Enzo Ferrari descriveva con piccata sufficienza gli ingegneri del lunedì, professionisti del giudizio costruito col senno di poi, lontani dalla pista ma vicinissimi al divano.
Il giochetto, si sa, è alquanto banale. Tanto il commentatore di turno quanto l’appassionato medio non possiedono, generalmente, gli strumenti culturali adatti ad intavolare un discorso tecnico serio e attendibile, che tragga conclusioni affidabili e lontane dal ‘sentito dire’. Era così negli anni ’70, figurarsi dopo cinquant’anni che hanno visto aumentare esponenzialmente la complessità della Formula Uno, tanto nella tecnologia quanto nei regolamenti.
Siccome è terribilmente complesso e altrettanto noioso discutere delle problematiche di centro di pressione aerodinamica che hanno reso impossibile il fine settimana della Red Bull, senza troppi complimenti si passa alla cara, vecchia strategia.
Ah, la strategia. Quella sì che la capiscono tutti. In fondo il nostro cervello è un organo eccezionale: immagazzina informazioni a una velocità folle, le ordina, le rielabora e, forte di un esito degli eventi già scritto, fornisce la risposta adatta.
Si doveva fare così. Ma come hanno potuto non capirlo? Era palese!
Ovvio che era palese. Ma solo a gara conclusa e, soprattutto, ad informazioni anche inconsciamente registrate nel proprio cervello.
Dopo il Gran Premio di Turchia (qui le Bandiere a Scacchi) di oggi si è assistito, sui social, al solito aspro attacco che colpisce il muretto Ferrari ogni qual volta la strategia delle Rosse è lontana dalla perfezione.
Gli ingegneri del lunedì, che grazie ad un cellulare si sono trasferiti sull’etere. Spesso luogo di confronto istruttivo e coinvolgente ma, al contempo, amplificatore di reazioni a caldo, terribilmente inficiate dalle emozioni che scaturiscono in caso di mancato risultato dei propri beniamini.
Ogni scelta legata alle fasi concitate della chiamata di Leclerc è stata sommariamente esaminata e, in un battibaleno, spietatamente criticata.
Il primo e più comune obiettivo è stata la logica stessa della scelta di rimanere in pista con le intermedie: provare a vincere.
Fino a ieri, la Ferrari 2021 era bombardata di improperi, vuoi perché troppo lontana dal vertice, vuoi per la mediocrità delle aspirazioni stagionali di Binotto & Co.
Le monoposto di Enzo Ferrari corrono solo per vincere! Che pena questa Ferrari contenta per un quarto posto ad un minuto! E adesso, in una delle poche occasioni nella quale la SF21 può vincere una corsa e il muretto Ferrari si gioca il tutto per tutto, non va bene? Improvvisamente la coppa del terzo posto è diventato il Sacro Graal, dopo che per mesi si è andati avanti a deridere la volontà di giocarsi il podio Costruttori con la McLaren?
La Ferrari non vince dal Gran Premio di Singapore 2019. Sono passati 39 Gran Premi. Tren-ta-no-ve! Come si può pensare che, davanti ad un’occasione talmente ghiotta da incastrare anche Hamilton e il muretto Mercedes, chi ha pochissimo da perdere non si lasci coinvolgere?
Nessuno ricorderà, tra un anno, il podio di Sainz a Sochi. Tutti avrebbero ricordato, per decenni, una vittoria di Leclerc con gomme sulle tele.
In fondo, sbollita la rabbia per il podio mancato, non è proibitivo comprendere le ragioni alla base della scommessa Ferrari.
Il momento corretto per fermarsi era quello in cui la Red Bull ha richiamato Verstappen, conscia del buon ritmo di Norris a gomma nuova. Fermarsi assieme all’olandese, braccato fin lì da Leclerc, non aveva senso; meglio sperare in un errore ai box o, a quel punto, in un giro d’uscita complesso per Max. Peccato che il ritmo dell’olandese si sia rivelato insufficiente a gomme nuove, ben oltre le attese più ottimistiche del muretto Ferrari.
