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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

Spa 2008 - Così Non Vale




Quello che state per leggere è l’ultimo racconto della serie speciale di STORIEMOZZAF1ATO dedicate al Gran Premio del Belgio. Dalla prima puntata dedicata all’edizione 1995, passando per il 1963 firmato Jim Clark e il 1998 della rabbia cieca di Schumacher, arriviamo infine all’edizione 2008. Trovate qui (da mercoledì sera in poi) la guida al fine settimana belga che ci aspetta: sarà all’altezza dei suoi predecessori?


Eh no. Così non vale.


Una frase pronunciata e ascoltata miliardi di volte, fanciullesca espressione di assoluta contrarietà. Non vale, perché nel gioco ci sono regole da rispettare e, quando ciò non accade, lo stesso perde valore. Qualunque sia stato il suo esito. Vincitori e vinti, in un istante, tornano al punto di partenza. Non è accaduto nulla, almeno secondo chi accusa. Tutto da rifare.


Ovviamente, nel gioco sul filo dei trecento chilometri orari che è la Formula Uno, nella sfida di uomini folli e coraggiosi diventata terreno di scontro multimiliardario tra Case automobilistiche, non può esistere il non vale. O meglio, esiste, ma in forme edulcorate, mitigate, che non costringano all’impossibile, ossia all’annullamento totale della partita.


Da un lato ci sono le penalità. Discutibili, appellabili, riparano i torti a metà, punendo l’aggressore senza risarcire la vittima.


Dall’altro, in quanto appartenenti alla sfera adulta della vita, quella dove si sperimentano compromessi ed ingiustizie, i così non vale si trasformano in recriminazioni. Ordini di scuderia, scelte strategiche o di mercato non sono regolate dai commissari di gara. Rimangono intatte qualunque sia lo stato d'animo a riguardo.


Eh no, così non vale.


Lo pensano in molti, mentre si va formando la griglia del Gran Premio del Belgio 2008. La corsa, come da prassi quando il Circus della Formula Uno piazza le tende a Spa-Francorchamps, promette fuochi d’artificio. La zona dei box è ancora umida a causa delle piogge mattutine. Il cielo è nuvoloso e, sebbene le vetture montino tutte gomme d’asciutto scanalate, i primi giri saranno un vero e proprio terno al lotto. Rimanere in strada potrebbe significare, di per sé, un tangibile guadagno di posizioni.


Il campionato, poi, vive di una lotta continua ed esasperata tra Ferrari e McLaren. Nel secondo episodio di una sfida ormai epica, iniziata la stagione precedente, le due scuderie più vincenti della storia si sono spartite 11 delle 12 corse disputate fino a quel momento. Solo il Gran Premio del Canada, vinto da Robert Kubica su BMW, è sfuggito alle monoposto dominati, complice un marchiano errore di Hamilton in corsia box.


Perché, allora, un diffuso senso d’ingiustizia? Lo raccontano perfettamente le parole di James Allen, ai tempi commentatore della televisione inglese, durante l’introduzione pre-gara: ‘numerose fonti italiane, ben informate sulle vicende di Maranello, concordano nell’indicare Spa come l’ultima possibilità di giocarsi l’iride per Kimi Raikkonen. I vertici di Maranello sono stati chiari: senza una vittoria, il finlandese da Monza in poi dovrà aiutare Massa.’


Certo, i tredici punti di distacco da Hamilton a sei gare dalla fine non aiutano. Massa, distanziato di sei lunghezze, è nettamente favorito nella rincorsa all’inglese visto l’assurdo sistema di punteggio in vigore (10-8-6-4-3-2-1), oltremodo favorevole ai piazzamenti.


Si sta parlando, però, del Campione del Mondo in carica. Dell’uomo capace di recuperare 17 lunghezze su Hamilton in due gare, pochi mesi prima; del pilota iridato al primo anno in Ferrari, nonostante sfidasse una vettura (la McLaren stessa) frutto di traffici illeciti dei progetti del Cavallino.


Kimi Raikkonen, l’erede designato del Kaiser, indicato da Schumi stesso.


Non del tutto brillante nel 2008, soprattutto in qualifica; di certo estremamente sfortunato. Il tamponamento subito da Hamilton in Canada, la rottura dello scarico in Francia mentre guidava la corsa e il motore scoppiato a Valencia sono spiegazioni più che sufficienti a giustificare il parziale di due vittorie a quattro nel confronto con Massa.


Eppure, vuoi per un debito morale con il brasiliano risalente alla stagione precedente, vuoi per una stramba anteposizione degli interessi del Cavallino, sembra da tempo Felipe il prescelto per il titolo 2008.


Un trattamento del genere, nella testa e nel cuore di Kimi, non può che trasformarsi in recriminazione.


Eh no. Così non vale.


È quello che devono aver pensato Felipe Massa e Lewis Hamilton dopo il primo giro di corsa. Lewis, dalla pole, scatta benissimo. Raikkonen, 4°, scarta Kovalainen (McLaren) partito malissimo, frena profondo a La Source e non si fa problemi ad allargare nella via di fuga d’asfalto, viscida come tutto il resto del tracciato. Il finlandese si fionda così alla caccia del compagno di squadra, ne prende la scia e, sul rettifilo del Kemmel, lo passa per poi chiuderlo verso l’erba. Una manovra decisa e spietata che continua nel settore centrale, dove volando tra i curvoni pressa Hamilton e, mentre i due salutano la compagnia, tenta di indurlo all’errore. La sbavatura arriva, puntuale, all’inizio della seconda tornata: La Source è troppo viscida, Lewis si gira, Kimi lo deve evitare e, quando i due ripartono, ne prende nuovamente la scia completando facilmente il sorpasso. Massa, poco a suo agio sul bagnato, è troppo lontano per approfittarne.


