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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Le Bandiere a Scacchi del Gran Premio del 70° Anniversario


Alzi la mano chi avrebbe mai immaginato, dopo la schiacciante supremazia in qualifica, una Mercedes tanto in difficoltà sul passo gara. Possono piacere o meno, ma corse come quella di Silverstone, caratterizzate da un’importante degrado degli pneumatici, solitamente regalano sorprese. La vittoria di Verstappen è stata di gran lunga la più grande, ma non la sola. Quante bandiere delle cinque a disposizione avranno conquistato i piloti del secondo Gran Premio in Inghilterra?


LEWIS HAMILTON, 2°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Il fine settimana di Lewis è nettamente il più difficile dei cinque fin qui disputati. Il cocktail composto dalle temperature più elevate, le mescole più morbide e – soprattutto – l’innalzamento delle pressioni per evitare gli scoppi del GP di Gran Bretagna mandano in netta crisi l’assetto delle W11. Hamilton si trova così a lottare con una monoposto che innesca blistering, in particolare al posteriore, dopo una quindicina di chilometri di vita dello pneumatico. Non ha alcuna possibilità di attaccare realisticamente Verstappen, indipendentemente dalla sequenza di mescole adottata; l’unico obiettivo realistico diventa quindi scalzare Bottas dalla piazza d’onore dopo un intero weekend alle sue spalle. Lewis, allungando magistralmente il secondo stint, ci riesce.


VALTTERI BOTTAS, 3°: 🏁 🏁 🏁

Sornione durante le libere, completa senza grossi problemi il lavoro di preparazione alla corsa di domenica. Ottiene una pole position convincente, primo tassello nell’improbo tentativo di recuperare qualche lunghezza sul compagno di squadra. Completa l’opera con una partenza perfetta e una buona difesa della posizione durante le prime curve. Bastano pochi giri, però, perché comprenda quale sia la vera sfida che lo attende: gestire al meglio le coperture che la sua W11 consuma con una voracità sorprendente. La strategia – pensata nel disperato tentativo di vincere comunque la gara – finisce per penalizzarlo, ma l’arrendevolezza con cui lascia sfilare Hamilton nel finale non promette nulla di buono. Soprattutto pensando al nome di chi, da domenica, occupa il secondo posto in classifica piloti. Un nome che potrebbe richiedere qualche scomodo sacrificio per il bene della squadra. E di Hamilton.


CHARLES LECLERC, 4°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

Quando perde due posizioni in partenza, sfilato a Luffield da Albon e Norris, probabilmente neanche lui si aspetta granché dai cinquantuno giri che lo aspettano. Anzi, sembra ancora più difficile difendere l’ottava piazza conquistata in qualifica, una sfida che Charles ritiene proibitiva sin dal sabato. Invece, con il passare delle tornate, la SF1000 lancia al suo condottiero segnali sempre più positivi. Le gomme reggono alla grande, il passo è convincente (nei limiti del centro gruppo), e più Charles gestisce al meglio le coperture, più avversari che avrebbero dovuto scappar via rientrano nel suo campo visivo. Il monegasco ha sensazioni talmente buone da convincere il muretto della fattibilità del Plan C, la sosta singola, impensabile prima della corsa. Il quarto posto finale, a 10’’ da Bottas, è un premio tanto inaspettato quanto meritato, capace di rinvigorire ambiente ed entrambe le classifiche. Vive un momento di forma straordinario.


SEBASTIAN VETTEL, 12°: 🏁

Non dovesse bastarvi la sua bandiera, trovate qui un approfondimento sul pessimo fine settimana di Vettel. Durante il quale il rapporto tra il tedesco e la Ferrari tocca il minimo storico, la confidenza con la SF1000 rimane latitante e l’ennesimo testacoda rovina una corsa che poteva, viste le prestazioni di Leclerc, regalare più di un sorriso. Sicuramente la strategia scelta per lui dal muretto non è ottimale, tutto il contrario. Ma se davvero la decisione di anticipare di qualche giro la prima sosta è figlia della paura che non rispettasse eventuali ordini di scuderia (come accaduto in Russia nel 2019), l’esame di coscienza dovrebbe avvenire da entrambe le parti. Tra le quali, ormai, il rapporto è agli sgoccioli.


MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

Ci tuffiamo nella più banale delle considerazioni? Ma sì, dai, la gara dell’olandese lo merita. Meno male che esiste Max. Eppure, nonostante l’innegabile arguzia della mossa di qualificarsi in Q2 con mescola Hard, nessuno avrebbe immaginato che la Red Bull potesse rimanere al passo con le Mercedes. Figurarsi surclassarle. Strategia perfetta (in particolare la seconda sosta in contemporanea a Bottas), ritmo eccezionale e sorpassi chirurgici. Non crediamo sia possibile, ma Verstappen meriterebbe davvero di potersi giocare il mondiale con Hamilton; nel frattempo, accontentiamoci che abbia evitato l’en plein di vittorie della Stella. Spettacolare.


