. È proprio per queste ragioni che stride l’ombra di sollievo che lo accompagna nel post-gara: il suo zero, a differenza di quello di Lewis, dovrebbe risiedere nell’olimpo del rammarico, perché arrivato senza colpe in un giorno di dominio assoluto. Di quelli che, purtroppo per lui, non è detto ritornino.
SERGIO PEREZ, 1°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Talmente veloce a gomme usate, in occasione della prima sosta, da rischiare di passare Verstappen senza un cambio gomme lento. Basterebbe questa frase per descrivere un fine settimana convincente – tranne che nel momento topico delle qualifiche -, raddrizzato alla velocità della luce nei primi giri e finalmente premiante. La Red Bull non voleva né più, né meno da Sergio; e lui, invece, ora che ha vinto con una grande scuderia, cosa vorrà?
LANDO NORRIS, 5°: 🏁🏁🏁
Bisogna esserci per sfruttare i colpi di fortuna e, in fondo, Lando c’è. L’inglese porta a casa un bottino insperato al termine di un fine settimana che doveva regalare grossissime soddisfazioni sulla carta e che, invece, si è rivelato molto più complesso del previsto. Soprattutto dopo la penalizzazione del sabato (infrazione durante la bandiera rossa), contenere tanto bene i danni nei confronti della Ferrari sembrava impossibile; in fondo, saper gestire anche corse del genere è ottimo segnale di maturità.
DANIEL RICCIARDO, 9°: 🏁🏁
Vedere Ricciardo a muro, fuori dal Q3, al termine di quattro sessioni di prove cronometrate dove non ha mai davvero inciso lascia sgomenti. Figurarsi se poi, nei cinquanta e passa giri di corsa, l’australiano rimane anonimo, mai incisivo, fuori da ogni lotta che conta. Il 9° posto sembra più effetto di una sorta di ‘marea’ della corsa, che lo ha trascinato fino a lì, piuttosto che di una crescita costante e significativa. I curvoni del Paul Ricard lo aiuteranno a ritrovarsi?
LANCE STROLL, DNF: 🏁🏁🏁
Paga caro, soprattutto con il senno di poi, il pesante errore delle qualifiche. Perché in corsa Lance, fino al ritiro, si dimostra veramente in palla – forte di un assetto perfetto della AMR21 -, tanto da lasciar presagire che la zona Vettel non fosse per nulla irraggiungibile. Fortunatamente esce senza un graffio dai rottami della monoposto dopo il botto terribile.
SEBASTIAN VETTEL, 2°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Il miglior pilota di giornata, senza ombra di dubbio. Chissà cosa sarebbe stato possibile senza l’errore nel primo giro in Q2, costatogli l’accesso nei primi dieci visto lo schianto di Ricciardo. Le Aston Martin a Baku volano, forti di un assetto coraggioso che sacrifica la qualifica aumentando il carico aerodinamico, puntando ad una corsa consistente che sfrutti il motore migliore del lotto. Sebastian si esalta guidando una monoposto del genere, compie una magia allungando il primo stint ed è perfetto nello sfruttare il ritmo eccellente alla prima ripartenza, quando supera Leclerc e Gasly. Un podio davvero meritato.
ESTEBAN OCON, DNF: 🏁🏁
C’è davvero poco da dire per Ocon. L’Alpine a Baku delude ancora, ben oltre le attese, e lui paga la bandiera rossa in qualifica e un ritiro dopo pochi giri con la Power Unit KO. Voltare pagina, pensando al Gran Premio di casa.
FERNANDO ALONSO, 6°: 🏁🏁🏁🏁
La classe di Fernando emerge prepotente all’ultimo via, quando in due giri passa da 10° a 6° superando Hamilton (per forza di cose), Ricciardo, Sainz e soprattutto Tsunoda, con il sorpasso più bello del GP. In Azerbaijan l’asturiano rimane molto più vicino ad Ocon, addirittura confermandosi a tratti più veloce, ma senza il caos finale avrebbe faticato a contenere Sainz e le Alfa Romeo. Non esattamente esaltante, per la A521.
CHARLES LECLERC, 4°: 🏁🏁🏁🏁
Delle qualifiche di Leclerc abbiamo parlato qui. Non era difficile prevedere avrebbe perso la posizione su Hamilton e le Red Bull, eppure complice il ramo citato sopra, il monegasco finisce nel tunnel dell’essere sorpassato troppo presto, rovinando più del dovuto gomme e strategia. L’assetto scarico, per compensare i pochi cavalli, rende difficoltosa la gestione delle temperature e Leclerc perde la posizione su Gasly ai box. Con il senno di poi il monegasco e Binotto hanno ammesso come sarebbe stato più intelligente posticipare la sosta fidandosi di un ritorno ‘in bolla’ delle rosse. La realtà è che senza i motori migliori, la corsa di Baku richiede compromessi troppo spinti, ed avere sorpassato McLaren nei costruttori va oltre le attese. I grandi sono ancora lontani, ma senza Safety Car Charles avrebbe battagliato con Gasly per la testa del centro gruppo, qualcosa di inaspettato alla vigilia. La battaglia con lo stesso francese certifica quanto Leclerc pensasse al campionato, mentre la posizione persa su Vettel è conseguenza del bloccaggio di Gasly che, arrivando lungo in prima curva, ostacola il monegasco.
