L’incidente di Grosjean, cruento, drammatico e per fortuna privo di conseguenze, ha inevitabilmente occupato gran parte delle riflessioni post-gara. Eppure, una corsa in Bahrain c’è stata: dall’ennesimo dominio di Hamilton alla curiosa strategia Red Bull, dal dramma sportivo Racing Point fino al disastro Ferrari, scoprite assieme alle bandiere a scacchi tutti i retroscena di una gara che ricorderemo a lungo.
LEWIS HAMILTON, 1°: 🏁🏁 🏁 🏁 🏁
La vittoria nel Gran Premio di Turchia aveva i connotati della vera e propria impresa, del colpo di reni di un campione e una vettura straordinaria momentaneamente in difficoltà. In Bahrain, invece, Lewis se possibile ha stupito ancora di più. Per questo merita l’ennesimo, disarmante en plein di bandiere a scacchi. Perfetto in qualifica, tanto da lasciare senza parole il compagno di squadra, attento in entrambe le partenze e poi, al di là delle dichiarazioni di facciata, in pieno controllo della situazione per il resto della corsa. Il tutto con in testa le immagini di un collega appena riemerso dall’inferno.
VALTTERI BOTTAS, 8°: 🏁 🏁
Si chiami un esorcista, un astrologo, un sensitivo o insomma, qualcuno che ne capisca di paranormale. Perché si può comprendere la foratura iniziale (anche se Valtteri, non passando per primo sui pochi detriti rimasti in pista dopo il botto di Grosjean è stato davvero sfortunato), ma la seconda, patita in regime di Safety Car, va oltre ogni fervida immaginazione. La corsa del finlandese è quindi compromessa sin dal via – il secondo, non il primo dove aveva davvero faticato -, e forse il muretto Mercedes avrebbe potuto puntare su molteplici stop per risalire la china, al posto della perpetua gestione dei pochi set a disposizione. Ciò non toglie che il finlandese meriti un finale di stagione leggermente più tranquillo.
CHARLES LECLERC, 10°: 🏁 🏁 🏁
A scanso di qualunque equivoco, dietro alle prestazioni imbarazzanti della SF1000 in Bahrain non ci sono, neanche lontanamente, i due piloti del Cavallino Rampante. Presentarsi con un deficit di cavalli tanto importante ad Al Sakhir ha costretto i tecnici a selezionare un ala posteriore decisamente scarica, del tutto inadatta al tracciato; per bilanciare la vettura anche l’ala anteriore ha visto ridotta la propria incidenza. Il tutto ha comportato sottosterzo in entrata, scarsa precisione, sovrasterzo in uscita di curva e conseguente consumo anomalo degli pneumatici. Un girone dantesco dal quale almeno Leclerc ha provato ad uscire, dopo una qualifica condizionata da qualche errore di troppo. Due partenze di altissimo livello, un sorpasso da antologia a Gasly e qualche giro tra McLaren e Renault rappresentano tutto ciò che di buono ha consentito la monoposto al monegasco. La successiva, inesorabile caduta ha solo evidenziato – se ancora ce ne fosse bisogno – i mali endemici (sospensione posteriore?) di una vettura irrecuperabile. Almeno in versione 2020.
SEBASTIAN VETTEL, 13°: 🏁 🏁
L’unica nota felice del fine settimana di Sebastian è stata la qualifica, finalmente superiore a quella del compagno di squadra. La domenica, invece, la SF1000 si trasforma in peggio con il carico di carburante e Vettel si perde completamente. Soffre terribilmente Charles in entrambe le partenze, e se nella prima è oggettivamente sfortunato a ritrovarsi in un sandwich tra Leclerc e Stroll, nella seconda compie un grave errore nel lasciare la porta aperta al monegasco, un ragazzo che ha mostrato più volte di essere del tutto spietato a visiera abbassata. Il resto della corsa è un calvario, condito da un testacoda e una timida rimonta nel finale, arenatasi al cospetto della Williams di Russell.
MAX VERSTAPPEN, 2°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁
Verstappen, in Bahrain, è perfetto. In qualifica, agli scatti da fermo, nel difendere la posizione su Perez e nel mostrare l’unico passo della griglia capace di destare qualche (recitata) apprensione nell’animo di Hamilton. Nel suo fine settimana stona solo una strategia eccessivamente cervellotica del muretto Red Bull – il secondo stop, seppur logico, forse lascia troppa libertà di reazione alla Mercedes, al di là dell’errore dei meccanici -, e una dichiarazione che ha poco di che spartire con la prestazione dell’olandese. ‘Fossi il Team Principal di un pilota dubbioso riguardo il correre dopo l’incidente di Grosjean, lo caccerei dalla scuderia’. Parole da bulletto del quartiere che ci auguriamo, per il bene della Formula Uno, Max non debba mai ritrattare.