ALEXANDER ALBON, 5°: 🏁 🏁 🏁 🏁

Finalmente un fine settimana in netto miglioramento. Serviva, certo, ma la pressione poteva giocare scherzi bruttissimi. Accede in Q3, rimanendo lontano dai tempi di Verstappen ma evitando di condannare la sua corsa ancora prima dello spegnimento dei semafori, per poi condire la sua corsa con ottimi sorpassi (necessari per esaltare una strategia a tratti cervellotica, visto che è il primo a fermarsi ai box). Le manovre alla Copse su Raikkonen e Stroll sono i sorpassi migliori della gara, mentre la grinta con cui aggira Gasly a Luffield sa tanto di un soffio a diversi fantasmi. Adesso lontani, in attesa delle prossime gare.


CARLOS SAINZ, 12°: 🏁 🏁

Fine settimana difficilissimo per le McLaren. I cattivi presentimenti della vigilia trovano conferme ad ogni sessione: la MCL35, a differenza di una settimana prima, proprio non digerisce Silverstone con mescole più morbide, finendo sorpassata nelle prestazioni da Renault, Racing Point e Alpha Tauri. La monoposto di Sainz, penalizzata da surriscaldamenti difficili da comprendere, perde qualche decimo in più sui rettifili a causa del cofano più aperto, e l’ennesimo errore durante un pit-stop distrugge qualunque residua speranza di finire a punti per lo spagnolo, dotato di riflessi eccezionali nell'evitare Vettel al via. Il quale, comunque, mostra oggettive difficoltà nel confronto con Norris. L’aria di casa aiuterà?


LANDO NORRIS, 9°: 🏁 🏁 🏁

Stavolta neanche Lando e i suoi miracolosi ultimi giri possono salvare la scuderia papaya da una prestazione scialba e un brutto colpo in classifica costruttori. Norris non si arrende e, tra qualifiche e gara, artiglia un nono posto che è davvero il massimo ottenibile. Si difende bene dagli attacchi di Leclerc, salvo poi soccombere ad una manovra eccelsa del monegasco, per condurre in seguita una corsa attenta ma in definitiva poco veloce. La MCL35 si è plafonata nelle prestazioni o dal Montmelò ricomincerà a brillare?


DANIEL RICCIARDO, 4°: 🏁 🏁

La crudele battuta ‘il mio era un testacoda alla Seb’ dice molto del momento di Vettel, più che del suo, ma è indubbio che da Daniel un errore del genere era veramente difficilissimo aspettarselo. Sorpreso da Sainz, penalizzato dall’angolo volante e da qualche minimo disturbo aerodinamico, Ricciardo si gira nel più classico dei sovrasterzi di potenza. Il quale però, a dirla tutta, compromette solo parzialmente una gara ben al di sotto delle attese. La strategia a due soste non aiuta infatti una RS20 ben più lenta delle attese, il che fa precipitare Ricciardo da un meraviglioso quinto posto in partenza al limitare della zona punti durante la gara. In tanti, dopo le prove, lo consideravano pronto a giocarsi il podio: non è ancora il momento, in attesa di un riscatto tanto suo quanto della monoposto.


ESTEBAN OCON, 8°: 🏁 🏁 🏁

In difficoltà in qualifica, almeno rispetto al compagno di squadra, paga tre posizioni di penalità in griglia per aver bloccato Russell durante un giro veloce. In gara invece si riscatta alla grande: attento in partenza, imita Leclerc optando per la singola sosta (sulla sequenza Hard-Medium). Nel finale si difende bene da Norris, termina davanti a Ricciardo per la prima volta in stagione e mostra finalmente un passo migliore dell’australiano. Strappando un piccolo sorriso, nella generale delusione per i pochi punti raccolti, nei volti dei vertici Renault.


PIERRE GASLY, 11°: 🏁 🏁 🏁

La strategia suicida scelta per lui dal muretto Alpha Tauri lo relega ad un mesto 11° posto finale, sicuramente non in linea con le aspettative del francese dopo l’eccellente sessione di qualifiche (7°). Vista la forma di Leclerc mantenere la posizione sarebbe stato difficile, ma un ottavo posto era alla portata di un tandem, comunque, sempre più convincente con il passare delle gare. Le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.


DANIIL KVYAT, 10°: 🏁 🏁 🏁

Il suo fine settimana è l’esatto opposto di quello di Gasly: terribile in qualifica (16°), ottimo in gara, dove artiglia l’ultimo punticino disponibile, quello destinato a chi transita decimo sotto la bandiera a scacchi. Se i punti si ottengono alla domenica, lui ha il pregio di esaltarsi proprio quando conta, mostrando un passo gara talmente buono da convincere gli strateghi Ferrari dell'impossibilità di un overcut nei suoi confornti da parte di Vettel. Non sarà spettacolare quanto Gasly, ma quando tutto gira per il verso giusto sembra sapersi confermare terribilmente efficace.