La corsa per il primo posto, da quel momento, riguarda solo loro due. Kimi e Lewis. Dietro di loro Massa fatica a rimanere in gioco, Kovalainen rimane invischiato nella lotta a centro gruppo, Alonso (4°, su Renault) è troppo lontano e la lotta tra BMW e Toro Rosso per i piazzamenti a punti è piacevole, ma poco di più.


Fino al primo pit-stop, la Ferrari numero 1 e la McLaren numero 22 sono separate da meno di un secondo. Raikkonen, fermandosi un giro dopo, riesce a riemergere davanti al gruppetto formato da Bourdais, Kubica, Kovalainen, Heidfeld ed Hamilton. Sulla carta, visto il carburante simile imbarcato dai due, sembra non esserci più storia. Il vantaggio di 5’’ è troppo ampio perché Hamilton lo recuperi.


Alla tornata 26 i due rientrano ai box in contemporanea. Il muretto Ferrari decide di anticipare la sosta, in modo tale che Kimi non perda tempo districandosi in un gruppo di doppiati che ha già lasciato avvicinare Hamilton troppo. L’inglese, inoltre, montando gomme dure ritrova bilanciamento, come emerso durante le prove libere: non a caso, uscito dai box ricuce fino a 1’’8 il distacco. Massa, effettuando la sosta tre giri più tardi, riesce a spingersi fino a 5'' dai due.


In breve tempo, però, Kimi ricomincia a gestire, estendendo nuovamente il distacco di qualche decimo.


Solo la pioggia, con i nuvoloni neri sempre più minacciosi, può cambiare le carte in tavola.


Eh no. Così non vale.


39° giro su 44 previsti. Fernando Alonso segnala le prime gocce. Le telecamere iniziano a bagnarsi. Mancano meno di cinquanta chilometri, una decina abbondante di minuti.


40° giro. Hamilton, sfruttando il riferimento di Raikkonen che per primo deve affrontare la pista mutevole, pressa nuovamente il finlandese, avvicinandosi fino a 0’’8 secondi. Massa precipita a 7’’, nuovamente incapace di tenere il passo dei primi.


41° giro. La pioggia aumenta. Lewis blocca l’anteriore destra alla Bus-Stop. Raikkonen respira.


42° giro. Diluvia. Hamilton si serve nuovamente del riferimento di Raikkonen, ovviamente cauto nell’affrontare i curvoni del settore centrale. A Blanchimont la McLaren è incollata al retrotreno della F2008. Hamilton sceglie l’esterno per la chicane Bus-Stop. Affonda la stacca ma Kimi, interno, ha vita facile nel rilasciare i freni e chiudere la porta in faccia all’inglese.


Eh no. Così non vale.


Lewis dovrebbe accontentarsi, accettare il diritto di traiettoria del leader della corsa. Invece tira dritto e salta la chicane, allungando nella via di fuga. Rallenta leggermente nel rettifilo e si fa passare proprio mentre inizia il 43° giro, la penultima tornata del Gran Premio. Appena la Rossa lo scavalca, Hamilton incrocia e si butta all’interno di La Source, completando il sorpasso.


L’inglese è molto, troppo furbo nel ridare la posizione.


Intanto la pioggia è sempre più fitta. Kimi prova a stare al passo nel guidato, riconquistando metri a Rivage. Entrambi sono lunghi al curvone di Puhon. Kimi di più. Kimi si sta giocando tutto. A Fagnes i due trovano in traiettoria la Williams di Nakajima, lentissima. Hamilton va lungo, esita. La Ferrari numero 1 si butta in uno spazio minimo tra i due, riconquistando il primo posto. Lewis finisce nell’erba. All’uscita della chicane, però, Kimi si gira ed Hamilton ripassa.


Il finlandese riparte. Non è molto lontano. Manca ancora un giro, può e deve farcela. A Blanchimont dà il tutto per tutto. È lungo però, sull’asfalto viscido. In un secondo perde il controllo ed è contro il muro.


È finita. È finito il suo mondiale. È finita, beffardamente, anche la pioggia, tanto che il 44° giro per i primi è leggermente più agevole, nonostante non abbiano montato gomme intermedie, scelta al contrario comune a molti dietro di loro.


Hamilton transita per primo sotto alla bandiera a scacchi. Massa è secondo, terzo Heidfeld (primo a fermarsi ai box per le intermedie, ndr), quarto Alonso.


Nel dopo gara, i giudici penalizzano Hamilton di 25’’ per la furbata nel duello con Raikkonen. Vince così Massa, che si porta a due lunghezze da Lewis (3°) alla vigilia del Gran Premio d’Italia.


Kimi Raikkonen, il Campione del Mondo in carica per il Cavallino Rampante, è comunque fuori dai giochi, vittima di una pressione enorme. Per molti versi, ingiusta e ingiustificata.


Eh no. Così non vale.



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