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  • Immagine del redattoreLuca Ruocco

2012, Scontro tra Titani - Parte V


Michael Elleray from England, United Kingdom / CC BY

Hamilton è fuori dai giochi, i sogni di gloria iridata definitivamente spazzati via dall’ennesimo problema d’affidabilità. Button ha vissuto una parte centrale di stagione lontana anni luce da qualunque livello di competitività accettabile, perdendo un’infinità di punti rispetto ai primi. La sorpresa Raikkonen, terzo con la Lotus senza aver mai vinto una gara, non sembra dotato di una monoposto capace di consentire un guizzo finale. Webber e Massa sono in crisi nera da tempo, forse da anni. Così la battaglia per il titolo è tutta tra loro due: Vettel e Alonso. Separati da 29 punti a favore del ferrarista, dotato sì di una vettura meno veloce, ma capace incredibilmente di mancare solo in rare occasioni l’appuntamento con il podio. Il mondiale 2012 è ormai uno scontro a due. Una vera e propria sfida tra titani.



GRAN PREMIO DEL GIAPPONE

Sabato 6 ottobre 2012, vigilia del Gran Premio del Giappone. A Singapore Sebastian Vettel ha annusato la preda. Ha capito che è sempre più vicina: la Ferrari non cresce quanto dovrebbe, soprattutto in qualifica. Il tracciato di Suzuka, adorato dal tedesco, può essere il luogo ideale dove sferrare il colpo finale. La pista giapponese dal punto di vista tecnico somiglia molto a Silverstone, ed il gruppo di ingegneri capitanati da Adrian Newey ha introdotto sulla RB8 il ‘doppio DRS’, un trucco aerodinamico utile ad aumentare l’effetto del meccanismo d’apertura in rettilineo dell’ala posteriore. L’obiettivo è chiaro: assicurare a Vettel e Webber - l’utilizzo dell’ala mobile è libero in qualifica - una monoposto velocissima anche sul giro secco, finalmente capace di tornare a far segnare pole position a ripetizione. La Ferrari di Alonso rimane molto consistente sul passo gara, tanto che a Suzuka lo spagnolo viene considerato candidato naturale al podio nonostante parta 6°, proprio dietro a quel cuscinetto di avversari che proteggono le Red Bull da qualunque attacco. La genialità di Newey ha pagato ancora, soprattutto perché costringe Alonso a rischiare il tutto per tutto in partenza. L’asturiano, penalizzato dal lato sporco della pista, non scatta comunque male, venendo però affiancato sulla sinistra da Raikkonen, 7° in griglia. Forse non si rende esattamente conto di quanto il finlandese sia vicino, o forse tenta di intimorirlo, fatto sta che Fernando apre la traiettoria verso l’esterno del tracciato per preparare al meglio la prima curva ed attaccare gli avversari davanti a sé, commettendo l’unico, microscopico e sfortunatissimo errore di una stagione sin lì perfetta. La posteriore sinistra della F2012 sfiora l’ala anteriore della Lotus, che si trasforma in un coltello di carbonio: la foratura che ne consegue manda in testacoda la Rossa. Alonso non riuscirà più a ripartire. In dieci secondi è sfumato gran parte del lavoro frutto di un’estate meravigliosa, perché davanti Vettel è in stato di grazia. Domina senza avversari, diventando il primo pilota a vincere due corse di fila nel 2012 e ribadendo con una classe cristallina il ruolo di miglior interprete di Suzuka della sua generazione. Al via la collisione di Alonso non è l’unica: Rosberg si ritira dopo un contatto con Bruno Senna mentre Webber deve riparare ai box dopo essere stato tamponato da Grosjean, nuovamente responsabile di un contatto in partenza per il quale viene penalizzato con uno Stop and Go.

Massa, abile a guadagnare il quarto posto nel caos della partenza, grazie all’ottima strategia del muretto Ferrari e al passo competitivo della F2012 conclude la corsa al 2° posto, sopravanzando la Sauber di Kobayashi (3° sul podio, storica conquista per un pilota giapponese) e la McLaren di Button. I rispettivi compagni di squadra Perez e Hamilton – le monoposto di Woking, come a Silverstone, soffrono i curvoni veloci – conducono una lunga battaglia in pista, culminata in due attacchi del messicano effettuati al tornantino. Il primo va a segno, mentre il secondo – Hamilton torna davanti nella girandola dei pit-stop – vede Sergio insabbiarsi dopo essere finito lungo in frenata. I due, al di là delle vicende di gara, sono al centro di qualunque discussione nel paddock: Schumacher ha ufficializzato il ritiro al termine della stagione, con la Mercedes che ha confermato il conseguente approdo in squadra di Hamilton, mentre Perez è dato ormai certo come sostituto dell’inglese in McLaren.