NICO HÜLKENBERG, 7°: 🏁 🏁 🏁 🏁 🏁

Non servono proprio teorie cospirazioniste o ragionamenti, seppur logici, all’insegna del sospetto: nonostante il terzo pit-stop, innescato da fortissime vibrazioni negli pneumatici posteriori, Nico ha letteralmente sbertucciato (termine tecnico) il compagno di squadra nonché erede della scuderia. Terzo in qualifica, convincente quinto per gran parte della corsa, mai neanche lontanamente messo in difficoltà da Stroll, alla prima vera corsa dopo nove mesi di stop e con meno di mille chilometri al volante della RP20. Non servono grandi commenti, se non una prevedibile constatazione: non trovasse un sedile nella griglia 2021 sarebbe un vero scandalo.


LANCE STROLL, 6°: 🏁 🏁

Anonimo. Semplicemente anonimo. È vero, parte 6° e giunge 6° al traguardo, ma visto la monoposto che si ritrova a guidare un risultato del genere appare il minimo sindacale. Il che, attenzione, non significa che Lance sia un incapace. Tutto il contrario: Stroll Jr è un pilota onestissimo, capace di conquistare punti anche pesanti ma troppo incostante, per ora, perché possa ambire alle posizioni di vertice alle quali punta la futura Aston Martin. Figurarsi all’iride come prevede il papà.


KIMI RÄIKKÖNEN, 15°: 🏁 🏁 🏁 🏁

È vero, parte ultimo. Al contempo, però, esalta la strategia sulla singola sosta vincendo la corsa tra le vetture di fondo gruppo (Haas, Alfa e Williams). Nella gestione della corsa è ancora parte di un ristretto gruppo di piloti sopra la media, e la grinta con la quale chiude Albon mostra concentrazione e intensità in abbondanza. Se Vettel e la Ferrari dovessero clamorosamente salutarsi prima di fine stagione (sconsigliabile per chiunque), sarebbe davvero lui la scelta migliore per la Rossa. Nessuna battuta.


ANTONIO GIOVINAZZI, 17°: 🏁 🏁

Le partenze al limite del miracoloso di Antonio stanno ormai diventando un marchio di fabbrica. Il problema è che alle stesse seguono, altrettanto regolarmente, gare difficili in continua perdita di posizioni. La principale indiziata è la C39 e, a Silverstone, una strategia non ottimale. Al contempo, però, da lui arrivano meno magie di quanto sia lecito aspettarsi. Perché il talento, a differenza del carico aerodinamico nell’Alfa, in Antonio è presente a palate.


ROMAIN GROSJEAN, 16°: 🏁 🏁 🏁

Stessa posizione di Silverstone 1 a fine gara, storia della corsa completamente diversa. Dopo una qualifica eccellente (14°), almeno in rapporto al materiale a disposizione, Romain parte male finendo bloccato nel trenino di fondo gruppo. Non riesce così a sfruttare l’ottimo passo della VF20 (è il cliente peggiore per Vettel nella lenta rimonta del tedesco), per poi trovarsi sempre più lontano dal ritmo del centro gruppo man mano che la vettura si scarica. Peccato.


KEVIN MAGNUSSEN, DNF: 🏁

Male in qualifica, malissimo in gara fino al ritiro per eccessive vibrazioni. Paga moltissimo in prestazione perché costretto a montare componenti vecchie dopo l’incidente con Albon nel GP di Gran Bretagna (il fondo, ad esempio), ma le bandiere calano più del dovuto per la mossa con la quale chiude Latifi rientrando dalla via di fuga di Stowe. Pericolosa, inutile, del Magnussen che sembrava lontano, e che lontano dovrà rimanere da Barcellona in poi.


GEORGE RUSSELL, 18°: 🏁

Sì, ok, va bene arrivare in Q2. Ma è pur vero che in condizioni normali la Williams sul giro secco è superiore alle Alfa e a pari merito con Haas, il che rende buone ma non miracolose le prestazioni che George continua ad ottenere. In gara stavolta l’inglese sprofonda, terminando la corsa un solo secondo davanti a Latifi, lontanissimo da Raikkonen partito ultimo. Battuta d’arresto o bagno d’umiltà?


NICOLAS LATIFI, 19°: 🏁 🏁 🏁

Bravo Nicolas! Finalmente al passo con il compagno di squadra, soprattutto in gara, il canadese mostra comunque un miglioramento complessivo importante rispetto al primo fine settimana inglese. Ha sempre faticato a partire a razzo nelle serie minori, e l’andamento sembra continuare in Formula 1. Poi, però, anche senza sprazzi ha confermato di meritare un posto in griglia. La strada è lunga, ma può farcela anche in Formula 1.

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