Stamattina la piattaforma Motorsport.com ha pubblicato il primo stralcio di un’intervista a Stefano Domenicali ad opera di Jonathan Noble, giornalista di punta del colosso mediatico inglese. Il fulcro della chiacchierata, che ha toccato gli aspetti più vari delle sfide che aspettano il nuovo amministratore delegato della FOM, ha riguardato una questione alquanto polarizzante nella concezione delle corse stesse, un’idea spessissimo fonte di infinite discussioni, opposizioni e lotte di potere: la gara sprint del sabato.
Le parole del manager imolese hanno velocemente raggiunto ogni angolo del globo per due motivi. Il primo è che hanno stroncato definitivamente la possibilità di una corsa di qualificazione a griglia invertita, un’idea arrivata molto vicina a concretizzarsi la scorsa primavera. Il secondo è l’ammissione che, in caso di esito positivo del confronto in corso con FIA e squadre, un non meglio precisato format di gara sprint potrebbe già essere testato in questa stagione, in ottica di un impiego più o meno continuato nel 2022.
La volontà di esplorare nuovi confini per uno sport in oggettiva crisi di identità, schiacciato da un dominio soffocante, dalla pandemia e dal futuro incerto del mondo dell’automobile, è indiscutibilmente ammirabile. Si potrebbe contestare la poca sportività insita nel provare un formato diverso per una sola corsa della stagione: e se Verstappen, a causa di un incidente in partenza nell’unica gara sprint, perdesse il mondiale condannandoci all’ennesima festa Mercedes? Sarebbe davvero giustificabile? Purtroppo, però, le corse extra-campionato non esistono più, e sembra davvero impossibile che tornino in voga per sperimentare un format che, inevitabilmente, ha bisogno di essere confrontato con i meccanismi attuali a parità di valenza iridata. Qualunque raffronto negli ascolti e nel gradimento, altrimenti, potrebbe esserne profondamente condizionato.
Ora, Stefano Domenicali ha solamente accennato all’idea di una gara sprint al sabato per ravvivare il fine settimana. Non ha specificato come verrebbe stilata la griglia, anche se la chiusura netta agli schieramenti invertiti sembra aprire ad una sola possibilità, ossia una sessione di qualifica al venerdì o al sabato mattina. Non ha inoltre accennato alla possibilità che vengano o meno assegnati punti.
Le prove libere, si sa, attirano solo gli spettatori più incalliti. È comprensibile che si cerchino modi per ravvivare una giornata televisivamente poco redditizia. Trasferirvi le qualifiche, però, potrebbe creare un secondo problema evitando di risolvere il primo. Senza girarci troppo attorno, è imprescindibile rendersi conto di come siano solo due gli slot temporali in cui la F1 può essere seguita durante un fine settimana, almeno dalla maggior parte delle persone: il sabato e la domenica pomeriggio (con gli ovvi aggiustamenti di fuso orario in caso di gara extra europea). È utopico pensare che l’aggiunta di una corsa sprint terrà incollati al televisore milioni di appassionati per un’intera giornata o, peggio ancora, nell’ultimo pomeriggio feriale della settimana.
I grandi ascolti si ottengono con persone ben lontane dai malati (tra cui chi scrive) che non perdono un minuto di ogni sessione, qualunque sia l'orario. Bisogna lavorare sulle tre ore a disposizione, senza pensare che queste possano magicamente moltiplicarsi, soprattutto in estate quando, si spera, le persone sono e saranno libere di uscire di casa, viaggiare, muoversi. Se esiste una criticità legata al venerdì, spostarvi le qualifiche perdendo un grande momento di tensione televisiva non è la soluzione. È auspicabile ripensare il formato delle prove libere, a tratti decisamente noiose anche se fondamentali per lo sviluppo competitivo del campionato, soprattutto in assenza di test. Sarebbe molto più intelligente puntare a renderle un evento attraente dal vivo, abbassando drasticamente i prezzi - 50 € a persona, come a Monza, non sono un valore accessibile a tutti -, invitando scolaresche gratuitamente a visite nei box e avvicinando i piloti ai tifosi. La pandemia prima o poi passerà, e riportare gente in autodromo garantirebbe tanto ritorni immediati quanto un seguito televisivo migliore nel resto del campionato.
Dal punto di vista sportivo, poi, l’idea fa acqua da tutte le parti. Anzitutto il rischio di incidenti, contatti e rotture meccaniche più che abbassare i costi, sembra volerli alzare. Questa, però, è un’eventualità che nel caso di una qualsivoglia corsa sprint appare inevitabile. La vera criticità logica risiede, paradossalmente, proprio nel confronto con le corse a griglia invertita. Ne parlammo approfonditamente qui un anno fa, ma da un punto di vista puramente tecnico, una soluzione del genere potrebbe cambiare uno dei paradigmi fondamentali della Formula Uno. Obbligare gli ingegneri delle scuderie migliori a progettare vetture che, dovendo partire del fondo dello schieramento, debbano per forza di cose sapersi districare nel traffico, potrebbe migliorare almeno parzialmente uno dei problemi storici della Formula Uno, ossia la difficoltà a correre in aria sporca. Rimane un’idea difficile da digerire, antisportiva e macchinosa, ma potenzialmente rivoluzionaria. Immaginate per un momento una Mercedes concepita per battagliare con le altre monoposto, piuttosto che qualificarsi per prima e volare via dopo qualche giro.
La gara sprint proposta da Domenicali non ha nemmeno questo astruso pregio. Le possibilità che si riveli un noiosissimo e ripetitivo antipasto della corsa della domenica, un assaggio che leva l’appetito senza aggiungere gusto al pasto, sono clamorosamente alte.
La Formula Uno tornerà a macinare ascolti da record quando la competizione in pista migliorerà. Punto. Non ci sono alternative. Si può e si deve lavorare su aspetti marginali, come la precedente idea sul coinvolgere i giovanissimi o la necessità di raccontare meglio i piloti, calcando sull’aspetto eroico del loro lavoro. È imprescindibile diminuire i prezzi dei biglietti in tribuna, perché se rimanere chiusi in casa per un anno ci ha insegnato qualcosa, è che dal vivo gli eventi hanno tutta un’altra magia.
Fino a quando, però, piloti di scuderie diverse non si giocheranno il mondiale all’ultima corsa, generando nuove e vibranti rivalità, mesi di altissima tensione in attesa delle gare finali e sorpassi valevoli per l’iride, le gare sprint non serviranno a nulla. Vengano pure testate, per carità, ma rimarranno solamente un’idea senza senso.
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