
Imola, lo si è visto nella seconda parte di gara, non regala sorpassi facili. Tanto meno quelli difficili, dato che – almeno sull’asciutto – chi ha portato a termine una manovra lo ha fatto grazie ad una monoposto infinitamente superiore e all’ausilio del DRS, con il solo Perez chiamato a staccate profonde mentre battagliava con Vettel.
L’arrivo della pioggia ha scompaginato le carte, mandando all’aria strategie più o meno complesse elaborate prima, durante e dopo una sessione di qualifica altamente spettacolare. L’asfalto allagato nella prima porzione del circuito e semi-asciutto nella seconda ha regalato spettacolo per 33 giri filati, almeno fino all’esposizione della bandiera rossa; successivamente, l’imporsi di una sola corsia asciutta, unito alla già citata conformazione del tracciato, ha trasformato la seconda porzione di corsa in una sfida molto più tecnica e molto meno arrembante.
Sotto la bandiera a scacchi sono transitati per primi senza dubbio i cinque piloti maggiormente meritevoli.
Verstappen si è inventato una partenza da cineteca, ha condotto magistralmente la prima porzione di corsa sul bagnato e, quando le gestione delle intermedie ha cominciato ad apparire deficitaria rispetto a quella di Hamilton, il muretto è stato perfetto nel richiamarlo immediatamente ai box per calzare gomme da asciutto. Alla ripartenza Max ha commesso l’unico errore di giornata – che poteva costare carissimo -, ma da lì in poi è stato capace di imporre un ritmo insostenibile per chiunque altro, certamente sufficiente ad accompagnarlo ad un perentorio trionfo anche se Hamilton fosse stato secondo alla ripartenza.
Lasciando Hamilton per ultimo, non si può non sottolineare la magistrale prestazione di Norris, in particolar modo nella seconda parte di gara. Sul bagnato, una volta liberatosi di Ricciardo, Lando ha mostrato un passo solo marginalmente inferiore a quello della Ferrari; sorpassato Leclerc alla ripartenza, l’inglese ha saggiamente gestito il treno di Soft fino alle ultime tornate, sfruttando il motore Mercedes per contenere l’arrembaggio di Leclerc e cedendo solo alla vettura numero 44, largamente superiore. Quanto più ha sorpreso è il distacco rifilato a Ricciardo (25 secondi), inconfutabile prova di quanto l’australiano sia ancora lontano dall’aver compreso la monoposto papaya e di come il danno al fondo in Bahrain (impercettibile dalle immagini del contatto con Gasly) fosse molto meno rilevante di quanto raccontato.
Confidenza con la vettura che, al contrario, almeno sul bagnato Sainz sembra aver completamente acquisito. Dopo una qualifica complessa, lo spagnolo ha sfruttato il proprio maggior punto di forza – la guida su superficie umida – per rimontare in maniera convincente sin dai primi giri, sfoggiando un passo capace di annullare diverse escursioni fuori pista. Errori certamente da correggere, cancellati – per sua fortuna – dal conseguimento del massimo risultato possibile e da uno stint finale sull’asciutto a livello di quello di Leclerc. Il monegasco, molto fortunato nel giro di ricognizione, da quel momento in poi ha guidato in maniera magistrale – come già era accaduto ad Istanbul in condizioni simili -, costruendo un secondo gradino del podio (alla bandiera rossa) tanto meritato quanto perentorio, dato il margine di una ventina di secondi rispetto a Norris dopo il primo pit stop. L’interruzione, di concerto a un problema alla radio (Charles non ha potuto ricevere la comunicazione della partenza diretta, mentre si aspettava un via dalla griglia), ha creato le condizioni perfette per la velocissima McLaren, negando un podio altrimenti meritatissimo. Piuttosto, colpisce come – scelte di set-up e svantaggio motoristico a parte – la SF21 fosse nettamente la terza vettura più veloce in corsa, su una pista che, a differenza delle prossime tre, penalizza significativamente i motori meno potenti del lotto.
Le Bandiere a Scacchi di domani torneranno sia sui protagonisti della corsa, sia su chi ha deluso: Bottas, Perez e le Alpha Tauri su tutti.
La chiusura, però, non può che spettare al protagonista assoluto di giornata. A scanso di equivoci, è bene sottolineare immediatamente lo spessore non solo della corsa di Hamilton, ma dell’intero fine settimana dell’inglese. Su una delle piste più difficili in calendario, Lewis ha conquistato una Pole Position impressionante, costruita su un’esecuzione da manuale delle curve di Rivazza, probabilmente la porzione più sfidante del tracciato sul giro secco. Non ha indovinato la partenza perfetta, è vero, ma il sorpasso di Verstappen è stato più merito dell’olandese che colpa del campione del mondo. Sul bagnato ha annullato un deficit di almeno due decimi al giro a causa della parziale rottura dell’ala anteriore avvenuta al primo giro, ed alla ripartenza non si è fatto prendere dalla foga portando a termine, uno ad uno, tutti i sorpassi necessari a contenere mirabilmente i danni.
Ovviamente, dall’analisi manca l’episodio principe della corsa, ossia l’uscita alla Tosa. L’errore, banale nella dinamica (ingolosito dalla vicinanza di Verstappen, Hamilton ha frenato sul bagnato finendo lungo), avrebbe potuto avere conseguenze clamorosamente negative. Soprattutto, però, è innegabile che una serie di circostanze abbia infinitamente giovato al novello baronetto. I distacchi ciclistici della corsa gli hanno anzitutto permesso di finire solo nono dopo aver ingranato la retromarcia molto lentamente, percorso mezza tornata ad ala rotta e cambiato la stessa ai box; nel mentre, il botto di Russell e Bottas ha rallentato gli avversari, costretti a procedere seguendo il delta tipico della Safety Car. La lunghezza dell'episodio è stata talmente importante dal determinare il doppiaggio di Lewis.
Una volta estratta la bandiera rossa, le monoposto sono rientrate in pit-lane e da lì in poi la corsa è proseguita come ben sappiamo. Piuttosto, sorge spontanea una domanda: è corretto che in regime di bandiera rossa chi è doppiato possa recuperare il giro pagato? Considerando che i problemi legati al cronometraggio e al consumo di benzina sono sicuramente risolvibili, soprattutto con le tecnologie a disposizione, la scelta diventa puramente sportiva.
In fondo, nulla vieterebbe che, data la diversità delle situazioni, la bandiera rossa e il regime di Safety Car godessero di regole leggermente differenti. È giusto, pro-spettacolo e fondamentale che dietro la vettura di servizio vi siano i primi, in corretto ordine, al tempo della ripartenza. Al contrario però, anche considerando che spesso ormai si riparte dalla griglia dopo un’interruzione completa, il vantaggio di chi era doppiato non diventa troppo grande, regalando opportunità e un annullamento del distacco eccessivamente generoso?
Hamilton ha innegabilmente meritato il secondo posto. Allo stesso tempo, però, un netto colpo di fortuna ha salvato la giornata dell’inglese, il quale fondamentalmente ha finito per non pagare il maldestro errore. Una situazione ingiusta?
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