CLASSIFICA: ALO 194, VET 190, RAI 157, HAM 152, WEB 134


GRAN PREMIO DELLA COREA DEL SUD

La terza edizione del Gran Premio coreano conferma pregi e difetti del tracciato di Yeongam, penultima creazione in ordine di tempo dell’architetto Hermann Tilke. La netta contrapposizione di tre settori completamente differenti – il primo composto da lunghissimi rettifili, il secondo da curvoni veloci e il terzo da originali e probanti curve lente – regala qualifiche combattute e dagli esiti incerti, visto che ogni monoposto tende ad eccellere in tratti differenti del circuito. Nonostante la prima fila nuovamente appannaggio delle Red Bull di Webber (1°) e Vettel (2°), il distacco di Hamilton (3°) e Alonso (4°) è contenuto in meno di tre decimi. Anche il primo giro è altamente spettacolare, con sorpassi dalla testa al fondo del gruppo grazie agli stretti e lenti tornanti che intervallano i rettifili presenti subito dopo la prima curva. Vettel attacca con decisione il compagno di squadra, che non rende minimamente facile la vita al campione del mondo in carica, obbligandolo ad un’azione che si conclude con successo solo al termine del primo settore. Dietro di loro Alonso è scatenato nel tentativo di riscatto dopo la debacle di Suzuka, il che gli permette di sopravanzare Hamilton per poi arrivare ad insidiare addirittura la seconda posizione di Webber. Il proseguo della gara è nuovamente figlio della conformazione della pista coreana: i piloti, le poche volte in cui riescono ad avvicinarsi tra loro, intraprendono battaglie spettacolari e dall’esito incerto, grazie alle diverse traiettorie ed opportunità di sorpasso che la prima parte del tracciato consente. I rimanenti settori, però, premiano a dismisura l’equilibrio complessivo della vettura, amplificando le differenze di passo delle varie monoposto senza consentire, tra l’altro, di seguire i propri avversari da vicino vista l’ingente perdita di carico aerodinamico. Lo stato di grazia di Vettel e della RB8 si tramuta perciò in una corsa dominata fino alla bandiera a scacchi, con il tedesco seguito da Webber e Alonso. Massa, rinvigorito dal podio giapponese, segue Alonso a brevissima distanza – addirittura il muretto Ferrari deve calmare le velleità di rimonta del brasiliano – mentre Hamilton, vittima di un problema alla barra antirollio posteriore, termina 10° dopo aver condotto delle appassionanti battaglie con le Lotus di Raikkonen e Grosjean e la Force India di Hülkenberg, in netta crescita e sesto al traguardo.

CLASSIFICA: VET 215, ALO 209, RAI 167, HAM 153, WEB 152


GRAN PREMIO D’INDIA

Il controverso Gran Premio d’India, giunto alla seconda edizione, si disputa sul meraviglioso tracciato del Buddh International Circuit. Se l’evento in sé vive immerso in feroci polemiche sin dalla sua ideazione – l’esproprio delle terre agli allevatori indiani non rappresenta di certo il miglior biglietto da visita per gli organizzatori –, e tra problemi doganali e cielo perennemente nascosto da una foltissima coltre di smog le stesse squadre vi arrivano con una certa riluttanza, la pista invece è letteralmente spettacolare. Nonostante la mano di Tilke sia nettissima, il tracciato assomiglia solo parzialmente alle creazioni più recenti dell’architetto austriaco. Ricordando Yeongam, il primo settore vede alternarsi lunghissimi rettifili e tornanti, stavolta però caratterizzati da una trovata geniale: l’impressionante larghezza della carreggiata in entrata, che permette i più creativi e disparati tentativi di attacco in gara. Il resto della pista vede alternarsi velocissime esse, una lunghissima parabolica altamente spettacolare e curve lente e cieche, il tutto esaltato da cambi di pendenza continui e rilevanti lungo tutto il tracciato.

Il miglior interprete del circuito indiano – vi segnerà la pole position in tutte le tre edizioni disputate confermandosi con una vittoria la domenica – è Sebastian Vettel. Scattato benissimo dalla prima casella, il tedesco controlla la gara senza alcun problema, risultando letteralmente imprendibile e spaventandosi solamente quando – senza conseguenze – la parte anteriore del fondo della sua RB8 striscia sull’asfalto durante i giri conclusivi della corsa. Sebastian rafforza grazie alla quarta vittoria consecutiva la leadership nella classifica iridata (assunta in Corea del Sud), guadagnando però meno punti di quanto sperato su Alonso, 2° al traguardo. L’asturiano è quasi commovente per la grinta che dimostra in una rimonta furiosa dalla 5° casella in griglia. Nei primi giri sorpassa le McLaren con feroce astuzia, per poi guidare magistralmente mettendosi alla caccia di Webber e passando l’australiano appena questi manifesta qualche magagna al KERS. Visto lo stato di forma delle Red Bull e soprattutto di Vettel, ad Alonso servirebbe un miracolo per tornare a guadagnare punti sul tedesco. E Abu Dhabi non è di certo il luogo preferito da Fernando e il popolo Rosso.