ALEXANDER ALBON, 3°: 🏁 🏁 🏁
Albon conquista il secondo podio della propria carriera, eppure non convince. Escludendo il botto del venerdì, la partenza dal lato sporco della griglia o il distacco in qualifica nei confronti di Verstappen (il thailandese era comunque quarto), le sue prestazioni stonano ancora. Alla Red Bull non serve un pilota che erediti il terzo posto grazie ad una rottura di una monoposto di centro gruppo; al team austriaco serve qualcuno che viaggi a una decina scarsa di secondi da Verstappen. Fortuna vuole che il risultato finale sia lo stesso, ma la seconda monoposto Red Bull non assolve al suo compito se non si rivela un elemento di disturbo alle strategie Mercedes. Ai piani alti della classifica conta il risultato, ovviamente, ma anche come questi matura.
CARLOS SAINZ, 5°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁
Il secondo quinto posto di fila per lo spagnolo arriva dopo una corsa dalle premesse opposte a quelle che avevano preceduto il Gran Premio di Turchia. In Bahrain Carlos trova infatti un set-up perfetto in prova, e senza una rottura al posteriore avrebbe potuto lottare senza grossi problemi per la terza fila in qualifica. Da lì, visto il passo mostrato in una rimonta furiosa (eccezionale il sorpasso su Leclerc) e una gestione magistrale delle coperture, avrebbe potuto contendere il terzo posto a Perez ed Albon. Abbandonando il mondo dell’ipotetico, Sainz ha comunque affrontato in maniera impeccabile le avversità del fine settimana, meritando il massimo dei voti.
LANDO NORRIS, 4°: 🏁 🏁 🏁 🏁
Lando è molto, molto fortunato a non dover cambiare l’ala anteriore al termine del primo giro mentre intorno a lui la corsa continua. La bandiera rossa dona all’inglese una seconda opportunità che non viene minimamente sprecata: Norris è tanto veloce e concreto da trascorrere la maggior parte della corsa in un limbo tra il rientrante Sainz e la Red Bull di Albon. È il più giovane pilota in pista ma, ammirandone la consistenza, a volte sembra di trovarsi davanti un veterano.
DANIEL RICCIARDO, 7°: 🏁 🏁 🏁
Senza la Safety Car finale l’australiano avrebbe probabilmente superato Gasly, nonostante l’ingresso della vettura di servizio in realtà aiuti anche Daniel stesso, prevenendo la rottura di un fondo scocca assai pericolante. Il fine settimana di Ricciardo non è perfetto, soprattutto in qualifica, e se in gara estrae comunque il meglio dalla vettura, è indubbio che soffra in partenza e, risvolto ben più grave, si ritrovi al volante di un RS20 mai al livello di McLaren e Racing Point. Una doccia fredda decisamente inaspettata dalla scuderia di Enstone.
ESTEBAN OCON, 9°: 🏁 🏁
Il fatto che nel finale il francese venga avvicinato (relativamente) da Leclerc dovrebbe far riflettere tanto il muretto Renault quanto Esteban stesso. Il quale sul giro secco migliora, ma in gara, complice una sequenza di mescole lontana dall’ottimale, sprofonda inesorabilmente lontano da Ricciardo e dalle McLaren. Rimane complesso capire se da Ocon, prima di questa stagione, fosse corretto o meno aspettarsi di più, in particolare nel confronto con il compagno di scuderia; nel primo caso, il confronto è oggettivamente impietoso.
PIERRE GASLY, 6°: 🏁 🏁 🏁 🏁
Probabilmente è il pilota che trae più vantaggio di tutti dal motore arrosto di Perez. Eppure, perché ciò accada Pierre conduce una corsa attenta, veloce ed esemplare nella gestione della singola sosta. L’Alpha Tauri manca dei picchi prestazionali altrui, al di là dell’eccezione imolese, ma lui e il box sono una vera e propria garanzia nell’ottimizzare il pacchetto a disposizione. I risultati eccellenti ne sono una logica e meritata conseguenza.
DANIIL KVYAT, 11°: 🏁 🏁 🏁
Daniil avrebbe meritato il conforto dei punti. Indipendentemente dal ruolo assunto nello schianto di Grosjean e dall’eccessiva penalizzazione seguita al contatto con Stroll, il russo si dimostra veloce e consistente nella rimonta che lo porta ai margini della zona punti. Intanto noi gli mandiamo un grande abbraccio, perché non possiamo neanche pensare come possa essersi sentito negli attimi in cui, inevitabilmente, pensava di essere stato coinvolto in un incidente mortale. Incolpevole o meno che fosse.
