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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Istanbul 2005 - Il Sultano di Finlandia


21 agosto 2005. Due anni dopo l’inizio dei lavori, l’Istanbul Park apre i suoi cancelli per ospitare la prima edizione del Gran Premio di Turchia. Il Circus, all’apice dell’era sfarzosa targata Bernie Ecclestone, approda per la terza volta nel giro di diciotto mesi in un Paese privo di tradizione motoristica. Dopo Bahrain e Cina, è il Paese mediterraneo a cercare di aumentare la propria visibilità tramite il mondiale di Formula Uno.


Forte di investimenti astronomici, volontà ferree e un discreto interesse del pubblico, il governo turco ha affidato il progetto allo studio d’architettura di Hermann Tilke, storico consulente di Ecclestone per la realizzazione o l’ammodernamento di impianti destinati ad ospitare la massima serie. Sin dalle prove del venerdì il commento degli addetti ai lavori è unanime: la pista turca ha tutte le carte in regola per diventare l’opera maestra dell’ingegnere tedesco. Alcuni tratti caratteristici dei suoi circuiti, tra cui l’infinito rettilineo a cui segue un complesso di curve lente o l’eccessiva larghezza delle sede stradale, rimangono ben riconoscibili; il tracciato, però, gode di un’anima propria. Introduce concetti che verranno ripresi in futuro nei nuovi impianti di tutto il mondo: curve a pendenza negativa, mutuate dalle sfide naturali tipiche degli autodromi storici, che inducono il pilota all’errore, lo portano inevitabilmente a perdere la corda; tratti iconici come la curva 8, divenuta un grande classico dopo i primi minuti di prove libere. Quattro apici per una piega velocissima, da interpretare senza poter sbagliare di un centimetro la traiettoria mentre si modula il gas al meglio, visti i livelli di carico delle monoposto 2005.


In qualifica, il giorno prima, le vittime della pista sono state decisamente illustri. Forse per la prima volta in stagione, al di là delle prove cronometrate di Melbourne segnate dalla pioggia, l’assurdo formato incentrato sul singolo tentativo per ogni pilota ha dato i propri frutti, portando all’errore diversi conduttori non ancora a proprio agio con il circuito. Il campione del mondo, Michael Schumacher su Ferrari, è finito in testacoda alla chicane che precede il rettifilo di ritorno e sarà costretto a scattare dal fondo dello schieramento (19°). Le Rosse vivono una stagione orrida, date le enormi difficoltà d’adattamento delle Bridgestone all’imposizione di disputare qualifiche e gara con lo stesso set di pneumatici, il che mina il potenziale della F2005, altrimenti a livello (anche se non superiore) delle migliori della classe, McLaren e Renault. Jacques Villeneuve ha sbattuto la sua Sauber sul guard-rail interno in curva 8, dopo aver perso il controllo in uscita dal terzo apice, mentre Button ha sprecato l’ottimo potenziale della sua BAR-Honda finendo largo sempre alla stessa, famigerata porzione del tracciato.


In Pole Position si schiera Kimi Raikkonen, seguito da Fisichella, Alonso e Montoya. McLaren, Renault, Renault, McLaren. Sembra una filastrocca ma è il riassunto della stagione fino a quel momento, quando mancano sei gare al termine del mondiale. La Mp4-20, stupenda creatura di Adrian Newey, domina tanto sul giro secco quanto nel passo gara. Purtroppo però il pacchetto telaio-motore (Mercedes) non è adeguato alla caccia all’iride, in quanto sofferente dei più disparati problemi d’affidabilità. Le Renault, comunque velocissime, sono sempre pronte ad accumulare punti su punti sfruttando i ritiri argentati. Alonso ha il campionato in tasca, tanto che al di là di calcoli astrusi, fondamentalmente Raikkonen dovrebbe vincere tutte le corse fino al finale di Shangai per conquistare il mondiale piloti.

In Turchia le McLaren hanno dominato tutte le sessioni di prova. Le voci del paddock, al sabato sera, ipotizzano che le Renault siano riuscite a strappare posizioni tanto buone in qualifica solo grazie a un limitato carico di benzina; nel 2005, infatti, non si possono cambiare pneumatici ma si può rifornire in corsa, ed i piloti sono obbligati a qualificarsi con il carburante necessario alla prima porzione di gara. Chi viaggia leggero può guadagnare posizioni in griglia, ma sconterà la decisione con un primo pit-stop anticipato, penalizzante visto che gli avversari potranno percorrere qualche tornata in più con una monoposto leggera.


Il Gran Premio prende il via sotto un sole cocente. L’autodromo è nuovo di pacca, si nota dai riccioli di vernice che saltano via al passaggio delle vetture sui cordoli. La tribuna centrale, stracolma, emette un boato quando i primi tre si presentano affiancati alla prima curva, una piega sinistrorsa in discesa caratterizzata da un punto di corda cieco. Fisichella, Raikkonen e Alonso sono appaiati. Dietro seguono Montoya e Trulli (Toyota), mentre Massa (Sauber) crea scompiglio finendo lungo in frenata. Il pilota romano della Renault riesce a percorrere le prime curve al comando del gruppone. Il piano degli strateghi della Régie sembra procedere al meglio: Fisichella può compattare il gruppo, permettendo ad Alonso, più leggero di Raikkonen, di sferrare l’attacco al rivale per il titolo. Fisico sente la pressione, o semplicemente è chiamato a spremere più del dovuto la propria monoposto. Finisce lungo all’uscita di curva 10, la chicane che immette sul rettifilo più lungo del tracciato. Alza polvere, perde velocità e in un attimo la McLaren di Raikkonen gli è affianco. Alonso da dietro si unisce alle danze e i tre arrivano alla staccata successiva appaiati. Vince chi frena per ultimo. È Kimi Raikkonen, forte della vettura migliore.


Da quel momento il finlandese procederà indisturbato verso una vittoria dominata. Dietro di lui Alonso e Fisichella, come previsto, si fermano anticipatamente, il che permette a Montoya di scavalcarli grazie a diversi giri a serbatoio scarico prima del suo pit-stop. Il colombiano, però, nei giri finali soffrirà di un fortissimo degrado agli pneumatici. Tamponato da una Jordan appena doppiata e ripartito con Alonso alle calcagna dopo il testacoda, finirà lungo in curva 8 a due giri dalla fine, regalando la piazza d’onore all’asturiano. Dietro di loro transiterà sotto la bandiera a scacchi Jenson Button, in gran rimonta dalla 13° casella iniziale con una BAR virtualmente capace, in quanto a passo, di conquistare una posizione sul podio. Un gran rammarico per l’inglese, ma un toccasana per gli spettatori deliziati dai suoi sorpassi, merce decisamente rara nella Formula Uno dei primi anni duemila. Chiudono la zona punti Trulli, Fisichella (attardato da un guasto alla bocchettone del rifornimento) e le due Red Bull, alla prima stagione della loro storia. Le Ferrari sono disperse fuori dalla zona punti, con Schumacher coinvolto in un contatto con la Williams-BMW di Webber e Barrichello costretto a procedere 3’’ al giro più lento delle McLaren per non distruggere le coperture.


La Formula Uno si presenta alla Turchia con una gara lineare e dominata da un grande protagonista. Al contempo, però, piloti e spettatori sanno di aver scoperto un circuito spettacolare, una sfida continua per piloti e vetture. Vinta, nel 2005, da un Sultano di Finlandia.

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