CLASSIFICA: VET 240, ALO 227, RAI 173, WEB 167, HAM 165


GRAN PREMIO DI ABU DHABI CORSA CHIAVE

Yas Marina, sabato 3 novembre 2012. I sogni di gloria di Fernando Alonso e la Ferrari sono a un passo dal dissolversi nella secca brezza mediorientale. Il pacchetto di aggiornamenti introdotto sulla F2012 non ha funzionato come sperato. L’intenzione era quella di guadagnare qualche decimo soprattutto in qualifica, per evitare di dover attaccare ad ogni corsa le Lotus o le McLaren nei primi giri prima di potersi mettere alla caccia delle Red Bull. Alonso, invece, si ritrova 7° in griglia, con Massa fuori dalla Q3. Davanti all’asturiano non ci sono solamente le McLaren (Hamilton è in pole con un vantaggio di quattro decimi su Webber, grazie ad un assetto impeccabile sulla sua Mp4-27) e le Red Bull (Vettel è 3°). Ci sono anche Raikkonen e soprattutto Maldonado, 4° e forte di una Williams nuovamente competitiva su piste lente e tormentate come accaduto a Singapore. La lotta per il mondiale 2012, e l’umore degli uomini della Scuderia, si riaccende in tarda serata, quando gli addetti stampa FIA presentano in sala stampa un comunicato della direzione gara. Sebastian Vettel, che nel giro di rientro ha parcheggiato la vettura a bordo pista sperando di lasciarvi sufficiente quantità di carburante per le verifiche, è stato squalificato. Esattamente come Hamilton a Barcellona sei mesi prima. I tifosi non credono ai loro occhi quando leggono la notizia: certo, Fernando dovrà comunque compiere una rimonta importante per artigliare punti pesanti, e Vettel partendo dalla pit-lane potrà assettare correttamente la vettura per rendere più agevoli possibile i sorpassi. Eppure un colpo di fortuna del genere può cambiare il mondiale. Il giorno seguente Alonso è indomabile. Porta a termine un primo giro da antologia, sorpassando Button e Webber e andando ben oltre i limiti oggettivi di una vettura che, come da tradizione Ferrari, mal digerisce l’insulso tracciato emiratino. Successivamente ha qualche difficoltà nell’avvicinare Maldonado (3° dietro al leader Hamilton e a Raikkonen), salvo poi riuscire nel sorpasso quando la corsa riparte dopo un periodo di Safety Car causato da un pauroso incidente tra Rosberg e Karthikeyan. Nella stessa tornata – la ventesima – Fernando sale al 2° posto grazie al ritiro di Hamilton, fino a quel punto in totale controllo della corsa e tradito dalla pompa della benzina. Il passo di Ferrari e Lotus si equivale, per cui l’asturiano fatica a recuperare secondi sul finlandese. Al giro 38 una collisione a tre tra Webber (in netta difficoltà), Perez e Grosjean richiede nuovamente l’ingresso della Safety Car. Alonso e Raikkonen sono entrambi su gomme medie. Alla ripartenza lo spagnolo lascia sfogare Kimi, per poi avvicinarsi sempre di più. Ha disperato bisogno di una vittoria, ma ogni volta che guadagna qualche decimo chiede uno sforzo ulteriore ai propri pneumatici. Negli ultimi giri arriva a sfiorare l’ingresso in zona DRS, senza mai riuscire a sferrare un vero attacco. Raikkonen è così l’ottavo vincitore diverso in stagione, capace di conquistare un trofeo che impreziosisce una stagione d’altissimo livello e un rientro in F1 riguardo il quale diversi nutrivano più di un dubbio.

Alonso però sul podio è scuro in volto. Non riesce a sorridere, perché oltre Raikkonen, a pochi metri di distanza, festeggia chi non avrebbe mai immaginato di vedere lì. Sebastian Vettel. Il tedesco è autore di una gara al limite del credibile, molto probabilmente la migliore della sua carriera. Eppure a metà corsa, durante la prima Safety Car, è ancora ultimo. La prima parte della gara di Sebastian è nervosa, inconcludente. Prima sfiora la Williams di Senna, perdendo parte dell’ala anteriore, poi viene preso in contropiede da Ricciardo durante il regime di Safety Car e per evitare l’australiano colpisce il cartellone del DRS, dovendo così anticipare il passaggio a gomme Soft per cambiare l’ala. Alla ripartenza sorpassa Grosjean fuori dai limiti della pista, ed è costretto a cedere nuovamente la posizione al francese. Click. Da quel momento scatta un interruttore dentro Seb. La rimonta diventa furiosa, implacabile. Mentre sorpassa uno dopo l’altro gli avversari guadagna tempo su chiunque, leader compresi. Quando viene richiamato ai box, per evitare di terminare la corsa sulle tele, è 2°. Rientra in pista 4°. È letteralmente inarrestabile. A quattro giri dalla fine è alla calcagna di Button, che sorpassa con una manovra da cineteca. Transita sotto la bandiera a scacchi a meno di 5’’ dal vincitore. Gli avversari sono increduli, mentre il sorriso di Sebastian sul podio è genuino. Non sarà arrivata la quinta vittoria consecutiva, ma la rimonta di Abu Dhabi è un vero e proprio capolavoro.

CLASSIFICA: VET 255, ALO 245, RAI 198, WEB 167, HAM 165


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