CARLOS SAINZ, 8°: 🏁🏁
La prima corsa ad assetti scarichi riserva una sorpresa non del tutto piacevole per Sainz, che scopre sulla sua pelle quanto possa essere difficile mandare in temperatura le gomme in gara sulla SF21 quando l’asfalto è liscio e il carico aerodinamico basso. In qualifica non è freddo quanto il compagno di squadra, mentre in gara il lungo e la perdita di confidenza gli permettono di mostrare solo a tratti un passo a livello del compagno di squadra. Imparerà da queste difficoltà, forse anche più che da fine settimana ‘perfetti’ come a Monaco.
PIERRE GASLY, 3°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Non c’è molto da dire. Gasly corre senza nulla da perdere, come dimostra l’eccellente difesa della posizione su Leclerc nei due giri finali, e viene premiato con il terzo podio in tre anni. L’Alpha Tauri è ormai una realtà, non dovrebbe del tutto sorprendere, eppure Pierre migliora di gara in gara, inserendosi prepotentemente nel ristretto gruppo dei piloti di vertice.
YUKI TSUNODA, 7°: 🏁🏁🏁
C’è ancora tanto da sistemare, perché le urla in radio e la frenata assurda nell’ultimo tentativo di qualifica sono sbavature pesanti. Eppure, Yuki si risolleva dopo tre corse difficilissime, andando a punti e non commettendo alcun errore in gara. Potrà migliorare ulteriormente sulle prossime piste, che fino a Zandvoort conosce tutte?
KIMI RÄIKKÖNEN, 10°: 🏁🏁🏁🏁
È difficile che in corse folli Kimi non conquisti qualche punto. Era accaduto ad Imola, prima della penalizzazione, ed è accaduto a Baku. Il problema è che il viso del finlandese, a fine gara, non mente: visto il passo dimostrato, si poteva ottenere di più. Le Castellet sarà una prova del nove per la crescita del Biscione.
ANTONIO GIOVINAZZI, 11°: 🏁🏁
L’errore in qualifica di Antonio è veramente pesante. Non ci sono molte scusanti, ed il pugliese è stato il primo ad ammetterlo. Un peccato enorme, dato che il passo per sfiorare il Q3 c’era, e da lì la corsa sarebbe sicuramente stata molto più facile. In fondo, la numero 99 ha tenuto dietro Sainz per una decina di giri: la zona Tsunoda non sarebbe per nulla stata un miraggio.
MICK SCHUMACHER, 13°: 🏁🏁🏁🏁
Il risultato di Mick è eccellente, soprattutto perché senza commettere alcuna sbavatura, il tedesco ha regalato una posizione sul traguardo capace di rendere l’Haas 9° (!) in classifica costruttori. La qualifica, però, ha rappresentato un punto debole, considerando il solo decimo rifilato a Mazepin, poi distaccato di circa un minuto prima delle varie neutralizzazioni (e con un pit stop andato malissimo di mezzo).
NIKITA MAZEPIN, 14°: 🏁
La qualifica è tutto sommato positiva. La corsa, però, un vero disastro. Lento, falloso, inconsistente, Mazepin rimane miracolosamente a galla fino alla bandiera rossa finale. Alla ripartenza passa Schumacher, ma quando il tedesco lo attacca nuovamente poco prima della bandiera a scacchi, lo stringe incomprensibilmente contro il muro a 300 km/h. Una manovra folle, pericolosa, scandalosa che, come il suo autore, francamente si commenta da sola.
GEORGE RUSSELL, DNF: 🏁🏁🏁
Strappa il solito Q2 in qualifica ma poi in gara è disperso, frenato da una monoposto in caduta libera nonostante qualche bel segnale nelle corse iniziali. C’è poco per cui combattere, e il ritiro – secondo problema tecnico in due giorni – gli risparmia qualche giro di supplizio.
NICOLAS LATIFI, 16°: 🏁
Come il compagno di squadra, Latifi può poco al volante di una FW43B in seria difficoltà. La mancata comunicazione che lo porta a passare dal rettifilo principale durante le operazioni di recupero della macchina di Verstappen, però, è un errore grave e molto pericoloso, sul quale devono lavorare seriamente sia lui che la scuderia. In attesa di tempi – e prestazioni – migliori.
Comentários