SERGIO PEREZ, DNF: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁
Si può dire qualcosa al Perez del Bahrain? No, non si può dire nulla. Il messicano ad Al Sakhir è stato semplicemente perfetto. La rottura della Power Unit Mercedes è arrivata al termine di una gara veloce, attenta, corsa su ritmi elevatissimi dopo una qualifica eccellente. Paradossalmente, una prestazione del genere potrebbe penalizzarlo nella corsa al sedile Red Bull: pensate che Verstappen preferisca lui, in realtà globalmente inferiore all’olandese ma potenzialmente pericoloso, almeno in determinate circostanze, o qualcuno di meglio gestibile come Albon?
LANCE STROLL, DNF: 🏁 🏁
Le spiegazioni ci sono, per carità. La qualifica complessa è figlia della supponenza del muretto Racing Point, che ha mandato in pista Lance con un set di gomme usate. Il contatto con Vettel al primo via è naturale conseguenza dell’affrontare l’imbuto della seconda curva bahreinita a centro gruppo. Il capottamento dopo il contatto con Kvyat è una semplice incomprensione, la definizione di un contatto di gara: Stroll ha chiuso troppo presto, il russo è stato eccessivamente ottimista. Eppure, non si può non notare una differenza abissale con il compagno di squadra. Nel 2021, soprattutto nel caso Vettel si ritrovi, la continuità non potrà mancare.
KIMI RÄIKKÖNEN, 15°: 🏁 🏁 🏁
Un quarantenne come lui, uscito di pista in contemporanea a Grosjean – fortunatamente dal lato opposto del tracciato – avrebbe tutto il diritto di gettare la spugna. Averne abbastanza. Invece Kimi è il miglior simbolo esistente della pura gioia di correre, della volontà di recuperare lo svantaggio di un pit-stop imprevisto (con cambio d’ala anteriore), del gestire per l’ennesima volta vettura e pneumatici come pochi altri in pista. Per chi sa guardare le corse, Raikkonen non smette di stupire. Mai.
ANTONIO GIOVINAZZI, 16°: 🏁 🏁
La corsa di Antonio non è all’altezza delle qualifiche, e così il pugliese finisce per transitare al traguardo nella stessa posizione di partenza, nonostante i ritiri altrui. La Safety Car lo penalizza enormemente, ma non riuscendo nell’impresa della sosta singola finisce per pagare le difficoltà del motore Ferrari e un passo perfettibile. Ha, però, davvero poche colpe.
ROMAIN GROSJEAN, DNF: 🏁 🏁
Vederlo emergere dalle fiamme ha avuto un significato particolare, che esula dalle analisi tecniche e abbraccia l’essenza stessa delle corse. Al contempo, però, Romain è un pilota ed è giusto giudicarlo per la porzione di fine settimana disputata prima dello schianto; ossia delle qualifiche molto difficili e una partenza quanto meno arrembante. Lo scarto con il quale punta verso Kvyat più che è un errore è una negligenza, miracolosamente dalle limitatissime conseguenze. Non resta che sperare possa ritornare ad Abu Dhabi, per salutare il Circus da eroe. Lo stesso ruolo di ognuno dei suoi colleghi.
KEVIN MAGNUSSEN, 17°: 🏁 🏁
Sulla corsa del danese c’è davvero poco da dire. Kevin danneggia l’ala tamponando Vettel al via; la scuderia decide di montargli gomme dure in concomitanza alla sostituzione con le quali percorrere l’intera distanza rimanente. Troppo, per una monoposto sbilanciate e motorizzata Ferrari.
GEORGE RUSSELL, 12°: 🏁 🏁 🏁 🏁
Russell, a differenza di Norris, paga una prima partenza da incubo che ne annulla l’eccellente risultato della qualifica. Si ritrova così a dover recuperare posizioni, il che gli riesce brillantemente, tanto da difendere con successo nel finale la posizione dagli attacchi di Vettel. I punti non arrivano ancora, ma stavolta è ritornato convincente anche in gara.
NICOLAS LATIFI, 14°: 🏁 🏁
La corsa di Latifi è silenziosamente convincente. Una perifrasi dal significato oscuro che riassume una corsa ben al di sopra di un sabato da incubo in qualifica. Il ritmo non è quello di Russell e la fortuna lo aiuta nel precedere le Alfa Romeo, ma di certo non sfigura com’era lecito aspettarsi. Si cresce anche così.
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