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Immagine del redattoreLuca Ruocco

Esame di MaturiMax


Max Verstappen non ha di certo vinto il titolo iridato trionfando ad Austin. Magari non diventerà neanche campione del mondo al termine di una stagione tanto ricca di colpi di scena e ribaltamenti di fronte da rendere pressoché inutile ogni pronostico.


Basterebbe una rottura, un pit-stop sbagliato o una Qualifica Sprint folle e i sette punti di vantaggio accumulati negli Stati Uniti sparirebbero d’incanto. In termini di classifica, la corsa texana conta e conterà relativamente poco, a differenza di gare nelle quali compagni di squadra o ritiri amplificano enormemente il distacco. Indipendentemente dal pilota che lascerà Abu Dhabi sul tetto del mondo, il Gran Premio degli Stati Uniti non verrà di certo ricordato come la svolta decisiva o la principale fonte di rimpianti.


Austin potrebbe aver assestato al contrario un forte colpo al morale degli ingegneri Mercedes. Nell’analisi introduttiva al finale di campionato di Giù la Visiera avevamo sottolineato come, sulla carta, la pista americana non favorisse nettamente nessuna delle due monoposto.


La previsione, però, risaliva a prima del Gran Premio di Turchia, un’altra pista sulla quale Red Bull e Mercedes avrebbero dovuto equivalersi e che, invece, ha finito per mostrare una W12 nettamente dominante. La corsa in Texas si è così trasformata nel banco di prova decisivo per un ipotetica supremazia delle Frecce d’Argento, solitamente velocissime tra gli spettacolari saliscendi. Tra assetti finalmente efficaci e motori spremuti ai limiti del possibile – si veda l’ennesima sostituzione per Bottas -, il Gran Premio degli Stati Uniti avrebbe dovuto rappresentare un terreno di caccia alquanto agevole per Hamilton, ribaltando completamente le prospettive di un campionato altrimenti giocato sui millesimi.


È accaduto esattamente il contrario. Le alte temperature e l’asfalto meno aderente di Istanbul hanno offerto condizioni favorevoli alla RB16B e, magicamente, Verstappen ha ottenuto una Pole schiacciante e una vittoria tutto sommato netta, in particolare se si considera la partenza favorevole ad Hamilton. Un circuito nel quale il terzo settore, molto tortuoso, avrebbe dovuto salvare Max da distacchi ciclopici si invece è trasformato in un impianto amico, con la Red Bull numero 33 velocissima anche nel primo settore e capace di difendersi in quanto a potenza pura soprattutto in gara.


Il viso di Hamilton sul podio raccontava molto dello stato d’animo in Mercedes, ed è relativamente scontato immaginare quali siano i pensieri che affollano la testa degli ingegneri di Brackley in questo momento. D’ora in poi, considerando l’arrivo di Messico e Brasile, servirà un colpo di fortuna o aiuti esterni per non accumulare troppo distacco in classifica.


Tutto ciò non sarebbe mai accaduto senza il miglior Verstappen della stagione. Perché se del doman non v’è certezza, come accennato in precedenza, dell’oggi al contrario si può capire molto. Se è vero che le tempistiche del primo pit-stop di Hamilton lasciano quanto meno perplessi, è altrettanto innegabile che ogni possibile combinazione strategica per il numero 44 si sarebbe scontrata con un olandese in vero e proprio stato di grazia.


Max Verstappen, negli Stati Uniti, ha superato l’esame di maturità dei campionissimi. Su una pista capace di esaltare Hamilton tanto sul giro secco quanto sul ritmo gara, il numero 33 ha brillantemente superato ognuna delle sfide offertagli dal fine settimana.


Dopo delle prove libere difficili, Max ha confezionato un ultimo giro in qualifica di altissima scuola, ammettendo di ‘aver messo tutto insieme solo all’ultimo secondo.’ Dopo una partenza buona ma non ottima, l’olandese ha mantenuto la calma attendendo con pazienza il momento della sosta anticipata, senza ombra di dubbio studiato a tavolino in caso di scatto al via fallimentare.


Mai un contatto, mai un tentativo di corsa avventato e, soprattutto, la vera e propria magia nel finale, quando a Verstappen è riuscita la miglior gestione gomma della carriera. Nessuna spinta folle nei primi giri, nessun crollo prestazionale e nessun errore, tanto da disporre nel finale del battistrada necessario a segnare i propri migliori settori negli ultimi chilometri.


Verstappen potrà o meno vincere il mondiale 2021. Ad Austin, però, Max è definitivamente entrato nell’olimpo dei campionissimi. Un luogo che Hamilton, da oggi, troverà un po’ più affollato.


Trovate qui le Bandiere a Scacchi del Gran Premio degli Stati Uniti.


Fonte immagine: Jean Todt / Twitter

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