Così si è aspettato e lo stesso ciclo si è ripetuto nel caso dello stop di Bottas.
Per qualche giro, Leclerc a gomme usate viaggiava su tempi migliori di Bottas e Verstappen, impegnati a gestire il surriscaldamento iniziale che avrebbe poi colpito - in misura maggiore - Charles e Hamilton.
Un destino che, per forza di cose, gli ingegneri ignoravano al momento. Si stava invece prospettando la stessa situazione di un anno fa, sempre ad Istanbul, quando le Racing Point e le Red Bull, ad intermedie nuove, soffrivano enormemente a causa di un degrado troppo accentuato, mentre Leclerc (sempre primo a rientrare ai box) e Hamilton (un solo stop) volavano a gomme usurate.
Un po’ di fortuna e il trucco avrebbe potuto ripetersi. Leclerc avrebbe potuto gestire i 7’’ di vantaggio e, nel finale, difendersi pur disponendo di una vettura meno veloce.
Non è andata così. L’asfalto più abrasivo ha imposto livelli di consumo delle coperture diversi e tanto Leclerc quanto Hamilton si sono ritrovati a governare una monoposto inguidabile.
Sulla carta, però, l’impresa non era del tutto folle. Non a caso, la risposta istintiva di Xavi Marcos (ingegnere della Ferrari numero 16) alla domanda di Leclerc ‘con questo passo dove arrivo senza cambiare gomme?’ è stata ‘Se tieni dietro Bottas, primo!’. Ovviamente Leclerc intendeva in quanti lo avrebbero superato, e infatti dopo pochi secondi, al ripetersi della domanda, Marcos ha fornito il dato (4°) e, dopo pochi giri, ha suggerito più volte lo stop a Charles.
L’ingegnere di Leclerc, esaltato a Silverstone per la calma mostrata nel gestire un problema al motore, è stato massacrato; eppure, al di là di quello che si può derubricare come un errore di foga (non capita mai a voi? Grandi!), il retropensiero di Marcos era chiaro: se ne hai abbastanza per difenderti, vinciamo.
Non serve per forza essere i più veloci in pista per trionfare in un GP, in fondo.
È davvero tanto complesso ragionare così? Nessuno vuole imporre visioni aziendaliste o distribuire captatio benevolentiae verso Maranello. Il risultato della SF21 va ben oltre il podio mancato e certifica un buon passo in una situazione di pista assurda. Sarà importante, nei prossimi giorni, capire perché a Sochi la Rossa faticasse con le intermedie e qui no. Oppure quale sarebbe stato il risultato e soprattutto il passo in caso di pista asciutta, condizione che avrebbe davvero reso possibile identificare i progressi resi possibili dalla nuova Power Unit. O ancora, quali siano state le cause del curioso ritardo di Sainz al pit-stop, evento alquanto penalizzante per la rimonta dello spagnolo.
Prospettare una crescita netta della Rossa dopo il GP di Turchia, o inserirla nel novero dei favoriti per Austin o il Messico, è oltremodo prematuro.
Allo stesso tempo, però, non si può pensare di condannare un intero team per una strategia rivelatasi A POSTERIORI sbagliata.
Perché sicuramente erano disponibili dati capaci di indicare la corretta via; peccato ne fossero presenti altri che suggerivano il contrario. Di certo Leclerc poteva essere richiamato prima ai box una volta compreso di aver perso la scommessa-vittoria; peccato il monegasco sia rientrato in pista 3° e, complice la pista ancor più asciutta, abbia sofferto oltremodo il riscaldamento anomalo delle intermedie in una condizione del tutto unica.
Per una volta, provate ad allontanarvi dal divano e avvicinarvi virtualmente al muretto forti solamente dei dati presenti al momento delle scelte. Magari cambierete idea.
Fonte immagine: Twitter / Ferrari
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